Il regolamento della Gelmini contro i diritti dei più piccoli ad avere una vera scuola dell'infanzia
Con il ritorno degli anticipi la scuola dell'infanzia perde la sua identità.
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È ormai prossima l'emanazione della circolare sulle iscrizioni per l'a.s. 2009-2010, la cui scadenza è stata differita al 28 febbraio e sulla quale torneremo con un dettagliato commento articolo per articolo e per ordine e grado di scuola. Nonostante non ci siano ancora le indicazioni operative per le iscrizioni non ci vuole molto ad ipotizzare quello che succederà nella scuola dell'infanzia alla luce di quanto prevede la bozza del regolamento relativo alla revisione dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico - approvato lo scorso 18 dicembre dal Consiglio dei ministri. L'applicazione del piano programmatico comporterà uno stravolgimento dell'attuale scuola dell'infanzia: si cancella un ottimo modello didattico ed organizzativo - ormai consolidato negli ultimi 20 anni e riconosciuto come tra i migliori al mondo; si interviene su tutta la fascia di età 0-6 calpestando i diritti dei più piccoli, la professionalità del personale e le reali esigenze delle famiglie.
Nel disegno di destrutturazione dell'intero sistema di istruzione portato avanti da questo governo e dal suo ministro dell'istruzione, la scuola dell'infanzia non è considerata "vera e prima scuola" ma un luogo senza identità e storia che può essere utilizzato per far fronte alle necessità economiche del momento. Infatti, per non investire su un piano nazionale di servizi per i bambini da zero a tre anni si ripristinano gli anticipi nella scuola dell'infanzia, tornando così ad aggredire quel modello pedagogico, didattico ed organizzativo - consolidato negli ultimi venti anni - riconosciuto tra i migliori al mondo non solo per la qualità dell'offerta, ma anche per gli esiti che le indagini internazionali sugli alunni italiani di 9 anni ci consegnano affermando che i migliori risultati si riscontrano in coloro che hanno frequentato l'attuale modello di scuola dell'infanzia.
Certamente non basta a cambiare il nostro giudizio - né quello dei tantissimi comitati di insegnanti e genitori mobilitati contro le norme varate dal governo - la retromarcia sull'orario di funzionamento della scuola dell'infanzia – che - dopo i tentativi di sostituirlo con le 25 ore- torna ad essere quello delle attuali 40 ore, anche se non si dice che questo è l'orario "normale" (cioè, la sanzione di una regola) ma che è l'orario " tipo" (cioè, un modello al pari tra di altri). Aver ottenuto la riaffermazione delle 40 ore di funzionamento è senza ombra di dubbio il risultato delle continue proteste che si sono levate in tutto il Paese, ma la scuola dell'infanzia dovrà fare i conti con diverse tipologie di anticipi che renderanno impossibili quelle attività che ne caratterizzano la propria storia pedagogica e didattica e che non consentiranno neanche ai bambini di due anni e mezzo di avere garantite attività educative specifiche per la loro età, nonostante le condizioni elencate nello schema di regolamento per il loro inserimento.
Inoltre, per l'istituzione di nuove scuole e sezioni si assicura tramite gli enti locali la distribuzione tra statali e paritarie facendo così venir meno il compito primario dello Stato circa la generalizzazione della scuola statale, prevista fin dalla legge istitutiva dell'allora scuola materna statale (Legge 444/68). In tal modo lo Stato si chiama fuori dai suoi compiti istituzionali verso la scuola dell'infanzia che si afferma far parte del sistema di istruzione, ma che, nei fatti, ne viene espulsa e trasformata in un luogo ibrido (né scuola né asilo nido) dove a pagare il prezzo di tali scelte sono bambini, famiglie ed insegnanti. Siamo ormai convinti che è proprio il termine diritti, su cui si fonda tutta la nostra Costituzione, che non è contemplato nel vocabolario del governo della paura e del suo ministro dell'istruzione che hanno invece un solo obiettivo dichiarato: fare cassa sulla scuola e negare il diritto per tutti, a partire dai più piccoli, ad avere una scuola pubblica e di qualità!
La nostra mobilitazione continua! Saremo nelle scuole e nelle piazze con le nostre proposte e per informare genitori e personale della scuola sulle reali conseguenze che scelte così devastanti produrranno sull'intero sistema di istruzione e sul futuro del Paese.
Roma, 14 gennaio 2009
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