Università di Torino, commissione Statuto: la democrazia negata e le prospettive future
Comunicato FLC CGIL Torino del 9 febbraio 2011
A cura di FLC CGIL Torino
Alle richieste di seguire un percorso democratico condiviso per la nomina della Commissione per la riforma dello Statuto prevista dalla Legge Gelmini, il Rettore ha risposto con la nota n. 4138 del 3.2.2010, dettando le linee generali di un percorso “pubblico e
razionale”, tale da garantire “trasparenza e partecipazione” (l’aggettivo “democratico” non compare mai), ma con modalità e tempi stabiliti unilateralmente, in totale assenza di condivisione con le categorie interessate e con gli stessi organi di governo.
Commissione istruttoria o costituente?
Nelle parole del Rettore leggiamo, innanzitutto, l’urgenza di sminuire la Commissione
Statuto, relegandola a compiti meramente istruttori, nella convinzione che l’elezione diretta le conferirebbe un carattere “costituente” che delegittimerebbe le istituzioni esistenti, (Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione) traducendosi in un attacco al principio di autogoverno universitario che si vuole difendere.
Riteniamo, all’opposto, che una Commissione democraticamente eletta, costituente, sarebbe una splendida espressione del principio di autogoverno e della capacità dell'istituzione di rinnovarsi dall'interno. Gli organi di governo non subirebbero alcuna
delegittimazione e continuerebbero ad operare con le regole attuali, esattamente come farebbe il parlamento di un paese democratico nel quale venisse eletta un'assemblea costituente per riscriverne la costituzione. Inoltre, la deliberazione finale non spetta alla Commissione, ma al SA, previo parere favorevole del CdA.
La rappresentanza democratica allontanerebbe il sospetto che il vero intento sia quello di rafforzare le logiche baronali, approfittando appieno degli strumenti che la legge mette a disposizione e smorzando l'involontario potenziale innovativo insito nella Commissione, qualora fosse eletta democraticamente.
Una fretta eccessiva
E’ chiaro che i sei mesi previsti dalla legge per la riforma dello statuto non permettano di perdere tempo, ma ciò non giustifica che il Rettore imponga a tutti la propria agenda. La precipitazione sembra avere come primo obiettivo la formazione di una Commissione di persone gradite e malleabili, impedendo o ostacolando in tal modo la possibilità per alcune componenti (studenti, ricercatori, tecnici-amministrativi, i precari che non sono rappresentati) di organizzarsi al meglio per poter essere incisivi nel processo di ridefinizione delle regole comuni.
Qualche risultato
Le rivendicazioni in favore di apertura democratica sono state sostenute da più componenti (studenti, ricercatori, personale tecnico e amministrativo, lavoratori precari…), in forme anche colorite, come la pubblica “consegna” al Rettore della petizione con le firme raccolte on-line, organizzata dai ricercatori della Rete 29 aprile. La FLC-CGIL ha contribuito con i comunicati e con l’indizione di un presidio in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico, presentando inoltre, insieme alle RSU e alle altre OO.SS., un documento condiviso al tavolo della trattativa sindacale.
Il percorso proposto dal Rettore nega le aspettative democratiche, ma, nel contempo, contiene aperture rispetto alle dichiarazioni precedenti, che prevedevano la nomina secca dei componenti da parte di SA e CdA, in assenza di consultazioni, con 3 soli rappresentanti da dividere fra ricercatori e personale tecnico e amministrativo (gli studenti devono essere rappresentati per legge). Le consultazioni non sono democrazia piena, ma costituiscono un miglioramento rispetto alle prospettive iniziali, frutto delle iniziative. Data la forza degli interessi in gioco, solo una mobilitazione più ampia ed estesa potrebbe portare alla
realizzazione di una forma autenticamente democratica.
Docenti e ricercatori
I componenti della Commissione Statuto saranno votati da SA e CdA in base ad alcune rose di candidati. E’ previsto che ogni rappresentante d’Area indichi 3 candidati (un ordinario, un associato, un ricercatore), dopo aver consultato l’Area medesima. Il numero ristretto di commissari mette di per sé in crisi il modello della gestione per Aree, che non potranno essere tutte direttamente rappresentate. Il fatto non è negativo, perché le Aree sono portatrici di interessi particolari che non coincidono automaticamente con gli interessi generali e favoriscono la “politica degli “orticelli”, uno dei mali dell’attuale funzionamento dell’Ateneo. Tuttavia, difficilmente il passaggio potrà essere indolore, ed è probabile che, anche per questo motivo, si sia cercato
di svilire il più possibile il valore della Commissione statuto.
Occorrerà prestare attenzione al peso della “golden share” del Rettore nella Commissione, ossia al numero di candidati di suo gradimento, proposti direttamente da lui, saranno nominati.
Segnaliamo che i ricercatori della rete 29 aprile, con fatica ma forti di un’organizzazione che si sono dati nel corso dei recenti movimenti di protesta, hanno indetto in tempi stretti una consultazione elettorale via internet per designare i propri candidati, in modo da rendere democratica la loro rappresentanza nonostante i limiti imposti dal Rettore. Nel contempo, essi hanno richiesto a tutte le Aree di indicare i vincitori delle elezioni come propri candidati, ottenendo, per ora, un buon numero di adesioni.
Il Personale Tecnico e Amministrativo
I rappresentanti del personale tecnico e amministrativo in SA (sono 4, eletti dal personale) e in CdA (2, scelti dal SA) sono stati incaricati di presentare una lista di candidati, da due a sei, in base a una procedura definita autonomamente ma in tempi strettissimi (il giorno 8 alle ore 14). La legittimazione dei rappresentanti del personale TA a gestire l’individuazione dei candidati è un fatto nuovo ed è un risultato positivo, anche in prospettiva, perché avranno un ruolo primario nel rappresentare le istanze del personale TA nella riformulazione delle regole statutarie. Nel corso della “consultazione” di lunedì 7 u.s., i rappresentanti SA-CdA hanno spiegato che, per individuare i nominativi, avrebbero voluto procedere a elezioni o, almeno, a un’assemblea del personale, ma i tempi ristretti avrebbero fatto prevalere gli elementi negativi su quelli positivi, tali da non consentire l’esercizio di una democraticità autentica (ad esempio, l’impossibilità di svolgere una campagna elettorale, anche breve, avrebbe penalizzato i
candidati meno conosciuti, oppure la scelta di un luogo unico o di più luoghi per le assemblee avrebbe condizionato il risultato). In un tempo così breve, la soluzione più ragionevole è parsa quella di raccogliere i curriculum dei potenziali candidati e di farsi carico della scelta dei nominativi da indicare.
Avendo sostenuto attivamente le ragioni di un percorso democratico, riteniamo che sarebbe stata preferibile la via assembleare (con il sostegno tecnico delle RSU e delle OO.SS) rispetto alla scelta diretta, pur con tutti i limiti che si sarebbero concretizzati.
Ciò nonostante, accettiamo senza riserve le scelte fatte dai rappresentanti SA-CdA e i nominativi che indicheranno, con l’esortazione a individuare una rosa di candidati indipendenti, autonomi e in grado di sostenere le ragioni del personale TA in Commissione. Non sarebbe corretto né saggio far ricadere su di loro l’accusa di essere antidemocratici, cheè invece da indirizzare unicamente al Rettore e alle sue rigide tempistiche. E’ importante,invece, valorizzare i nostri rappresentanti e favorire al massimo il ruolo che è stato loroattribuito, affinché operino attivamente nella strutturazione delle richieste e dellerivendicazioni del personale TA relative al nuovo Statuto.
La posta in gioco è alta. Il personale TA rappresenta circa il 45% del personale dell’Università ed è cresciuto notevolmente in competenze e professionalità negli ultimi venti anni, eppure èsistematicamente sottorappresentato in tutti gli organi decisionali. Occorre difendere gli spazidi rappresentatività attuali ed estenderli, nel contesto sfavorevole di una legge che non cita il personale TA se non in negativo, come se non fosse fondamentale al buon funzionamento
degli atenei italiani.
Siamo estremamente favorevoli alla proposta di un gruppo di lavoro, da definirsi in un’assemblea del personale in collaborazione con le RSU e le OO.SS., che affianchi i rappresentanti in SA, CdA e in Commissione Statuto nel difficile lavoro di elaborazione di
principi e di traduzione in norme statutarie.
Obiettivi e prospettive
Il tema della rappresentanza è di notevole rilievo, ma va inserito in un contesto di radicale ridisegno dell’organizzazione di Ateneo e nel modello organizzativo al quale si vorrà fare riferimento. Occorrerà sostenere le ragioni di una università pubblica, autonoma,
accessibile a tutti, messi in pericolo dal recepimento dei contenuti della Legge Gelmini. Occorrerà capire se la riscrittura dello statuto e la riorganizzazione che ne conseguirà saranno solo un’operazione cosmetica volta a riproporre gli attuali meccanismi sotto una forma nuova solo in apparenza, o se vi sarà la ricerca di un modello di università rinnovato, che consenta un servizio di qualità più elevata all’utenza e condizioni di lavoro migliori.
Quale che sia il risultato, il nuovo Statuto condizionerà fortemente al vita di chi lavora e studia in Ateneo nei prossimi anni, per questo, come organizzazione sindacale, intendiamo impegnarci e essere presenti durante tutto il percorso, che si presenta difficile dal suo inizio.
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