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Esami di Stato: chi è stato?

Anche quest’anno i temi di esame non hanno mancato di suscitare perplessità. Ad esse si sono aggiunti i veleni dei precedenti inquilini di viale Trastevere. Ma le cose non sono così semplici. Intanto studenti e studentesse orientano le loro scelte sul saggio breve e sull’attualità.

22/06/2006
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Chi è stato a inventarsi le prove di italiano agli esami di Stato di quest’anno?
I neoarrivati del centrosinistra, come sembrano credere i giornali di destra che attribuiscono le perplessità suscitate dai “temi” niente di meno che a spirito di regime (Il Giornale) o a spreconeria (secondo Libero la dovizia di testi allegati e di precisazioni sulle tracce avrebbe comportato una spesa colossale in carta e fotocopie per le singole scuole)? Oppure le prove non sono altro che l’acqua dei pozzi che la Moratti si è affrettata ad avvelenare con nomine discutibili prima di abbandonare il ministero?
Nell’un caso o nell’altro è evidente che siamo ancora una volta di fronte ad un notevole sconcerto.

Prima di tutto dei ragazzi: non è un caso che l’88%, secondo una statistica on line realizzata dal sito Studenti.it abbia disertato Ungaretti. “Ancora Lui?!” devono aver pensato tutti, candidati e non, e viene il sospetto che la dovizia di indicazioni che invitavano a rileggere più volte i versi e che sottolineavano striduli batticuori, acque torbide, nonché la “pioggia pigra di dardi”, sia servita più a scoraggiare i pochi volenterosi che ad incentivarli..
Il 12% avrebbe scelto Ungaretti. E’ comunque sempre di più del 4% che ha scelto il tema su Onu, Nato e Unione Europea: “I tre pilastri della politica estera italiana” si è affrettato a sottolineare in un’intervista l’ex-ministro Frattini. Chissà però se agli studenti è apparsa chiara la differenza tra un’organizzazione inclusiva come l’Onu ed una esclusiva come la Nato o se qualcuno si sarà chiesto che c’entra col patto del Nord Atlantico un paese come l’Afghanistan che pur stando nel cuore dell’Asia, senza sbocchi sull’oceano, è occupato da truppe Nato?
Il 10% avrebbe scelto il tema sull’artigianato, con una crescita di preferenze negli IPSIA che l’artigianato ce l’hanno nella denominazione della scuola. Politica estera e artigianato per la verità sembrano argomenti più consoni all’”ancien regime” berlusconiano tutto pencolante tra art.18 e campagne militari.

E Mazzini, mancato l’anno scorso il bi-centenario della nascita, che cosa è stato? Un atto riparatorio? Una verifica sulla lettura dei libricini a fumetti (pessimo il disegno!) che Storace aveva distribuito nel Lazio alla vigilia delle elezioni regionali, in cui il patriota repubblicano veniva descritto solo come un acceso anticomunista? Oppure una seria disamina su un pensatore importante padre della democrazia repubblicana italiana dentro il movimento democratico e sociale dell’Europa dell’ottocento? Secondo l’ex-sottosegretario Aprea una scelta comunque sicuramente azzeccata e gradita agli studenti. Ma, ahilei, sta di fatto che anche a lui non è andata troppo bene: solo il 3% avrebbe scelto il tema sul patriota genovese, che pure era nell’ambito più gettonato: quello del saggio breve o dell’articolo di giornale, che è stato prescelto dal 70% degli studenti e delle studentesse.

Il fatto è che in questo ambito la parte del leone l’hanno fatta il tema ad argomento scientifico (scienza e senso della vita 28%), quello ad argomento artistico letterario (il distacco, illustrato con una dovizia di testi a cui mancava solo il noto adagio “partire è un po’ morire”, 21%) e quello ad argomento socio economico (la città e le periferie, 18%).
Insomma anche in questo caso non sono mancati spunti di attualità un po’ tra “banlieues” in fiamme e dibattiti su staminali e Ogm e anche un po’ di travagli adolescenziali tra Maria De Filippi e Catullo.
Insomma, studenti e studentesse sembrano prediligere l’attualità. Ma anche questa va ripensata nel modo in cui viene loro proposta. Non parliamo poi del resto.
Un bel lavoro per un nuovo ministero che si propone di innovare o anche solo di correggere. Forse, anche in tema di esami di Stato, non si tratta solo di rivedere le Commissioni.

Roma, 22 giugno 2006

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