Esami di stato: il lavoro invisibile ma indispensabile dei "fannulloni"
Altro che fannulloni! Senza l'impegno e la disponibilità dei lavoratori della scuola la prova nazionale INVALSI sarebbe fallita il 17 giugno, il 18 e anche nei giorni successivi. Una testimonianza da dentro la segreteria di una scuola.
Alcuni giorni fa, esattamente il 17 giugno, in occasione degli esami di stato della terza media (per la esattezza scuola secondaria inferiore) si è verificato un incidente di connessione informatica che ha rischiato di bloccare non solo la correzione delle prove nazionali INVALSI, ma addirittura la loro validità (questo si potrà capire meglio leggendo il seguito).
Ma questo non è stato il solo incidente di quello giornata o, meglio, di quei giorni, perché ce ne sono stati altri: la mancata immediata segnalazione degli alunni assenti ( decisiva per le prove suppletive da svolgersi il 27 giugno), l’indisponibilità della connessione a questo scopo anche per tutto il giorno successivo 18 giugno, la stessa indisponibilità della connessione negli stessi giorni ai fini della trasmissione dei dati campionari e infine, dulcis in fundo, lo stravolgimento dei dati di alcune risposte.
A tutte queste magagne si è ovviato grazie alla buona volontà dei lavoratori della scuola: docenti e personale di segreteria nonché gli ausiliari addetti all’apertura e alle pulizia delle scuole.Non solo essi si sono fermati oltre il tempo dovuto per recuperare attraverso una sorta di catena di Sant’Antonio le griglie e poi procedere alle correzioni, ma, soprattutto per quel che riguarda il personale di segreteria, si sono adoperati a cercare soluzioni ai guai, a segnalare gli errori, financo a testare l’effettiva operatività dei programmi informatici messi in linea da Ministero e INVALSI.
Ecco in proposito una testimonianza che ci giunge dall'interno della Segreteria di una Scuola Media:
“1 - I plichi consegnati alle scuole il 7 giugno contenevano, in due buste distinte, i due fascicoli per alunno, suddivisi per plesso scolastico e classe di appartenenza (sulla base dei dati comunicati dalle segreterie scolastiche nell’apposito sito) e non contenevano invece le griglie di correzione dei due fascicoli stessi (italiano e matematica) che avrebbero dovuto essere pubblicati in apposita sezione del sito dell’INVALSI a partire dalle ore 12 del giorno 17 giugno (data di effettuazione della prova): come facilmente era prevedibile il giorno 17 le scuole non sono riuscite a scaricare le suddette griglie perché il server dell’INVALSI non ha retto il flusso dei collegamenti ed ha bloccato i tempi della correzione, che è stata possibile solo nel tardo pomeriggio quando le poche scuole fortunate che erano riuscite nell’intento -in una sorta di catena di S.Antonio, e su sollecitazione delle scuole sfortunate- hanno iniziato a trasmettere per fax o per mail le griglie in questione. Vorrei far notare che il rispetto della data di correzione della prova era essenziale ai fini della prosecuzione dell’esame in quanto il giorno successivo -in quasi tutte le realtà- dovevano iniziare i colloqui orali durante i quali “è buona prassi” (come dice nelle istruzioni il MIUR) mostrare ai candidati gli esiti di tutte le prove scritte. Per ovviare al grosso problema che si è verificato (e che tutti prevedevamo che si verificasse, dato il numero delle scuole coinvolte) Ministero e INVALSI avrebbero potuto scegliere altre modalità di comunicazione, più snelle e sicure (come l’invio diretto per e-mail ad ogni segreteria, o l’invio per fax, o anche tramite consegna in busta sigillata ai presidenti di commissione, dal momento che sono i garanti della correttezza dello svolgimento dell’esame). Invece si è preferito scegliere la soluzione del sito internet, senza prima provvedere a verificare se il loro impianto tecnologico poteva sostenere gli accessi di tutte le scuole, e soprattutto senza prevedere una modalità alternativa in caso di defaillance del sistema. La modalità alternativa l’hanno infatti trovata le scuole che, per la consueta passione che mettono nell’espletamento del loro lavoro, si sono mosse autonomamente ed hanno comunque potuto concludere la correzione nella tarda serata del 17, come previsto dal calendario d’esame.
2 – gli eventuali assenti alla prova avrebbero dovuto essere comunicati on line la mattina del 17 giugno per consentire all’ INVALSI di trasmettere i plichi per la prova suppletiva del 27 giugno:naturalmente anche in questo caso ci sono state serie difficoltà (il 17 non è stato possibile per i motivi sopra descritti, il 18 non era ancora predisposto il software apposito).
3- le classi campione . La mia scuola era stata inoltre individuata per l’inserimento on line dei risultati di una classe – campione: ho curato personalmente l’inserimento dei dati nel software apposito del sito dell’INVALSI, che il 17 non è stato possibile effettuare per i motivi sopra descritti, mentre il 18 non era ancora predisposto; inoltre sono risultate sbagliate li istruzioni per la connessione ed il riconoscimento della scuola e c’è stato bisogno che gli U.S.R contattassero le segreterie coinvolte per impartire le istruzioni corrette.
Ma la cosa che mi ha letteralmente sconcertato è che i dati che la scuola inseriva per ogni alunno di ciascuna classe campione venivano parzialmente (ben 3 quesiti del fascicolo 2) modificati dal sistema: la risposta che veniva inserita in input veniva cioè modificata dopo la registrazione , falsando evidentemente i dati di tutta la rilevazione. Ed è stato per la scrupolosità degli operatori che hanno inserito i dati che ci si è accorti della magagna, in quanto evidentemente chi ha predisposto il software non ha neanche pensato a testarne il buon funzionamento.”
E’ una cronaca dei fatti che parla da sola.
Parla del lavoro quotidiano, indispensabile ma invisibile ai più, di quanti dagli scranni ministeriali sono genericamente bollati, spesso e tanto più in questi giorni, come “fannulloni”.
Parla soprattutto della mancata cura con cui “chi sta in alto” dispone del lavoro del personale delle scuole, mancata cura che non mette nel conto del già pur visibile appesantimento del lavoro delle segreterie anche gli imprevisti che inevitabilmente ci sono. Una cura che invece è del tutto spontaneamente esercitata da chi il lavoro lo fa, contrariamente ad una immagine da “perenne sciopero bianco” che si tende a dare degli uffici pubblici, compresi quelli delle scuola.
E parla anche della cooperazione: sì perché la cooperazione educativa non si ferma alla collaborazione tra i docenti, ma richiede, tanto più oggi, la collaborazione del personale amministrativo, ausiliario e tecnico, dei dirigenti scolastici e di quanti operano nella scuola, INVALSI, Ministro della Pubblica Istruzione e ministri tutti compresi. A patto che questi ultimi vogliano cooperare e considerare i lavoratori della scuola dei collaboratori, non dei “fannulloni” da tenere al lavoro sotto la frusta dell’incitamento di un’opinione pubblica contraria, né un capro espiatorio per misure rodomontesche volte solo ad acquisire facili consensi presso un’opinione pubblica preventivamente agitata ad arte.
Roma, 30 giugno 2008
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