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Documento dei parlamentari dell'Unione sulla scuola

Documento dei parlamentari dell’Unione sulla scuola

27/06/2005
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Pubblichiamo il documento dei parlamentari dell'Unione, componenti della Commissione Cultura della Camera dei Deputati sulle scelte di politica scolastica operate del governo con una esclusiva logica di risparmio, senza alcuna condivisione con il mondo della scuola e contro la valorizzazione della scuola pubblica.

Il documento indica anche i punti programmatici che i parlamentari dell’Unione intendono sottoporre ad un ampio dibattito nel paese.

Roma, 27 giugno 2005

Siamo deputate e deputati dei partiti dell'Unione nella Commissione Cultura della Camera. In questi anni di governo del centrodestra siamo stati parte di una decisa opposizione sociale alla riforma Moratti. Forti di questa esperienza, del confronto e dell'interlocuzione che abbiamo costruito col mondo della scuola, abbiamo maturato una serie di valutazioni che oggi desideriamo mettere a disposizione dell'Unione.

Innanzitutto una premessa che non è solo di metodo: siamo convinti che proposte e programmi per un futuro governo dell'Unione debbano essere costruiti attraverso il confronto e la condivisione con le forze sociali, con i protagonisti della vita della scuola, con i movimenti che in questi anni hanno dato vita a una forte e visibile mobilitazione dal basso contro il progetto di destrutturazione della scuola pubblica, valorizzando il loro patrimonio di riflessione, di sapere e di operatività.

Siamo convinti che la scuola, l'Università, la ricerca rappresentino per una classe dirigente che voglia realmente promuovere sviluppo e crescita del Paese, un terreno essenziale su cui investire. Un paese può crescere solo se cresce il livello culturale della maggioranza dei suoi cittadini, se ci sono adeguati investimenti in istruzione, formazione, ricerca, innovazione: perciò il sapere, la conoscenza costituiscono una frontiera strategica per la democrazia.

Il centrodestra in questi anni ha lavorato su questo terreno con l'esclusiva logica di risparmio, ha trasformato le politiche della scuola in politiche di settore, ha messo in discussione il valore sociale della scuola pubblica, ha voluto mortificare pesantemente la funzione degli insegnanti, e ha messo in discussione la qualità del sistema. E' necessario allora un segnale forte e chiaro della volontà di cambiare strada, di segnare una linea di demarcazione rispetto alle politiche del centrodestra sull'istruzione.

Noi riteniamo che la legge 53 vada cancellata.

Ma non per tornare indietro. La legge Moratti dovrà essere sostituita da una serie di provvedimenti legislativi che garantiscano in primo luogo il carattere unitario e nazionale del sistema, che rilancino la sua strategica funzione sociale e culturale, che recuperino i principi costituzionali violati (obbligo scolastico), che rafforzino l'autonomia scolastica quale principio costituzionale valorizzando la capacità di autogoverno, che recuperino e consolidino le esperienze innovative che la scuola ha prodotto e sperimentato sotto il profilo pedagogico, didattico ed educativo (tempo pieno e prolungato ad esempio).

I punti essenziali di una proposta programmatica da sottoporre ad un ampio dibattito riteniamo che siano:

- l'innalzamento dell'obbligo da espletarsi nel sistema dell'istruzione, a 16 anni entro i primi 100 giorni di legislatura con la prospettiva di estenderlo a 18 anni, avendo come obiettivo prioritario di combattere la dispersione scolastica, estendere e approfondire la conoscenza di base come richiedono l'Europa e le sfide legate allo sviluppo complessivo del nostro paese.

Questa esigenza fondamentale del sistema va articolata attraverso l'istituzione di un biennio unitario per la scuola secondaria superiore, che escluda ogni forma di canalizzazione precoce e di alternanza scuola-lavoro. Tutti gli studi europei confermano che c'è bisogno di più scuola, di più formazione di base per orientarsi e qualificarsi rispetto alle scelte professionali e di vita.

Occorre valorizzare gli istituti tecnici professionali: un percorso di qualità e di forte orientamento con pari dignità rispetto a tutti gli altri percorsi;

- un sistema qualificato di formazione professionale regionale in grado di fornire occupazione, di intercettare bisogni di formazione e di collegarli alle vocazioni dei territori;

- un forte investimento di risorse pubbliche. La politica dei tagli di questi anni ha dequalificato il sistema E' necessario destinare una quota progressiva di investimento rispetto al Pil a favore della scuola pubblica, comunque non inferiore al 6 per cento, avvicinando il nostro paese agli standard di spesa europei;

- la lotta alla precarietà, attraverso un piano programmatico di immissioni in ruolo che copra i posti vacanti e disponibili, con attenzione al ruolo fondamentale degli insegnanti di sostegno;

- la valorizzazione del ruolo e della professionalità degli insegnanti;

- il rilancio delle politiche di diritto allo studio che garantiscano l'accesso per tutti, e per tutto l'arco di vita, ad ogni ordine e grado della scuola pubblica, valorizzando le competenze di Stato e regioni.

Infine, da questi anni di lavoro possiamo affermare con certezza che la scuola pubblica italiana ha bisogno di attenzione vera e di essere ascoltata. C'è bisogno allora di un progetto che parta dalla dignità grande di questo mondo, dalla sua voglia di autonomia e responsabilità, dai suoi valori forti dichiarati e praticati. La scuola come luogo in cui si formano cittadini sapienti e consapevoli dove si costruiscono le fondamenta di un'etica pubblica laica e condivisa, rispettosa delle scelte, delle fedi, delle convinzioni di ognuna e ognuno. Un progetto dunque che dovrà mettere in moto grande impegno, grande ambizione, grande passione e un grande dibattito culturale, se è vero, e noi riteniamo che sia così, che il futuro del Paese, di ogni paese, si gioca a scuola.

Titti De Simone (PRC)

Alba Sasso (DS)

Mauro Bulgarelli (Verdi)

Andrea Colasio (Margherita)

Severino Galante (Pdci)

Giovanna Grignaffini (DS)

Antonio Rusconi (Margherita)

Roberto Villetti (Sdi)

Roma, 21 giugno 2005

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