Ricerca: FLC CGIL Sicilia, costituire a Palermo un polo della ricerca scientifica
Scozzaro: "regione assuma ruolo per rilancio ricerca e innovazione". Per la CGIL "creare ministero ad hoc, con l'obiettivo di ricostruire una politica di settore e finanziarla".
A cura dell'ufficio stampa CGIL Sicilia
Costituire un Polo della ricerca a Palermo che si candidi a diventare “un punto di riferimento scientifico dell’intera area mediterranea”: è la proposta lanciata oggi dalla FLC CGIL Sicilia e di Palermo nel corso di un dibattito con rappresentati degli enti di ricerca e delle istituzioni. Come sede di questo Polo la FLC propone edifici militari dismessi, come la ex caserma Cascino, o i beni confiscati alla mafia. “Pensiamo a un luogo della ricerca - ha detto Giusto Scozzaro, segretario generale della FLC Sicilia - che accolga tutti gli enti di ricerca sul modello dell’esperienza fatta a Trieste col la Sissa (scuola internazionale superiore studi avanzati). La Sicilia - ha aggiunto - non ha avuto finora una politica della ricerca. Tra gli interventi per uscire dalla crisi riteniamo adesso fondamentale - ha sottolineato- che la regione assuma un ruolo in merito e favorisca la nascita di un sistema regionale per la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica, mettendo in rete soggetti pubblici e privati, comunità scientifica, parti sociali, governo regionale e autonomie locali”. Questo anche per superare un’ impasse che ha visto peraltro spendere in maniera non coordinata i fondi comunitari, con risultati dei progetti perlopiù sconosciuti o poco diffusi e scarse relazioni tra enti, università e imprese. E per contribuire al rilancio di settori “complessivamente sottovalutati nel nostro paese”, ha sostenuto Scozzaro, “e che invece come tutta la conoscenza costituiscono la base su cui costruire uno sviluppo di qualità”. Per risollevare dunque le sorti di ricerca e innovazione “che scontano oggi problemi strutturali gravi- ha osservato il segretario della FLC - a fronte di una concorrenza internazionale agguerrita, occorre che a partire dalla campagna elettorale le forze politiche si impegnino su alcuni obiettivi”. Tra le richieste della FLC l’incremento dell’investimento in ricerca, nei cinque anni di legislatura, dall’1% al 2% del Pil, la detassazione delle donazioni agli enti di ricerca, l’istituzione di una regia unica, il superamento della precarietà dei ricercatori, la realizzazione di percorsi di carriera secondo standards internazionali, il miglioramento del diritto allo studio,un sistema di valutazione unico per l’attribuzione delle risorse aggiuntive per le attività di ricerca. Tutto questo per risalire una china che vede le università italiane non certo ai vertici delle classifiche, la produttività scientifica attestarsi al 30° posto di un paese che del resto è 34° nella classifica degli investimenti in ricerca e sviluppo.
“Su ricerca e innovazione occorre una svolta radicale. Dopo anni di colpevole abbandono bisogna ricostruire una politica, finanziarla, strutturarla”: lo ha detto Danilo Barbi, segretario confederale della CGIL nazionale intervenendo a un convegno della FLC siciliana. Proprio la CGIL, nell’ambito del piano del lavoro, assegnando ai due ambiti un ruolo fondamentale per l’uscita dalla crisi e lo sviluppo del paese, chiede la creazione di un Ministero per la ricerca scientifica e l’innovazione. Un “ministero ad hoc- ha sottolineato Barbi- per la ricerca pubblica e per coinvolgere anche, con l’obiettivo innovazione, il mondo dell’industria privata.
Francesco Sinopoli, segretario nazionale FLC ha aggiunto che “per la ricerca sono fondamentali l’aumento degli investimenti e il coordinamento delle proposte. Il sistema- ha aggiunto- rischia il collasso, oggi si è ben al di sotto della soglia di criticità. Occorre dunque - ha affermato - che venga restituito quello che è stato tolto a partire dal 2008 e che venga pianificata una politica di sviluppo”. Sinopoli ha sottolineato la necessità di “una politica di coordinamento di tutta la ricerca pubblica. Ci vuole - ha detto - un cervello strategico che costruisca una politica integrata tra stato e regioni, dentro una strategia di crescita. Se così non sarà si sprecheranno le enormi potenzialità del mondo italiano della ricerca”.
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