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I nuovi istituti tecnici: i regolamenti diventeranno norma senza un vero confronto con le parti sociali?

Presentata dal ministro Gelmini la nuova ristrutturazione degli istituti tecnici.

13/03/2009
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>> Speciale sciopero 18 marzo 2009 <<

>> I motivi dello sciopero <<

Si continua a parlare dei regolamenti per gli istituti tecnici così com’è avvenuto nella prestigiosa sede del CNEL a Roma, alcuni giorni fa, senza nessun confronto reale con le parti sociali.

Nel corso del convegno abbiamo assistito ad una passerella mediatica durante la quale il ministro Gelmini ha cercato di evidenziare quale potrà essere il ruolo dei nuovi istituti, anche in relazione alla crisi economica che il paese sta attraversando, dando la parola solo a interlocutori che garantissero il consenso all’operazione di maquillage.

I rappresentanti delle parti datoriali e delle associazioni professionali presenti hanno sottolineato il ruolo importante che questi istituti hanno avuto nel corso degli anni passati nel settore produttivo e quale potrà essere la loro funzione per il futuro.
È stato evidenziato come solo una maggiore integrazione tra scuola e mondo del lavoro può riuscire a creare figure professionali spendibili nel mondo del lavoro.

Molte cose sono state dette nel corso del convegno, ma molte sono state dimenticate o omesse:

  • un confronto con le parti sociali su questo tema, dopo un primo incontro avvenuto in fase di elaborazione dello schema di decreto, ad oggi non è ancora avvenuto. Da mesi quest’ amministrazione continua a scegliersi gli interlocutori con cui discutere per poi dichiarare, come ha fatto il ministro Gelmini”.. che dopo incontri e confronti anche con le parti sociali l’iter volge al termine….”.

  • Per utilizzare gli istituti tecnici quali strumenti per poter uscire dalla crisi, c’è bisogno d’investire e non tagliare. Il regolamento di riordino degli istituti tecnici scaturisce dalla legge 133/08, legge che prevede solo tagli da effettuare nella scuola e non investimenti.

  • Nulla si dice degli istituti professionali, anche se sappiamo bene quale sia la connessione tra queste due tipologie d’istituto. Quale sarà la sorte di questi istituti?

  • Si enfatizza il ruolo dei laboratori, ma non si dice che sono previsti tagli pari al 30% per gli Insegnanti Tecnico Pratici. Se 36 ore sono un monte ore non sostenibile per gli studenti, non si può pensare di tagliare proprio sulle ore d’indirizzo, sui laboratori.

  • Riversare sulla quota di flessibilità tutto ciò che non è previsto per gli indirizzi, non vuol dire incentivare l’autonomia della scuola ma creare una scuola che non sta più dentro ad un sistema nazionale.

  • Si parla di professionalità del personale docente, ma come ciò può conciliarsi con l’idea di accorpamento in macro ambiti delle attuali classi di concorso? L’utilizzo di esperti del mondo del lavoro quale apporto o arricchimento pedagogico potrà portare a questi istituti?

  • I consigli d’amministrazione, costituiti in modo paritario tra esperti del mondo del lavoro e docenti, possono essere la vera governance di un sistema educativo che deve formare e non addestrare al lavoro?

Come FLC riteniamo che sia necessario un intervento radicale sull’istruzione tecnica, ma che ci sia bisogno di un reale confronto, principalmente con chi opera in questo settore. Una valutazione delle esperienze positive sviluppatesi negli ultimi anni, una visione globale del sistema d’istruzione superiore ed investimenti (o reinvestimenti di eventuali risparmi) possono permettere di costruire una scuola superiore che formi culturalmente ed offra anche opportunità d’inserimento nel lavoro immediate.

Questi sono interventi che richiedono un confronto reale anche con le parti sociali, confronto concreto che permetta a tutti, con le proprie competenze ed esperienze, di dare un apporto fattivo a questa ristrutturazione di cui la scuola superiore ha bisogno.

La nostra idea sull’istruzione tecnica e professionale deriva dalla necessità di riorganizzare questi segmenti, partendo non dal taglio delle risorse finanziarie ed umane ma, al contrario, da una poltica di rilancio e qualificazione che non può prescindere da investimenti finalizzati.

Anche per questo, per contrastare quelle proposte e per chiedere, difendere e rilanciare una scuola superiore di qualità, abbiamo proclamato lo sciopero del prossimo 18 marzo.

Roma, 12 marzo 2009

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