Decreto secondo ciclo: pubblicati gli OSA di religione
Più identità e meno ricerca di senso nei nuovi programmi dell’IRC
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Sono stati pubblicati gli Obiettivi Specifici di Apprendimento (OSA) per l’Insegnamento della Religione Cattolica nel secondo ciclo. Le indicazioni in merito dovrebbero soppiantare i programmi varati nel 1987 e firmati dal ministro Franca Falcucci e dal Cardinale Ugo Poletti Anzi il DPR che accompagna il testo dice letteralmente, che una volta pubblicato con tanto di sigillo dello stato, “sarà fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare”. Una categoricità degna di miglior causa il cui significato in parte ci sfugge. Si tratta di evitare i dubbi sulla prescrittività delle indicazioni, che già in passato hanno alimentato polemiche? O si tratta di porre un freno alla relativa autonomia professionale con cui erano gestite le ore di IRC?
Sicuramente infatti il nuovo testo prevede indicazioni più precise, ma, ci pare, anche assai meno ecumeniche di quelle contenute nei precedenti programmi.
I programmi del 1987 affrontavano le questioni “alla lontana”: l’IRC doveva rispondere allo sviluppo della persona nel senso di accrescerne le capacità critiche, doveva rispondere al bisogno di religiosità, contribuire a una “lettura della realtà storico-culturale”, venire incontro ad esigenze di verità e di ricerca sul senso della vita”, contribuire alla “formazione di una coscienza morale”. Per questo si sottolineava i ragazzi dovevano essere “avviati a maturare capacità di confronto tra il cattolicesimo, le altre confessioni cristiane, le altre religioni e i vari sistemi di significato ( filosofie, concezioni del mondo ndr); a comprendere e a rispettare le diverse posizioni”. Si insisteva sul fatto che nel biennio iniziale l’approccio fosse globale e propositivo, privilegiando le problematiche esistenziali, mentre solo nelle classi successive si sarebbero approfondite analisi e interpretazioni.
Il nuovo testo appare immediatamente più autoreferenziale e identitario : le problematiche esistenziali si riducono a desideri e attese del mondo giovanile, il senso religioso si riduce alla salvezza. Di conseguenza il confronto con le altre religioni si riduce al confronto tra la salvezza cristiana e quella degli altri e le abilità per i nostri 14-15enni sono subito senso di identità, senso di appartenenza alla comunità e alla Chiesa e riconoscimento delle liturgie.
Per il resto tutto assomiglia ad un secondo catechismo e cui non sono estranei, negli anni successivi, abilità di risposta alle critiche al Cristianesimo. Una sorta di apprendimento dottrinario a cui non sarebbero estranei compiti di militanza a favore della causa, insomma.
Naturalmente essendo l’Insegnamento di Religione Cattolica responsabilità delle autorità ecclesiastiche, per quanto all’interno di norme controverse, ed essendo noi laici favorevoli al principio di libera Chiesa in libero Stato, la Chiesa può decidere di farne ciò che vuole, ma ci sia consentito di osservare che per una religione che promette la salvezza eterna, il suo insegnamento, così declinato, risente un po’ troppo dello spirito dei tempi. Di questo tempo fatto di chiusure culturali e di “riscoperta delle identità” soprattutto!
Roma, 28 febbraio 2006
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