DDL relativo agli Organi Collegiali della scuola. Testo unificato predisposto dal relatore all’esito del comitato ristretto (C.774 e abb)
Commento dell’FLC CGIL in occasione dell’audizione presso la VII commissione cultura della Camera, il 1 dicembre 2004
Gli organi collegiali, frutto di una forte spinta partecipativa e dunque democratica che viene dagli anni 70, esprimono nella scuola i poteri che derivano dalla cooperazione fra tutti i soggetti sociali che a titolo diverso nella scuola agiscono.
Sono passati 30 anni, molte cose sono cambiate a partire dall’introduzione dell’autonomia scolastica, e anche la partecipazione delle varie componenti sociali agli organi collegiali ha manifestato stanchezze che ne hanno talvolta svuotato il senso partecipativo e democratico.
Tuttavia, per genitori e studenti la partecipazione alla vita della scuola è ormai un dato consolidato e, anche se in forma talvolta contraddittoria e confusa, attesa
La necessità di rivedere la complessa regolamentazione della vita democratica dentro le scuole, non può però far venire meno l’autentico spirito partecipativo che caratterizzava il vento del cambiamento del ’74, anzi, alla luce di quanto accaduto nelle scuole, negli ultimi due anni, è diventato sempre più chiaro, ai docenti soprattutto, ma anche ai genitori, agli studenti e ai Dirigenti Scolastici, il senso e il valore della collegialità intesa come partecipazione collettiva alle decisioni e come poteri attribuiti non a organi monocratici, ma proprio ad organismi collettivi.
Come è apparso sempre più chiaro che la distinzione dei poteri attribuiti con chiarezza ai vari organismi collettivi, ha potuto arginare spesso la pressione autoritaria che il potere centrale ha messo in atto cercando in tutti i modi di negare, fiaccare, comprimere l’autonoma deliberazione degli organi collegiali.
L’autonomia stessa, se ricondotta all’autogoverno delle scuole, dentro un chiaro sistema nazionale di istruzione che detta le regole per il suo funzionamento, ha bisogno di un governo democratico che coniuga poteri e responsabilità. Solo l’equilibrio fra le diverse componenti della scuola e i poteri che essi esprimono può realizzare il meglio che deriva dall’azione comune ricondotta a responsabilità.
Se c’è prevalenza di un potere sull’altro, insieme all’appannamento del carattere nazionale del sistema, l’autonomia rapidamente rischia di trasformare le scuole in luoghi dove i processi decisionali avvengono in modo autoritario e centralistico, cioè il contrario dello spirito autenticamente democratico che l’avvento degli OOCC ci ha consegnato.
La proposta di legge di riordino degli organi collegiali in discussione oggi, contenente “Norme concernenti il governo delle istituzioni scolastiche”, si caratterizza principalmente per la sua deregolamentazione e per la torsione, che emerge in molti suoi punti, verso un governo monocratico, autoritario e centralistico della scuola attraverso l’indebolimento delle potestà riconosciute al collegio dei docenti, al consiglio della scuola, alla partecipazione democratica di studenti e famiglie. A questo va aggiunto l’estremo autoritario tentativo di imporre atti come le Indicazioni Nazionali, peraltro transitori e illegittimi, relativi alla controriforma e che hanno quindi validità limitata, in un contesto normativo che dovrebbe andare al di là di una legislatura.
La normativa che regolava gli OOCC introdotta nel ’74 era probabilmente un po’ barocca e l’introduzione dell’autonomia dovrebbe indurre ad una sua semplificazione. Inutili infatti le ripetitività che si rimandano da un testo all’altro, ma qui non si assiste ad una semplificazione, bensì ad una deregolamentazione e ad un annacquamento dei poteri degli organismi collettivi dell’autogoverno della scuola.
Il consiglio della scuola, nella proposta di legge, delibera il regolamento relativo al proprio funzionamento e null’altro viene detto circa tale procedura, né rispetto ad eventuali incompatibilità, né rispetto alle modalità con cui si individuano i componenti del Consiglio stesso.
Ma il Consiglio esercita le sue funzioni, che comprendono dunque, il regolamento di cui sopra, l’adozione del POF, l’approvazione del bilancio, la delibera sul regolamento della scuola, l’adesione della scuola ad accordi e progetti, su proposta del Dirigente Scolastico.
Dunque un ruolo forte quello del Dirigente Scolastico che rischia seriamente di compromettere la democrazia sostanziale dell’organismo, la cui presidenza affidata ad uno dei genitori, rappresenta solo la foglia di fico della democrazia formale.
L’esclusione degli ATA e l’attribuzione al DSGA di mere funzioni di segretario del consiglio della scuola, mortificano sia la democrazia che le figure professionali degli ATA che nella scuola svolgono un ruolo, ancorché diverso dalla docenza.
Il Collegio Docenti “ha compiti di indirizzo, programmazione, coordinamento e monitoraggio, ed elabora il POF”, dice il testo della proposta di legge.
Nell’attuale normativa il Collegio Docenti delibera il funzionamento didattico, la programmazione educativa, la suddivisione dell’anno scolastico in periodi, adotta i libri di testo, formula proposte per la composizione delle classi e l’assegnazione ai docenti, valuta l’andamento didattico, adotta iniziative di sperimentazione, promuove iniziative di aggiornamento, elegge i suoi rappresentanti nel consiglio della scuola, elegge i docenti che fanno parte del comitato di valutazione ed esprime una serie di altri pareri.
Dire che il Collegio Docenti “ha compiti di” non ha lo stesso significato giuridico che ha invece la formula “il collegio docenti delibera”, lo stesso dicasi per tutte le altre funzioni attribuite ora al collegio che nulla garantisce possano rientrare in quella formula vaga e ambigua, con potere di delibera.
Così l’eliminazione dei consigli di classe, di interclasse, intersezione sostituiti dall’equipe dei docenti è un ulteriore conferma dell’indebolimento dello spirito cooperativo che caratterizza oggi la collaborazione dei docenti, fondata sulla pariteticità e sulla pari dignità professionale
Anche l’autonomia scolastica fondata su una divisione di poteri descritti nel testo che regola a tutt’oggi gli OOCC, diventerebbe altra cosa in un quadro di poteri cambiato.
E’ questo un modo inoltre per sottrarre alle scuole quei poteri che tanti dispiaceri hanno dato al ministro dell’istruzione in questi anni, basti pensare alle delibere di conferma dei POF degli anni precedenti, comprendenti modelli scolastici che rifiutano il tutor e lo spezzatino orario, il rifiuto di moltissime scuole di adottare sperimentazioni indesiderate e non condivise, la lotta di molti collegi contro l’adozione di libri di testo modello riforma.
La forza giuridica di quelle delibere stava nel fatto che erano atti impugnabili soltanto al TAR. Domani non sarà più così. Sarà dunque il Regolamento della scuola, proposto dal Dirigente Scolastico e deliberato dal Consiglio della scuola, a definire il contenuto di quella formula vaga che definisce i poteri del Collegio docenti?
Ma la mannaia cala anche sulla partecipazione di studenti e famiglie, anche il loro diritto a partecipare con riunioni e associazioni sarà definito dal Regolamento di scuola, abrogate le norme che regolavano le assemblee studentesche e le assemblee di genitori, la partecipazione di questi soggetti diventa un diritto a geometria variabile, per graziosa concessione della scuola di riferimento.
Giudichiamo dunque tale proposta di legge molto dannosa perché si inscrive in un progetto di normalizzazione della scuola che si identifica nella compressione della pluralità a vantaggio del governo autoritario, in un’idea di autonomia fai da te dove il ruolo regolativo dello stato è sempre più sfumato, perché inoltre non perde l’occasione per imporre le indicazioni nazionali, documento transitorio e prodotto con un percorso illegittimo, quando una norma che ha il compito di regolare la partecipazione nella scuola nel tempo, non limitato ad una legislatura, dovrebbe far riferimento agli ordinamenti e ai programmi che, in qualunque momento della vita politica, possono cambiare.
Roma, 2 dicembre 2004
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