Audizione del Ministro Gelmini/2: la colpa è sempre dei dirigenti scolastici
Chi è preposto al buon funzionamento della scuola pubblica dovrebbe prima di tutto preoccuparsi di fare bene il suo lavoro e non passare il tempo ad insultare i lavoratori.
Ma di quale scuola parla e quale scuola conosce il Ministro Gelmini?
Nell’audizione alla Commissione Cultura della Camera il Ministro Gelmini, a proposito di spreco di risorse pubbliche, chiama in causa i dirigenti scolastici affermando che fra di loro ce ne sono di non capaci di fare il proprio mestiere perché ci sarebbero “bidelli che non puliscono”.
Tanto grave il problema da dover “affrontare il tema del reclutamento e della valutazione per vedere chi vale e chi no”.
Da dove ricavi la prova dell’assunto di partenza e cioè che le scuole non sono pulite non è dato saperlo. Il metodo è sempre lo stesso. Si fa una affermazione senza darne alcun elemento di prova, si indicano i responsabili, non come persone ma come categorie, le si giudica e condanna affermando di essere l’unica seriamente intenzionata e impegnata a risolvere il problema, colpendo i colpevoli.
Se ci sono dirigenti scolastici che “non sono capaci” il Ministro faccia il suo mestiere, accerti le responsabilità e soprattutto faccia partire il sistema di valutazione del quale l’Amministrazione è l’unico responsabile.
A noi risultano decine di scuole che non hanno ancora iniziato l’attività didattica o lo hanno fatto con doppi turni e orari ridotti a causa della chiusura di edifici scolastici inagibili o insicuri, che ci sono diffuse situazioni di difficoltà a garantire anche la solo apertura delle scuole per tutto l’orario a causa della insufficienza dei collaboratori scolastici, che ci sono tantissime scuole che hanno modificato il proprio piano dell’offerta formativa riducendo il servizio di istruzione, educazione e formazione all’utenza e al territorio, riducendo le attività a causa della indisponibilità di risorse professionali ed economiche.
I dirigenti scolastici della scuola della Repubblica, senza contratto da quasi 46 mesi, con sempre meno risorse e con strutture scolastiche sempre più degradate e, in molti casi, a rischio, sono impegnati, insieme a tutti gli altri lavoratori della scuola, anche i “bidelli”, a garantire il diritto allo studio degli alunni e non possono essere chiamati in causa come fa il Ministro.
Roma, 9 ottobre 2009
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