Elaborazione del Piano Triennale dell'Offerta Formativa: arriva la nota del MIUR
E’ un percorso lungo e complicato, in tempi affrettati. Ancora una volta le scuole costrette a lavorare al buio senza la certezza di poter attuare realmente le attività. E non si parla mai di docenti, di ATA, di organi collegiali e della contrattazione.
Con la nota 2805 dell’11 dicembre 2015 il MIUR fornisce indicazioni ed orientamenti alle scuole per l’elaborazione del Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF), così come previsto dalla legge 107.
Il termine imposto per completare tutte le fasi del Piano, dalla stesura alla sua definitiva approvazione, è confermato al 15 gennaio 2016, anche per dare seguito alla predisposizione di un’adeguata tempistica per le nuove iscrizioni degli alunni nell’a.s. 2016/17.
La nota fissa nove ambiti di approfondimento sui quali le Istituzioni scolastiche sono chiamate a porre attenzione, senza che questo limiti la loro autonomia o ne “ingabbi” la progettualità.
In sintesi:
- L’identità delle istituzioni Scolastiche autonome
- La coerenza con l’autovalutazione (priorità, traguardi, obiettivi di processo)
- Il riferimento a pareri e proposte degli stakeholders
- La flessibilità didattica e organizzativa
- La centralità dello studente e il curricolo di scuola
- L’organico dell’autonomia (posti comuni, sostegno, potenziamento)
- Le attrezzature e infrastrutture materiali
- Reti di scuole e collaborazioni esterne
- Il piano di formazione del personale.
Il piano triennale, che vedrà la partecipazione di tutte le componenti scolastiche, sarà predisposto in un’ottica di valorizzazione del patrimonio identitario della scuola, ma nella prospettiva “dinamica” del processo di cambiamento in atto, attento alle esigenze del contesto sociale ed economico del territorio e all’evoluzione del mercato del lavoro.
Il PTOF dovrà fondarsi su azioni e forme organizzative programmate che, partendo dalla riflessione condivisa di quanto è emerso nel rapporto di autovalutazione, si concretizzino in obiettivi di miglioramento e traguardi positivi di lungo periodo.
La nota MIUR indica la possibilità che le scuole operino scelte di offerta formativa non limitate al curricolo obbligatorio, ma anche su insegnamenti/aree di carattere opzionale, con eventuali forme di flessibilità oraria e apertura pomeridiana degli edifici. Tutto questo impiegando le risorse dell’organico dell’autonomia e senza una rigida separazione tra posti comuni e posti di potenziamento.
Il nostro commento
Anche dopo queste linee di orientamento del MIUR non cambia il nostro giudizio politico sulla legge 107: una riforma sbagliata e incongruente, liquidata troppo frettolosamente nella pressoché totale opposizione del mondo scolastico.
Infatti questa nota, nelle sue otto pagine di indicazioni, suggerisce di avviare un processo che in concreto è “vuoto operativo”, lontano anni luce dalla realtà quotidiana, dai tempi e dalle risorse delle scuole vere del Paese. E’ il trionfo dell’ovvio senza rispondere alle loro domande come ad esempio se docenti assegnati quest’anno sull’organico potenziato rimarranno invariati nel numero e nella composizione (classe di concorso, profilo, ruolo).
Costruire un modello di PTOF triennale che tenga conto dei tanti aspetti prevalentemente nuovi, senza la prospettiva di conferma circa le professionalità impiegabili, è l’assurdità cui sono sottoposte le Istituzioni Scolastiche, alcune anche travolte dal dimensionamento, alle quali poi verrà addebitata la conta dei fallimenti, secondo il tanto “innovativo” sistema premiale.
Può un dirigente scolastico, prima del suo atto di indirizzo, rendere compatibili i tempi di riflessione, di analisi del fabbisogno, di condivisione, di interlocuzione con gli stakeholders, di conoscenza degli esiti dei bandi dell’amministrazione, un mese prima della scadenza e in prossimità delle lunghe vacanze natalizie?
Possono gli organismi collegiali competenti ad esprimersi pianificare, discutere di contenuti e trovare strategie organizzative con questi presupposti?
Come si possono conciliare le aree di fabbisogno prioritarie al processo di miglioramento indicate dalle singole scuole, con le necessità di utilizzare le dotazioni organiche già disponibili? Quale garanzia possono avere le attività vista l’insistenza nella stessa nota di utilizzare il potenziamento per le supplenze brevi?
Quale sarà il livello negoziale che vigilerà sui diritti dei lavoratori in questa fase che prelude a possibili violazioni delle garanzie contrattuali?
La FLC CGIL vede in tutto questo l’ennesima riproposizione di una storica dicotomia che nessun governo evidentemente riesce a superare: si impongono alla scuola i tempi della politica che richiede l’immediato realizzo del risultato da sbandierare nella propaganda che verrà; quando, invece, la scuola ha i suoi ritmi, che sono i ritmi lenti e sicuri della relazione didattica e della progettualità pensata per chi cresce e per null’altro. E niente può svilire le funzioni di coordinamento del Dirigente scolastico, la centralità della funzione docente, degli organismi collegiali e sindacali e il ruolo cooperativo del personale ausiliario, tecnico e amministrativo, nei riguardi dei quali parlare di “professionalità” e non sempre di “dotazioni” sarebbe un modo per riconoscerne il valore. E non si tratta di una questione di stile ma di sostanza politica e organizzativa.
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