Dimensionamento rete scolastica: anche in Emilia-Romagna ferma opposizione al disegno del Ministro dell’Istruzione e del Merito di ridurre la rete della scuola pubblica
Questo provvedimento si aggiunge a quello sull’autonomia differenziata e alla sperimentazione quadriennale dei tecnici e professionali
A cura della FLC CGIL Emilia Romagna
Il piano di dimensionamento della rete scolastica messo in atto dal governo Meloni ci trova fortemente contrari e per questo la FLC CGIL ha promosso nei mesi scorsi un proprio ricorso al TAR, il cui giudizio di merito è atteso per il prossimo mese di febbraio 2024.
Bene ha fatto la Regione Emilia-Romagna a presentare ricorso alla Corte Costituzionale e poi al TAR contro i provvedimenti di chiusura di circa 800 scuole nel paese, 20 in Emilia-Romagna nel prossimo biennio.
Purtroppo, occorre registrare che i ricorsi sono stati rigettati e ieri la Regione, in un incontro con le organizzazioni sindacali della scuola, ha annunciato la decisione di ottemperare alle disposizioni di legge attraverso l’attuazione delle delibere adottate in tutta fretta dalle Province, di operare 1 o 2 accorpamenti/soppressioni, a decorrere dal prossimo anno scolastico, riducendo complessivamente 10 autonomie scolastiche, 4 in meno rispetto alla richieste del Ministro. In questo contesto di forte criticità, alcune Province quindi, si sono dette indisponibili a ridurre le autonomie scolastiche del proprio territorio.
Questa è una regione che ha una media molto alta di alunni per istituzione scolastica, pari a circa 1.400, ben oltre i 900/1.000 che vengono indicati nei parametri nazionali e di sicuro è da sempre un territorio virtuoso che negli anni, con l’adeguato coinvolgimento della comunità educante, dei soggetti istituzionali e sindacali del territorio ha operato per rispondere al meglio alle esigenze della scuola e del territorio - precisa Monica Ottaviani, segretaria generale FLC CGIL Emilia Romagna.
Anche se siamo di fronte ad una decisione politica “di riduzione del danno” - continua la sindacalista - questa non può trovarci in alcun modo favorevoli trattandosi della conseguenza pratica dell’attuazione di un disegno nazionale giudicato da noi grave e che taglia presidi democratici, taglia posti di lavoro e toglie risorse finanziarie e professionali alla scuola pubblica statale; tali effetti saranno ancora più significativi nei territori e nelle situazioni di maggiore dispersione e di disagio sociale.
Questo piano di riduzione delle scuole e del perimetro pubblico statale, dichiara ancora Ottaviani, fa il paio sia con il progetto di autonomia differenziata (di cui non si parla ma che procede speditamente nelle commissioni parlamentari insieme al premierato), sia con gli interventi del ministro Valditara sulla sperimentazione della filiera dei tecnici e dei professionali che prevede la riduzione di 1 anno dell’offerta formativa e la compressione del diritto allo studio (da 5 anni a 4), introduce l’alternanza scuola - lavoro già nel biennio con una curvatura sulle esigenze delle aziende anche nella progettazione del curriculum. Non da ultimo, taglia posti di lavoro.
Questa non è la scuola della Costituzione e in questi giorni la FLC CGIL è impegnata a contrastare ogni decisione che vada a scardinarla. Lo stesso stanno facendo i collegi dei docenti nelle scuole in cui sono chiamati ad esprimersi. Perché di questo si tratta. Di un vero e proprio stravolgimento senza che la scuola sia coinvolta seriamente nel dibattito che dovrebbe, invece, vederla protagonista. Siamo di fronte all’ennesima forzatura sulla pelle dei giovani, del personale, della scuola tutta.
Per queste ragioni, occorre respingere il processo di disgregazione del sistema scolastico pubblico e nazionale.
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