Isfol occupato: a rischio l’Ente di ricerca e il contratto di 250 precari
Comunicato stampa di FLC CGIL, Fir Cisl, Uil Rua, Anpri
Domani 3 dicembre i sindacati incontreranno i vertici del Ministero del lavoro per difendere l’Isfol e l’occupazione dei suoi 250 precari i cui contratti scadono il 31 dicembre 2014.
I lavoratori manifesteranno sotto il Ministero a sostegno della delegazione sindacale.
Dopo settimane di mobilitazione e, non avendo ricevuto garanzie sul futuro dell’Isfol e del personale, i lavoratori e i sindacati hanno da oggi occupato l’Istituto
Con il Jobs Act si intende smantellare l’unico ente pubblico di ricerca deputato a monitorare e valutare gli effetti e le conseguenze della nuova riforma del mercato del lavoro.
Nell’ambito della delega sul riordino della normativa sui temi dei servizi per il lavoro e delle politiche attive, infatti, è prevista l’istituzione di un’Agenzia nazionale per l'occupazione. Per la sua costituzione saranno utilizzate le risorse umane, finanziarie e strumentali già disponibili anche mediante la razionalizzazione degli enti strumentali del Ministero del lavoro.
C’è dunque il rischio concreto che per l’istituzione dell’Agenzia debba passare per lo smantellamento dell’Isfol (ente in house del Ministero del lavoro) e per la trasformazione dei precari in nuovi disoccupati.
Sola conseguenza certa di tutto questo è che nessuno potrà più valutare il programma Garanzia Giovani, il funzionamento del contratto a tutele crescenti, le misure di incentivo all’occupazione e così via. Tali funzioni verranno demandate solo al Governo…che quindi valuterà se stesso!
Altro drammatico rischio che si corre è quello della perdita di fondi e finanziamenti provenienti dall’Europa (FSE 2014-2020) dato dal ruolo di primo piano dell’Isfol nell’attuazione della programmazione del Fondo Sociale Europeo. Mandare a casa metà del personale e depotenziare la sua attività non può che creare un danno a tutto il Paese.
Pertanto FLC CGIL, FIR CISL, UIL RUA e ANPRI condannano l’ennesimo attacco alla ricerca pubblica e ribadiscono con forza la loro contrarietà a politiche che eliminano una voce autonoma e autorevole e non fanno altro che alimentare la disoccupazione.
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