L’insostenibile condizione dei dirigenti scolastici nell’ordine del giorno della struttura nazionale di comparto
Dall’analisi dei dirigenti scolastici emerge evidente il fallimento della legge 107 insieme alla necessità di rivederla profondamente.
Il 21 settembre scorso si è tenuta la riunione della struttura nazionale di comparto dei dirigenti scolastici della FLC CGIL.
L’analisi della condizione della dirigenza scolastica e la discussione fra chi conosce la vera situazione delle scuole hanno messo in evidenza il peggioramento continuo delle condizioni di lavoro e le difficoltà non più affrontabili senza un profondo cambiamento delle politiche attuate dal Governo e dal MIUR.
I dati oggettivi sugli organici dei dirigenti scolastici dimostrano che senza nuove assunzioni il prossimo anno la metà delle scuole italiane avrà un dirigente impegnato in due scuole. Quest’anno i dirigenti scolastici in servizio sono 7.179 per 8.406 scuole autonome e le reggenze sono 1.400; con i pensionamenti del prossimo anno e senza la conclusione del concorso non ancora bandito si arriverà a 2.000 reggenze. Una situazione assolutamente non compatibile con l’efficienza dei processi gestionali necessari al buon funzionamento.
È stata ormai smentita la propaganda del MIUR sulle retribuzione dei dirigenti scolastici: i CIR dal 2012/13 al 2014/15, sottoposti alla contrattazione integrativa regionale stanno dimostrando che l’applicazione del Decreto Tremonti (2010) e l’inadeguatezza e la temporaneità di parte dei finanziamenti della legge 107/2015 non hanno mantenuto la retribuzione media professionale dei dirigenti scolastici ai livelli del 2010 (quando l’organico era di oltre 10.000 dirigenti).
Stanno per essere emanate le Linee Guida per la valutazione e i Direttori Generali Regionali stanno assegnando ai dirigenti scolastici gli obiettivi regionali. Gli strumenti in esse previsti e i primi provvedimenti assunti per l’avvio dei procedimenti valutativi (incarichi e obiettivi ai dirigenti) presentano notevoli criticità e debbono essere rivisti perché sono del tutto privi di coerenza con la Direttiva recentemente registrata dalla Corte dei Conti (Direttiva n. 36 del 18 agosto 2016) e sono inspirati dalla volontà di instaurare rapporti gerarchici e di interferire sull’autonomia professionale dei dirigenti scolastici.
Di seguito l’ordine del giorno della riunione.
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Ordine del giorno della Struttura Nazionale di Comparto dei Dirigenti Scolastici FLC CGIL
21 settembre 2016
La Struttura Nazionale di Comparto dei Dirigenti Scolastici della FLC CGIL, riunita a Roma il 21 settembre 2016 per valutare la condizione della dirigenza scolastica ritiene che il lavoro dei dirigenti scolastici sia sempre più gravato di onerosi adempimenti organizzativi e di responsabilità insostenibili senza che ad essi corrisponda un effettivo miglioramento della qualità del servizio di istruzione e della scuola pubblica.
I malfunzionamenti delle procedure adottate dall’amministrazione e le sue inadempienze sull’assegnazione dell’organico dell’autonomia, sulla mobilità dei docenti e sulle nomine dei supplenti hanno causato nelle scuole grande incertezza e confusione, un livello dei contenziosi mai registrato nel passato e ritardi nella programmazione delle attività didattiche. Le lezioni sono iniziate in moltissime scuole senza il completamento degli organici dei docenti e del personale ATA e i dirigenti vengono spesso ingiustamente individuati come i responsabili per lo scadimento della qualità dell’offerta educativa da parte di una utenza esasperata.
Alla propaganda del Governo e del MIUR sull’avvio di un deciso processo di miglioramento della qualità del servizio pubblico di istruzione corrisponde una realtà del tutto diversa che svela il fallimento di gran parte della legge 107/2015. La legge 107 deve essere cambiata perché non migliora la qualità della scuola pubblica e non risolve le tante criticità che le autonomie scolastiche devono affrontare quotidianamente.
Alle accresciute aspettative dell’utenza le scuole rispondono con maggior difficoltà rispetto al passato. L’invecchiamento degli edifici utilizzati dalle scuole e la grave insufficienza dei finanziamenti per la loro manutenzione ordinaria e straordinaria, aggravati dalla palese fragilità mostrata ultimamente dalle strutture di fronte agli eventi naturali, provocano allarme e proteste fra lavoratori, famiglie e studenti.
Le cosiddette “innovazioni” della legge 107/2015 sul funzionamento delle scuole incentrate sull’incentivazione del miglioramento – bonus, chiamata diretta, formazione obbligatoria del personale, scelta da parte del dirigente dei docenti che assumono particolari responsabilità organizzative – hanno spostato sul dirigente “poteri” incoerenti con il contesto scolastico e provocato dissenso e contrapposizioni, soprattutto quando il dirigente ha preteso di interpretare la legge in modo autoritario, senza ricercare partecipazione e condivisione da parte della comunità scolastica, rifuggendo gli organi collegiali e rifiutando il confronto con il sindacato. La contrattazione con la RSU rimane uno strumento fondamentale per valorizzare il lavoro di tutto il personale della scuola e garantire il necessario consenso al raggiungimento degli obiettivi di miglioramento qualitativo dell'offerta formativa.
Le risorse economiche indispensabili per il funzionamento delle scuole sono in ritardo rispetto all’anno scorso e vengono in gran parte assegnate attraverso la partecipazione a bandi pubblici che in diversi casi sono stati gestiti dall’amministrazione in modo poco trasparente e con regole burocratiche e confuse.
Molti degli impegni assunti con le scuole e con i dirigenti sono stati del tutto disattesi come le semplificazioni amministrative, il supporto nei contenziosi e quello promesso alla gestione amministrativa e finanziaria e la modifica del regolamento di contabilità. Sono sempre più evidenti le difficoltà del Miur a garantire una efficace governance del sistema scolastico e le tante criticità riscontrate dovrebbero indurre la Ministra Giannini a intervenire per assicurare una maggiore efficienza dell'amministrazione.
Le innovazioni introdotte o in via di introduzione sull’intera Pubblica Amministrazione, ad esempio con l’attuazione delle deleghe previste dalla Legge Madia e la modifica del Codice degli Appalti, hanno complicato e appesantito il lavoro dei dirigenti e delle segreterie e sono incompatibili con il taglio degli organici ATA e i divieti di sostituzione del personale assente.
I progetti di innovazione tecnologica delle scuole e l’estensione dell’offerta formativa e del tempo di apertura delle strutture scolastiche naufragano nelle difficoltà causate dalla mancanza di adeguate competenze tecniche in tutte le scuole e nell’insufficienza del personale addetto ai servizi scolastici.
La scuola pubblica statale non migliora affatto e del mancato miglioramento vengono considerati responsabili i dirigenti scolastici i quali oltre al danno ricevono la beffa di veder diminuire il loro numero e i loro stipendi e di essere valutati per come avranno saputo migliorare i risultati della loro scuola.
Sulla valutazione dei dirigenti scolastici la Struttura Nazionale di Comparto dei Dirigenti Scolastici della FLC CGIL ha svolto una approfondita analisi condividendo la necessità che ai processi valutativi che si stanno avviando siano assicurati semplicità, oggettività e trasparenza dei procedimenti valutativi, competenza e terzietà da parte dei valutatori, partecipazione del valutato alla valutazione, rispetto della libertà e dell’autonomia professionale dei dirigenti e un rapporto con la retribuzione contrattato ed equo. Per questo gli strumenti per la valutazione predisposti debbono essere profondamente cambiati aprendo un confronto vero con le OO.SS. rappresentative della dirigenza scolastica ristabilendo un equilibrio condiviso tra contrattazione e sistema valutativo.
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