Dirigenti scolastici: Contratto e adesso?
La nostra tortuosa vicenda contrattuale, come sapete, ha subito una svolta: la trattativa si è di fatto interrotta il 7 maggio (dopo aver raggiunto i risultati che tutti conoscono) e non si sa quando riprenderà.
La nostra tortuosa vicenda contrattuale, come sapete, ha subito una svolta: la trattativa si è di fatto interrotta il 7 maggio (dopo aver raggiunto i risultati che tutti conoscono) e non si sa quando riprenderà.
In questa situazione, cercando di lasciare da parte le polemiche reciproche dei giorni scorsi, vogliamo tentare di sviluppare un ragionamento con tutti i colleghi milanesi, per esporre le nostre convinzioni e chiedere anche ragione dei comportamenti altrui. Lo facciamo in modo necessariamente schematico, rimandando agli altri nostri strumenti di informazione per un ragionamento più compiuto.
PERCHE' VOGLIAMO FIRMARE IL CONTRATTO?
1. Avere un contratto è indispensabile, non solo per avere regole e garanzie, ma anche per sapere a chi e di che cosa rispondere. Nell'attuale situazione politica si accavallano proposte (tesi di Confindustria,, ddL di Forza Italia) che tendono a regolare il nostro rapporto di lavoro mediante chiamata nominale da parte delle singole scuole. Di cosa dovremmo essere garanti in futuro? Dei diritti stabiliti dalla Costituzione o dei "valori" espressi dal Consiglio di amministrazione della singola scuola (magari padana o lombarda)? Senza contratto, la fase che ci attende può essere molto delicata
2. Il confronto sulla parte normativa ha raggiunto significativi risultati, esprimendo un insieme di norme in grado di disegnare efficacemente il nostro specifico ruolo dirigenziale.
3. La trattativa non è un giudizio di dio. E' infantile credere che un sindacato possa firmare solo quando, nel confronto sulla parte economica, veda riconosciuto il "giusto" livello di retribuzione. Il contratto non è per niente garantito, ma è frutto piuttosto di rapporti di forza e di valutazioni di opportunità. Un sindacato, secondo noi, ha il dovere di individuare il momento in cui non si riesce ad ottenere di più. Ma soprattutto crediamo che non si possa mai, e non solo sul terreno sindacale, ragionare sul piano assoluto ("non è l'equiparazione, noi valiamo di più" ecc.) ma sempre in relativo, scegliendo, cioè, tra alternative reali.
E quali sono le alternative reali e concrete alla firma del contratto?
a. Aumento delle risorse mediante una legge. Può farlo solo la Finanziaria e le risorse sono utilizzabili solo dopo la sua approvazione (che avviene a fine dicembre). Quindi dal 1 gennaio 2002.
b. Aumentare le risorse con il DPEF. Non cambia nulla rispetto al punto precedente perché il DPEF non è una legge di spesa ma il documento sul quale si costruisce la Finanziaria per il 2002.
c. Aumentare le risorse in sede di assestamento di bilancio. Ciò non è mai avvenuto per coprire costi contrattuali. Se si aprisse questa strada non ci sarebbe contratto del Pubblico Impiego che non chiederebbe un adeguamento delle risorse avendo tutti proiettato impegni sul prossimo quadriennio per problemi di risorse nell'attuale biennio.
d. Concentrare gli aumenti nel mese di dicembre 2001 per raggiungere l'equiparazione. E' l'effetto trascinamento, ovvero non essendo ora garantita la copertura economica per tutte le mensilità del 2002 la Corte dei Conti non darebbe la propria certificazione, quindi non ci sarebbe il contratto.
Ognuna di queste strade significa ritardare di mesi la chiusura del contratto.
Allora chiediamo ai colleghi e ai dirigenti sindacali contrari alla firma:
-
quale di questi scenari proponete, in alternativa a quella firma e a quei benefici economici che ritenete indegni?
Abbandonate le favolette autoconsolatorie sui sindacati confederali perennemente traditori e diteci:
-
quale percorso concreto, credibile e vantaggioso (nei tempi e nella sostanza) proponete al posto dei risultati contrattuali fin qui raggiunti?
Crediamo che, al di là delle polemiche, si tratti di spiegazioni dovute e necessarie.
CONSULTA DIRIGENTI SCOLASTICI CGIL - MILANO
Roma, 24 maggio 2001
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