Università di Firenze: continua la lotta per il riconoscimento del giusto salario
La mancanza di una equa soluzione rischia di mettere in difficoltà anche il processo di riorganizzazione negli Atenei.
Ieri, 22 dicembre 2015, una delegazione composta da rappresentanti della FLC CGIL e della RSU di Ateneo si è presentata all'apertura dei lavori del Senato Accademico alle 9 e del Consiglio di Amministrazione alle 13 per consegnare il breve resoconto della trattativa di ieri sull'esito negativo della richiesta di incrementare il fondo per il salario accessorio del 2015 con risorse aggiuntive e stabili.
La delegazione ha esposto al Rettore, ai Senatori e ai Consiglieri la questione dal punto di vista normativo e politico, sottolineando come il Ministero dell'Economia e delle Finanze (MEF) incida in maniera pesante ed inaccettabile nelle determinazioni degli Atenei, annullandone di fatto l'autonomia amministrativa e gestionale.
Molti Atenei infatti, compreso il nostro, di fronte a un'emergenza salariale che dura da anni, si sono mostrati disponibili a incrementare i fondi, ma i Collegi dei revisori si rifiutano di certificarli (atto dovuto e imprenscindibile, entro il 31 dicembre, pena l'invalidità) su disposizione arbitraria del MEF.
La delegazione ha chiesto quindi al Rettore Luigi Dei, ai Senatori e ai Consiglieri di prendere decisamente posizione contro questo atteggiamento di chiusura, rivendicando l'autonomia dell'Università e ribadendo anche la legittimità della richiesta.
Il Rettore ha contattato il presidente della CRUI, prof. Gaetano Manfredi, chiedendo un intervento autorevole presso il MEF per riuscire a sbloccare questa difficile situazione. Il prof. Manfredi ha dichiarato di essere consapevole della situazione, sollevata per altro da diversi Rettori, e dell'esigenza di affrontarla. Il Rettore ci ha assicurato che ci terrà informati sugli ulteriori sviluppi.
La mancanza di una equa soluzione rischia di mettere in difficoltà anche il processo di riorganizzazione negli Atenei.
Per noi la questione non finisce qua.
Continueremo a rivendicare con forza e con la ragione del diritto ciò che ci spetta e che da troppo tempo ci è stato negato: il riconoscimento di un giusto salario.
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