Il caso di Teramo non è isolato: nel sostegno ci sono 41.000 posti in deroga assegnati a supplenti
Il governo non sacrifichi i diritti degli studenti portatori di una disabilità alle logiche di bilancio.
La bambina di 10 anni le cui vicende sono ormai note alla cronaca per la denuncia espressa dalla madre con una lettera pubblica non è un caso isolato. Da oltre dieci anni la sua famiglia combatte per avere un congruo numero di ore di sostegno e l’affiancamento di un docente specializzato, ma la carenza di organico e di docenti specializzati ha impedito l’esercizio di questo fondamentale diritto.
Nel corso degli ultimi anni sono stati decine di migliaia i bambini e le bambine che hanno visto tagliare le ore di sostegno loro assegnate. La Legge 104, legge quadro sulla disabilità, aveva previsto nel lontano 1992 un rapporto di 1 a 2 tra docenti specializzati e alunni disabili, una misura che è stata sistematicamente disattesa, tanto che siamo arrivati ad avere, in questo anno scolastico, 245.723 alunni con una disabilità a fronte di 100.080 posti di sostegno in organico di diritto.
A partire dal 2007 vi è stato un costante tentativo di limitare i posti in deroga: quelle cattedre che possono essere autorizzate fino al 30 giugno, al di là dell’organico di diritto, per soddisfare il reale fabbisogno della scuola di insegnanti specializzati. E benché la suprema Corte abbia dichiarato incostituzionali i provvedimenti che fissavano un tetto massimo alle cattedre in deroga, i tentativi di limitarne l’autorizzazione sono stati sistematici e trasversali al colore politico dei governi che si sono avvicendati.
Molte famiglie, come quella di Teramo, hanno dovuto produrre ricorso per avere ripristinato il diritto a un congruo numero di ore sostegno ed è prevalentemente dalle sentenze e dai ricorsi di tanti genitori che derivano le deroghe che il MIUR autorizza ogni anno.
Nell’a.s. 2018/19 il rapporto tra cattedre stabili e cattedre “ballerine” è arrivato ad un rapporto di 1 su 3: 41.332 deroghe a fronte di 100.080 posti stabili. È facile che in un contesto di questo tipo molti alunni vivano esperienze scolastiche difficili, cambiando insegnante ogni anno e scontando nel proprio vissuto quotidiano il prezzo dei tagli alla spesa sociale.
La scelta dell’attuale esecutivo di aver autorizzato corsi di specializzazione per 40.000 docenti in un triennio è un passo in avanti, ma non una misura risolutiva: già oggi superiamo le 50.000 unità di cattedre vacanti, quindi quei posti non bastano neppure a coprire il fabbisogno attuale, figuriamoci quello dell’intero triennio.
Il numero degli studenti portatori di una disabilità negli ultimi anni è in crescita: sono aumentati nell’ordine di almeno 10.000 unità all’anno nell’ultimo triennio, passando dai 216.452 dell’a.s. 2015/16 ai 245.723 dell’a.s. 2018/19.
Con lo sciopero del 17 maggio rilanciamo la nostra battaglia per garantire organici adeguati al fabbisogno della scuola e degli alunni e facciamo appello a tutto il Parlamento perché vengano assunte misure straordinarie capaci di rispondere a questa emergenza educativa. La nostra proposta di una fase transitoria offre una soluzione efficace e tempestiva, continueremo batterci perché venga accolta.
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