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Responsabilità sulla difficile situazione della scuola beneventana

Il comunicato unitario dei sindacati.

05/01/2013
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FLC CGIL - CISL scuola - UIL scuola - SNALS - FGU - ANP

Che la scuola venga ancora usata strumentalmente per accreditarsi dal punto di vista elettorale non è un bene. Quando questo  avviene in maniera così invasiva rispetto ad argomenti (la scuola) da chi con questi argomenti non si confronta quotidianamente, senza interrogarsi su quali siano state le  proprie azioni politiche svolte in favore della scuola pubblica , la cosa diventa più  difficile da accettare.

A questi politici, di lotta e di governo, siamo costretti a ricordare che erano al governo e hanno votato la legge 133/2008 che ha tagliato 140.000 posti di lavoro nella scuola pubblica e che ha tagliato 1279 posti solo in Provincia di Benevento in quatto anni.

Questi stessi politici il 15 luglio 2011 hanno votato la legge 111 e il 12 novembre 2011 hanno votato la legge 183, quelle leggi che hanno elevato da 300 a 400 il numero minimo degli alunni perché venisse conservata l’autonomia delle scuole nei comuni montani, ed a 600 negli altri.

Questi politici, insieme a quelli di opposizione eletti nei nostri territori, non sono intervenuti in aula per dire che queste norme avrebbero sconvolto la già fragile rete scolastica  della nostra Provincia e, soprattutto del nostro Tammaro, del Fortore, del Taburno, del Titerno, contribuendo alla desertificazione dei comuni montani.

Questi politici non sembra che abbiano chiesto al Presidente o all’Assessore al ramo rispetto alla delibera di Giunta della Regione Campania 669 del 24 novembre 2012, che ha  stabilito le linee guida per il dimensionamento scolastico, spiegazioni del perché si siano trattati territori costieri e territori montani allo stesso modo, ignorando differenze di densità abitativa, del sistema dei trasporti, della viabilità, dei servizi. Se non volevano chiedere direttamente, avrebbero  potuto delegare l’intervento a qualche consigliere regionale che conosce bene quei territori.

Avrebbero potuto chiedere perché un’operazione così delicata si sarebbe dovuta realizzare in un mese, quando delle linee guida si  parlava già  da giugno scorso.

Possono chiedere quali e quanti incontri si siano svolti nelle altre quattro province campane per la definizione del piano scolastico: quanti sindaci, quanti dirigenti scolastici siano stati consultati, quanti incontri si siano tenuti con le forze sociali nelle altre province (a Benevento 17 novembre, 6-19-21-28-31 dicembre 2012, 3 gennaio 2013).

Sarebbe stato facile per l’Amministrazione Provinciale  non ascoltare la “gente di scuola” e assecondare (questo sì per motivi pre-elettorali) verticalizzazioni (dall’infanzia al Liceo) richieste da quelle comunità. Tali  richieste non hanno nulla a che fare con  la  migliore offerta formativa  per quegli studenti. Perseguono, invece, il risultato di isolare maggiormente gli abitanti di quei comuni, oltre che creare istituti ibridi  con difficoltà didattico-pedagogiche, o addirittura irregolarità di tipo ordinamentale e gestionale interna( Consigli d’istituto) ed esterna ( competenze dei Comuni vs Competenze della Provincia).

Che dire delle strumentalizzazioni  tendenti a coinvolgere gli studenti, che invece restano nelle loro scuole con i loro docenti. Quanto all’attribuzione dell’indirizzo sportivo, il tavolo  ha rispettato esclusivamente l’analisi puntuale della documentazione presentata dalle diverse istituzioni.

Oggi risulta facile ergersi a paladini di situazioni che sono difficili, difficilissime, ma non certo a causa delle proposte di dimensionamento che abbiamo condiviso con la Provincia  di Benevento.

Nonno, cos'è il sindacato?

Presentazione del libro il 5 novembre
al Centro Binaria di Torino, ore 18.

SFOGLIALO IN ANTEPRIMA!