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I Decreti Moratti senza programmazione e senza soldi

In un durissimo comunicato, l'Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) informa che non parteciperà più alle Conferenze Stato-Regioni-Città (Conferenza Unificata) per l'espressione dei previsti pareri sui provvedimenti attuativi della l. 53/2003 (cosiddetta legge Moratti).

20/07/2004
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In un durissimo comunicato, l'Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) informa che non parteciperà più alle Conferenze Stato-Regioni-Città (Conferenza Unificata) per l'espressione dei previsti pareri sui provvedimenti attuativi della l. 53/2003 (cosiddetta legge Moratti).

La decisione è stata presa a seguito dellamancata approvazione del piano programmatico finanziario che sarebbe dovuta avvenire immediatamente dopo l’approvazione della Legge 53/2003 (entro 90 giorni dal 17 aprile 2003, data di entrata in vigore della legge di riforma) e previo raggiungimento di specifica intesa in Conferenza Unificata.

"Tutto avviene alla rovescia - afferma il comunicato Anci -. Si velocizza l’adozione dei decreti, che vengono approvati anche con il parere contrario delle autonomie, vedi l’Invalsi, dando fondo alle poche risorse disponibili e non si affronta la problematica generale della insufficienza dei fondi, per l’applicazione della riforma".

I due decreti sul "diritto dovere" e sulla "altrernanza scuola lavoro" che dovevano essere discussi nei prossimi giorni non avranno, quindi, il parere dei Comuni.

Di fronte ad una così decisa presa di posizione, cosa faranno le Regioni e le Province?

il Miursospenderà l'esame dei decreti per portare alla discussione il piano finanziario o andrà avanti per la sua strada, con la solita arroganza?

Segue testo comunicato

Roma, 20 luglio 2004

Testo comunicato

I Decreti Moratti senza programmazione e senza soldi

I comuni ritengono assolutamente inaccettabile che dopo 15 mesi dalla approvazione della riforma Moratti, ancora si continui a discutere di modifiche legislative che toccano le condizioni di accesso all’istruzione di milioni di bambini e ragazzi, senza che si sia posto mano alla verifica del piano finanziario di individuazione e di assegnazione delle risorse, alle diverse tipologie di scuola.

Il piano finanziario doveva essere presentato, previo raggiungimento della intesa in Conferenza Unificata, immediatamente dopo l’approvazione della legge 53/2003 e precisamente entro 90 giorni dal 17 aprile 2003, data di entrata in vigore della riforma.

La legge aveva scelto correttamente di cominciare da lì perché solo il piano finanziario consente di programmare in via generale i contenuti delle attività e la finalizzazione delle risorse, che poi potranno trovare attuazione nei conseguenti decreti.

Tutto avviene alla rovescia.

Si velocizza l’adozione dei decreti, che vengono approvati anche con il parere contrario delle autonomie, vedi l’Invalsi, dando fondo alle poche risorse disponibili e non si affronta la problematica generale della insufficienza dei fondi, per l’applicazione della riforma della scuola.

L’estensione del diritto dovere, che ovviamente ci trova d’accordo in via di principio e non da ora, trattiene a scuola 125.000 nuovi ragazzi l’anno, secondo i calcoli del MIUR e il decreto relativo prevede un finanziamento pari a 47 euro a ragazzo all’anno.

Insegnanti, aule, banchi, riscaldamento, luce, trasporto, libri etc, etc, tutto dentro i 47 euro? No nulla è previsto per dette voci, quello stabilito dal finanziamento è solo l’ammontare del mancato introito delle tasse scolastiche per l’iscrizione.

Come saranno affrontati i nuovi problemi del diritto allo studio? Con quali risorse saranno costruite nuove aule? Chi dovrà predisporre i nuovi trasporti scolastici, le nuove mense? I disabili come potranno avere quello che precise leggi di settore loro riservano? Nel decreto non si dice una parola nè c’è un euro.

Questo significa una sola ed eterna cosa, comuni e province dovranno ridividere le risorse anziché tra 530.000 ragazzi, tra 655.000 ragazzi, sempre dati del MIUR, con una riduzione per ciascuno degli interventi si qui erogati, superiore al 20%.

Per questi motivi l’Anci non intende più partecipare alle riunioni in Conferenza Unificata sulla materia dell’istruzione fino a che non si daranno risposte precise sulla competenza e sulle risorse per l’estensione dell’obbligo scolastico, individuando il finanziamento complessivo ed il piano generale previsto dalla riforma.

Roma 20 luglio 2004

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