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Convegno a Roma: professionalità e contratto per ridare protagonismo al personale ATA

Online le web-cronache con un dettagliato resoconto dei lavori delle due giornate del 16 e 17 febbraio 2017.

17/02/2017
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Sono i grandi assenti de “La buona scuola”, 200.000 lavoratori tra collaboratori scolastici, assistenti amministrativi, assistenti tecnici e Dsga, un organico falcidiato negli anni (l’ultimo taglio porta via 2.020 unità di personale) vessato da carichi di lavoro sempre maggiori.

La FLC CGIL e l’associazione Proteo Fare Sapere hanno deciso di riunirli in un convegno nazionale per sottolineare l’importanza di questo lavoro per la funzionalità e la qualità della scuola pubblica. E per mettere a fuoco la funzione delle professionalità ATA nella scuola italiana, in un momento in cui molte sono le difficoltà che il personale deve affrontare e troppe sono le disfunzioni del sistema nel quale lavorano.

Convegno nazionale personale ATA

Vai alla web-cronaca della prima e della seconda giornata.

La sala è gremitissima già nella prima giornata che si svolge nel salone Di Vittorio della CGIL di Corso d’Italia.
Sono state tante le richieste di partecipazione come sottolinea Sergio Sorella, presidente nazionale di Proteo Fare Sapere, forse perché gli ATA “in questi anni si sono sentiti trascurati, quasi marginalizzati, rispetto alle elaborazioni fatte ed alle azioni di contrasto portate avanti, ad esempio alla legge 107/15”. E questa sensazione di abbandono, di marginalizzazione appunto, da parte delle istituzioni verrà confermata dai tanti interventi dei lavoratori arrivati da tutta Italia, che parleranno di molestie burocratiche ormai diventate persecuzioni, di Dsga ormai “schiacciati” da carichi di lavoro ingestibili.

A questi lavoratori, che certamente si pensano a tutti gli effetti “pubblica amministrazione”, è stata negata innanzitutto la dimensione prettamente “scolastica e istituzionale” della loro professione, come sottolinea Stefania Chiodi del centro nazionale FLC CGIL che ha introdotto i lavori. Vengono ritenuti dalla politica lavoratori di bassa professionalità, compiendo così un grave errore, che impedisce il funzionamento odierno delle scuole, dal momento che questa idea finisce per separare il tema del diritto allo studio da quello dell’organizzazione che ne rende possibile il suo effettivo esercizio.

Stabilire le differenze e le continuità tra quella che è l’amministrazione dello Stato e quella che è l’amministrazione della scuola è stato il compito di Gianfranco D’Alessio, docente di diritto amministrativo all’Università Roma Tre e di Annamaria Poggi, docente di diritto costituzionale all’Università di Torino.

In apertura del suo intervento il prof. D’Alessio evidenzia come l’autonomia scolastica abbia solo parzialmente modificato la logica fortemente centralistica che storicamente ha caratterizzato i rapporti tra Stato e istituzioni scolastiche. Un rapido sguardo alle modalità di funzionamento delle istituzioni scolastiche dimostra, infatti, che in larga misura l’organizzazione del servizio scolastico dipende da atti di competenza del MIUR: dai programmi, alle disposizioni per scrutini ed esami, all’organizzazione del calendario scolastico (data di inizio e fine delle lezioni), ai concorsi per il personale. Il MIUR continua a esercitare nei confronti delle scuole poteri normativi (regolamenti, decreti, circolari), poteri programmatori (ad es., piani nazionali per la formazione e per la digitalizzazione), poteri organizzatori (piani di dimensionamento, reti di scuole). È, però, nella gestione finanziario-contabile che secondo il prof. D’Alessio la presenza dello Stato si fa sentire più diretta: l’attività finanziario-contabile delle scuole segue le regole generali del bilancio dello Stato, basa la sua provvista finanziaria quasi esclusivamente su entrate provenienti dal bilancio dello Stato, è ricompresa nel sistema rigido della contrattualistica pubblica. Anche la legge 107/15, pur proclamando di voler realizzare la piena attuazione dell’autonomia scolastica, contiene diversi elementi che ripropongono una logica centralistica di ostacolo all’agile funzionamento delle scuole. L’occasione dell’imminente rinnovo contrattuale costituisce dunque un’occasione imperdibile per dare alle istituzioni scolastiche una maggiore flessibilità e affrancarle dalla rigidità di funzioni calate dall’alto, che ne hanno fortemente limitato l’autonomia.

È al tema dell’autonomia scolastica che si riallaccia anche l’intervento di Michele Gentile del centro nazionale CGIL, che considera fondamentale ragionare programmaticamente di autonomia per rafforzare il tema del contratto e della contrattazione. Il CCNL è il riconoscimento dell’autonomia mentre la legge ne è la negazione, e infatti leggi quali la “Brunetta” e la 107/15 hanno alcuni punti di continuità: seguono una logica autoritaria e sono la negazione del contratto. E allora l’autonomia è il punto da cui ripartire, soprattutto ora che si apre una stagione che potrebbe essere di discontinuità rispetto alla precedente. Con l’intesa del 30 novembre 2016 e quella del 29 dicembre 2016 sulla mobilità nella scuola, siamo tornati finalmente sul tema della contrattualizzazione e fuori dall’autoritarismo. La stagione contrattuale andrà in porto solo superando la legge “Brunetta” e la legge 107/15. In tutta la fase precedente l’autonomia si è persa in una sorta di “bulimia legificatoria”. Rilanciamo quindi il tema dell’autonomia e della scuola nell’autonomia.

Dopo gli interventi dal pubblico che riporteranno la discussione sulla drammatica realtà quotidiana all’interno delle scuole, a chiudere i lavori della prima giornata è il Segretario generale Francesco Sinopoli per il quale i momenti di riflessione e di approfondimento come questo sono necessari per rendere più forte l’iniziativa del sindacato. Dalle tante suggestioni venute dal dibattito che lo ha preceduto si concentra sul perché delle grandi difficoltà che ha incontrato il progetto dell’autonomia scolastica. Alla base di ciò vi è l’ideologia secondo la quale le istituzioni pubbliche, le agenzie formative, le scuole, debbano essere governate con logiche di mercato. È passata l’idea che il lavoro del personale ATA serva relativamente e che esso non sia parte della comunità della scuola, anche perché è l’idea stessa di questa comunità a venir meno: la scuola diventa erogatrice di servizi. L’idea che il contratto sia una potenza innovatrice che consente di migliorare i servizi è ormai lontana. Il contratto in questo contesto risulta indispensabile ora che pare aprirsi un varco per rinnovarlo. E bisogna imporre un dibattito pubblico su cosa serva alla scuola pubblica, un dibattito che non ci consegni un modello di scuola valido per i prossimi sei mesi, ma la scuola dei prossimi vent’anni. Per questo dobbiamo impegnarci a rilanciare una battaglia sulla legge 107/15 che è stata un fallimento oggettivo e battersi per un’iniziativa unitaria sugli ATA che saremo pronti a portare avanti anche da soli.

La seconda giornata di lavori ci consegna un successo ancora più evidente: tante persone non trovano posto a sedere nella Sala Comunicazione del Ministero dell’Istruzione dove simbolicamente la FLC CGIL e Proteo Fare Sapere hanno scelto di concludere questo convegno. Al tavolo dei relatori siedono la Dott.ssa Rosa De Pasquale, Capo dipartimento delle risorse del Miur e il dott. Jacopo Greco Direttore generale delle risorse umane e finanziare del Miur a cui Armando Catalano del centro nazionale FLC CGIL porrà una serie di incalzanti domande sui nodi critici del lavoro ATA.

La segretaria nazionale Anna Maria Santoro apre la giornata parlando dei referendum CGIL. Ci sono voluti tre milioni di firme, dice, per riportare al centro il tema del lavoro. E noi, anche dalla scuola, dobbiamo fare nostri i due quesiti referendari approvati dalla Consulta, perché essi parlano anche alla scuola: al sovraccarico di lavoro che grava sugli ATA, al contratto che da tempo non viene più rinnovato, agli appalti alle imprese di pulizia che nella scuola non devono esserci più. L’impegno della scuola per questi referendum dev’essere grande come la partecipazione dimostrata alla campagna #SbloccATA della FLC CGIL per lo sblocco di organici e contratti degli ATA di cui abbiamo presentato al Ministero le prime 19.763 firme raccolte.

Fra i relatori della mattinata del 17 febbraio ci sono Giuseppe Menditti, Dsga all’IC Tregnago-Badia Calavena (Verona), Elisabetta Chesi, assistente tecnica al Liceo Classico e delle Scienze Umane Plauto (Roma) e Anna Maria Pezzuto, docente di scuola primaria all’IC Suzzara 1 (Mantova). Sono i testimoni attivi di un lavoro complicato da mille incombenze, da mancanza di personale che quando assente non può essere sostituito e dall’idea che il successo formativo di ogni scuola possa fare a meno dei lavoratori ATA.

A chiudere questa proficua due giorni è ancora Anna Maria Santoro, che invita tutti a proseguire il confronto iniziato con questa iniziativa: “Vediamo i primi effetti positivi dell’intesa del 30 novembre 2016 e dell’ipotesi di contratto sulla mobilità, ma continueremo a non dare tregua! Il contratto è il tema dei temi ed è lo strumento che ci deve far recuperare la dignità che ci è stata tolta”.

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