A proposito del punteggio servizio militare … tra diritti e discriminazioni
L’emendamento al DdL n. 2529 va nella direzione opposta a quella di trovare giuste risposte a problemi che si trascinano da tempo
L’emendamento al DdL n. 2529 approvato a maggioranza dalla VII Commissione istruzione del Senato, va nella direzione opposta a quella di trovare giuste risposte a problemi che, come quello del punteggio da attribuire nelle graduatorie permanenti, si trascinano da tempo. Si tratta di una soluzione, infatti, che crea confusione e disparità di trattamento tra lavoratori e lavoratrici nell’accesso al lavoro.
Di diritti parla la lettera che abbiamo inviato al Presidente del Senato on. Pera perché non autorizzi una discriminazione nei confronti delle docenti donne, permettendo la valutazione del servizio militare alla stregua di un anno di servizio.
Roma, 8 marzo 2004
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Ecco il testo della lettera
Alla cortese attenzione
del Presidente del Senato della Repubblica
Sen. Prof. Marcello Pera
Senato della Repubblica
Palazzo Madama
Piazza Madama
00186 Roma
Prot. n. 234/EP/gr
Signor Presidente,
sulla base di un emendamento approvato a maggioranza dalla VII Commissione del Senato, in sede di discussione del DdL n° 2529, il servizio militare è stato equiparato a tutti gli effetti al servizio prestato nelle scuole, ai fini dell’attribuzione del punteggio per l’inserimento nelle graduatorie permanenti.
Quella che riguarda il riequilibrio dei punteggi nella graduatoria permanente è una storia lunga e tormentata: l’attuale sistema non attribuisce nessun valore al servizio prestato in insegnamenti diversi da quelli relativi alla graduatoria di inserimento, come se la competenza professionale fosse esclusivamente connessa alla disciplina e non all’attività di insegnamento in quanto tale.
Ma, dopo l’approvazione di questo emendamento, si dovrà ritenere che, viceversa, il servizio militare abbia connessioni specifiche con la professione docente?
I lavoratori che hanno fatto il servizio militare sono già tutelati dalla normativa vigente. Qualora, infatti, venga loro offerta una supplenza che coincida con il periodo di servizio militare hanno diritto al riconoscimento della validità giuridica del servizio, cioè al punteggio, mentre il tempo trascorso sotto le armi viene valutato ai fini della carriera.
L’attribuzione di un punteggio al servizio militare in quanto tale, a prescindere dai legami reali con il servizio scolastico, ha dunque il sapore del premio ad una specifica attività, quella militare, che non si giustifica in alcun modo, discrimina rispetto ad altri lavoratori e lavoratrici ed altera in modo immotivato l’accesso ad un posto di lavoro.
Se la logica è quella di premiare un servizio che si svolge per la collettività, faccio notare che finora nessuno ha riconosciuto pari valore sociale al lavoro riproduttivo delle donne. Non mi risulta, infatti, analoga normativa per la maternità, nonostante i proclami a sostegno della famiglia.
La scuola pubblica è per sua stessa natura luogo di pace. In essa si educano i giovani alla pace, attraverso la convivenza, il dialogo ed il confronto fra le diverse culture dei giovani. E’, quindi, importante trasmettere valori coerenti con tale delicata e fondamentale funzione.
In questo senso sento quella decisione lesiva anche del ruolo e della funzione educativa alla pace della scuola, oltre che dei diritti delle donne, che non vanno discriminate e danneggiate nella loro legittima aspettativa di lavoro.
Mi rivolgo a Lei, Signor Presidente, perché si faccia garante, al momento della discussione in Aula del Disegno di Legge, dell’introduzione degli opportuni correttivi, coerenti con i valori ispiratori della nostra scuola pubblica.
Nel ringraziarLa per l’attenzione che vorrà prestare a questa delicata questione, Le porgo i miei più distinti saluti.
Roma, 8 marzo 2004
Enrico Panini
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