Sciopero 5 maggio: 10.000 persone invadono le strade di Cagliari
Sono arrivati da tutta la Sardegna studenti, insegnanti e presidi, personale Ata e lavoratori di tutti i settori, insieme, per dire No alla riforma del governo Renzi.
I banchi di scuola vuoti e le piazze piene, una marea di persone oggi ha invaso le vie di Cagliari, sono arrivati da tutta la Sardegna studenti, insegnanti e presidi, personale Ata e lavoratori di tutti i settori, insieme, per dire No alla riforma del governo Renzi. Tra i diecimila nel corteo c’erano gli operai dell’Alcoa, i chimici e i metalmeccanici, i minatori della Carbosulcis ormai avviata alla chiusura, anche loro partecipi - fianco a fianco con i loro figli e nipoti - di una battaglia per difendere il diritto allo studio, la libertà di insegnamento, la stessa sopravvivenza della scuola pubblica. Una lotta per il futuro, in una Regione dove i tassi di dispersione scolastica sfiorano il 29 per cento, dove l’isolamento e i deficit dei trasporti costringono troppi studenti a enormi sacrifici, e ancora – come raccontano le cronache degli ultimi anni - dove spesso cedono i soffitti di edifici fatiscenti, mettendo a rischio la stessa incolumità di studenti e docenti.
“La scuola è di tutti e tutti devono decidere, non solo il preside”: per Giulia, Ludovica e Camilla, classe quarta di un liceo scientifico della Provincia di Cagliari è questo il senso della protesta che, infatti, ha fra le sue ragioni prioritarie, proprio la collegialità nelle scelte contro lo strapotere che il ddl vorrebbe dare ai dirigenti scolastici. Insieme agli studenti medi ci sono gli universitari dell’Udu, in allerta perché “dopo la buona scuola questo governo ci vuole propinare la buona università - dice il coordinatore Luca Santus aggiungendo che “siamo pronti alla mobilitazione, perché se non si investe in formazione non si cresce e invece il governo Renzi vuole fare una riforma peggiorativa e a costo zero”.
Dal palco allestito in piazza del Carmine, apre il comizio Carlo Sanna, della Rete Studenti Medi: nelle sue parole le ragioni della protesta diventano lotta contro la disparità, contro le scuole di serie A e di serie B. E ancora, per l’Uds interviene Giacomo Cossu: “Questa non è una battaglia corporativa – urla alla piazza - noi oggi vogliamo difendere un Paese che è attaccato su tutti i fronti da una classe dirigente che ha paura di insegnanti, studenti e cittadini istruiti, perciò fa di tutto per negare il diritto allo studio e alla scuola pubblica”.
Ad ascoltare il comizio, nella piazza cagliaritana, sono arrivati anche moltissimi insegnati precari. Il rischio, per loro, non è solo quello di non essere stabilizzati dopo dieci, quindici anni di lavoro, ma persino di vedersi tagliati fuori dalle graduatorie e, quindi, di non poter tornare nelle aule l’anno prossimo. Lo spiega dal palco la segretaria nazionale della FLC CGIL Anna Fedeli, che chiude il comizio dopo gli interventi di delegati e segretari di tutte le sigle: “Noi andremo avanti con fermezza, dopo la straordinaria partecipazione a questo sciopero che ha unito tutte le sigle, la mobilitazione resterà alta - ha detto ringraziando la piazza gremita - per difendere valori che rappresentano un pezzo di Costituzione”.
Sciopero scuola 5 maggio 2015 - Cagliari
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