Fare lezione (non) è una passeggiata ai tempi del Coronavirus
Storia di resistenza nell’emergenza: l’intervento di Giusy Rosato, insegnante al liceo Manin di Cremona a Cremona Oggi.
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La storia insegna, lo insegnano le storie, che anche dai momenti più bui può nascere qualcosa di buono. Che le emergenze creano necessità. E le necessità portano a nuove, inaspettate, a volte positive esperienze. E buone pratiche.
Succede, ad esempio, che in questi giorni di emergenza, in cui tutto è stato messo in discussione, gli insegnanti sperimentino nuove forme di interazione con i propri alunni, che la lezione frontale diventi video lezione, che il libro diventi slide, i banchi computer o smartphone. Succede che il muro dell’isolamento forzato, il recinto creato intorno alla nostra quotidianità, crolli in un click.
E come nel Decamerone, dalle menti dei ragazzi fuggiti dalla peste nera, vengano fuori cento incredibili novelle.
Vogliamo per questo proporvi l’intervento di Giusy Rosato, insegnante al liceo Manin di Cremona, apparso nei giorni scorsi su Cremona Oggi, una delle tante docenti che sta resistendo e contagiando i suoi alunni di entusiasmo e voglia di continuare a fare bene.
Una testimonianza che è una grande lezione. Anzi, due.
Dimostra che nessuna barriera può mettere in pausa la cultura. Perché essa trova sempre il modo per diffondersi e alimentarsi. E che la tecnologia, tutto sommato, non è il male peggiore.
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“Non sarebbe fuori luogo definire la lezione ideale una sorta di colloquio, di conversazione tra persone spiritualmente prossime. La lezione non è un tragitto su un tram che ti trascina avanti inesorabilmente su binari fissi e ti porta alla meta per la via più breve, ma è una passeggiata a piedi, una gita, sia pure con un punto finale ben preciso, o meglio, su un cammino che ha una direzione generale ben precisa, senza avere l’unica esigenza dichiarata di arrivare fin lì, e di farlo per una strada precisa. Per chi passeggia è importante camminare e non solo arrivare; chi passeggia procede tranquillo senza affrettare il passo. Se gli interessa una pietra, un albero o una farfalla, si ferma per guardarli più da vicino, con più attenzione. A volte si guarda indietro ammirando il paesaggio oppure (capita anche questo!) ritorna sui suoi passi, ricordando di non aver osservato per bene qualcosa di istruttivo.”
In questi giorni di “isolamento forzato” sono andata a ricercare questa pagina di Pavel Aleksandrovič Florenskij, che tanto può dirci, tanto più darci: parole su cui riflettere, meditare, ponderare scelte e orientare azioni.
La fatica di tante giornate ordinarie si coniuga, in questi giorni così particolari e delicati, in cui stiamo sperimentando il limite, la fragilità, la finitezza dell’uomo, con la spasmodica voglia di fare qualcosa di straordinario, sì proprio nel senso etimologico del termine: extra-ordinem.
E allora pensi, ti confronti con gli altri, la tua Dirigente Scolastica, i colleghi, la famiglia, gli amici: come trasformare i limiti di un “muro” nella potenzialità di un “ponte”?
La tua casa diventa improvvisamente come il tempio di Giano-bifronte: porte chiuse da una parte, con uscite limitate, restrizioni di varia natura per circoscrivere i possibili contagi, ma porte che si spalancano dall’altra: possibilità di interazioni con i colleghi e la Dirigenza tramite collegamenti in web conference, apertura di molteplici canali di comunicazione digitale con le tue classi, creando corsi a distanza ad hoc per ciascuna di esse, realizzando audio e videolezioni con i tuoi alunni. Sì, proprio gli stessi che avresti incontrato nelle stesse ore tra le mura dell’aula scolastica. E li “accompagni nella passeggiata” tra le pennellate impressionistiche dei versi pascoliani di Myricae, cercando di farne gustare la bellezza malinconica pur in ‘quest’atomo opaco del Male’.
Al termine della videolezione, quando il clima di precarietà ed incertezza ancora non ti abbandona, perché non sai con quale formula di saluto congedarti dagli alunni con cui hai lavorato fino a quel momento (con un appuntamento direttamente in classe lunedì prossimo? con un nuovo link per un successivo Meet Hangout?… chissà…), tutti i punti interrogativi svaniscono di fronte alla grande gioia che provi nel pronunciare all’unisono un GRAZIE reciproco per quanto sperimentato e vissuto. Le distanze si annullano, gli ostacoli si travalicano, la Bellezza si costruisce.
Non abbiamo percorso il tragitto sul tram, facendoci trascinare avanti inesorabilmente su binari fissi, ma abbiamo passeggiato e, interessati ad una pietra, ad un albero o una farfalla, ci siamo fermati per guardarli più da vicino, con più attenzione in quel “campo mezzo grigio e mezzo nero tra il vapor leggero”.
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