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Dimensionamento scolastico: Benevento, soddisfatti i sindacati

Accolte le proposte presentate nel corso del confronto con il Presidente della Provincia di Benevento Claudio Ricci.

02/12/2016
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A cura della FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola e SNALS Confsal

Soddisfazione delle organizzazioni sindacali FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola e SNALS Confsal alla pubblicazione della delibera provinciale n. 188/2016 in cui il Presidente Ricci ha accolto in pieno quanto concordato al tavolo del dimensionamento della rete scolastica per il territorio sannita.

Il sindacato, volutamente, non è intervenuto quando il dimensionamento proposto da tanti Sindaci veniva dato per approvato sulle pagine dei quotidiani, certo che quelle proposte, spesso fantasiose, non sarebbero state condivise al tavolo tecnico perché non rispettose delle linee guida emanate dalla Regione Campania: accaparrarsi plessi di Istituti dimensionati per salvare la presidenza del proprio campanile rendendo sottodimensionata la scuola del campanile del vicino, o proporre verticalizzazioni come mere somme di Istituti superiori e Istituti comprensivi, in situazioni in cui non si può dire che si stia intervenendo su territori o nelle località che si trovino in condizioni di particolare conclamato isolamento, come recitano le linee guida citate.

Congelare la situazione attuale, lasciando qualche scuola sottodimensionata, non vuole significare mantenere lo status quo.

Nelle altre Province della Campania, compresa Napoli, si contano ancora scuole sottodimensionate: 16 Napoli, 14 Salerno, 6 Caserta, 15 Avellino (dato USR Campania a.s. 2015/2016).

La provincia di Benevento ha già dato negli anni scorsi perdendo 32 autonomie scolastiche delle 84 presenti sul territorio sannita nel 2008, e dopo aver sollecitato, inascoltati, un necessario cambiamento della normativa in merito al dimensionamento, si è oggi nella certezza che il Sannio non può permettersi nessuna autonomia in meno.

Questa decisione porta tutti ad assumere un forte impegno: cambiare l’idea che la politica ha degli investimenti in istruzione per far si che tutto il Paese progredisca, esca da questa crisi infinita, ma soprattutto che si permetta la sopravvivenza dei nostri piccoli borghi, tutelandoli contro lo spopolamento e l’abbandono a cui da troppo tempo sono condannati.

Al tavolo sono stati suggeriti i rimedi che hanno una sola condizione per il loro successo:

richiedono la partecipazione di tutti.

Le comunità coese oltre il singolo campanile, le donne e gli uomini di scuola, i genitori e gli alunni, la politica e le forze sociali.

La delega dello Stato alle Regioni nell’organizzazione della rete scolastica (titolo V della Costituzione) non può essere condizionata con limiti ragionieristici nazionali (600 alunni o 400 per zone montane o piccole isole) per mero obiettivo del contenimento della spesa.

“Non c’è niente di più ingiusto che fare parti uguali fra diseguali”: non si può pensare che gli stessi parametri vadano bene per Napoli come per Benevento nell’attribuire la Dirigenza alle scuole, non tenendo conto che la provincia di Napoli ha la densità abitativa venti volte superiore a quella della provincia di Benevento, che l’orografia, la viabilità, i trasporti non sono tra loro paragonabili.

Questa prima battaglia va combattuta tenendo presente che non siamo i soli nel Paese a vivere queste difficoltà al sud come al nord, in Calabria, come in Piemonte, in Lombardia, come nel Veneto, in Toscana come in Abruzzo.

Tutti si dovranno sentire impegnati affinché cambino le posizioni assunte al tavolo della Conferenza Stato-Regioni, per realizzare la modifica dell’attuale normativa, e risolvere le difficoltà delle provincie interne della Campania, certi che problematiche simili le hanno anche i territori montani di tante altre regioni d’Italia

A fronte della bellissima definizione di principio che prevede per lo Stato l’impegno a garantire “livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale” non ci si può imbattere in norme meramente numeriche che cancellano la dirigenza di una scuola per un alunno in meno.

In realtà disagiate, come quelle del territorio sannita, dove il dimensionamento ha già determinato accorpamenti di realtà distanti anche oltre i 30 km, ciò significherebbe l’abbandono del presidio culturale da parte dello Stato, [nelle sue articolazioni Regione e Province (?), Comuni] di questi territori.

L’orografia, la viabilità, i trasporti, già sono elementi che penalizzano questi territori a loro volta causa di peggioramento del già fragile sistema economico che le nostre popolazioni subiscono, situazioni che contribuiscono a creare difficoltà allo sviluppo in tutti i settori, da quello agricolo a quello imprenditoriale, da quello artigianale a quello commerciale. Queste penalizzazioni determinano la denatalità e l’abbandono dei nostri paesi.

Le comunità e i loro Sindaci, la Provincia, la Regione devono interrogarsi e affrontare le difficoltà legate ad una rete di trasporti territoriali che offra servizi omogenei su tutto il territorio, anzi, che recuperi il gap proprio per i territori disagiati come quello sannita, che offra collegamenti non solo radiali verso il capoluogo, ma anche collegamenti trasversali tra comuni, con orari determinati proprio dalle necessità di garantire pari dignità all’offerta formativa sull’intero territorio sannita; sarà necessario garantire le stesse agevolazioni economiche agli studenti che fruiscono di queste tratte, e non solo a quelli che percorrono le direttrici di collegamento con il capoluogo di provincia o quello di regione, scongiurando l’emorragia di studenti che lungo il confine con il Molise preferiscono abbandonare le scuole sannite (circa 100 all’anno), attratti e incentivati dall’offerta scolastica e di servizi messi a disposizione dalla regione limitrofa.

Saranno realizzati servizi aggregati dei vari comuni, con l’istituzione e/o il potenziamento dei poli scolastici per far fronte all’emergenza dell’edilizia scolastica, all’individuazione dei poli liceali, tecnici e professionali da realizzare a livello locale, evitando duplicazioni di indirizzi per pressioni del singolo Istituto e/o del politico di turno.

L’impegno di tutti continua già con il sostegno incondizionato e convinto affinché la Regione approvi la proposta della Provincia sul dimensionamento, facendoci tutti portavoce dei necessari cambiamenti legislativi che a partire dalla Regione Campania determinino la modificazione anche della legislazione nazionale, causa delle diseguaglianze che subiscono i nostri territori.

Vanno garantite le risorse per la sicurezza di tutti gli edifici scolastici, anche in ragione degli eventi sismici e alluvionali a cui il nostro territorio è soggetto. Inoltre le scuole dovranno garantire le attrezzature necessarie alla realizzazione dell’offerta formativa di quell’Istituzione. Istituire un Liceo Musicale o uno Sportivo e non dotarlo degli spazi (aule, laboratori, palestre, auditorium…) e attrezzature (strumenti musicali o sportivi) significa impedire il loro auspicato sviluppo a favore del territorio e dei possibili fruitori, se non addirittura decretarne la fine.

Infine, premesso che l’acronimo CPIA sta per Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti, si ribadisce la necessità di assegnazione di uno di questi Centri alla provincia di Benevento soprattutto in considerazione che dalla rilevazione della numerosità degli iscritti presso le scuole sannite risulta superato anche il limite minimo dei 600 alunni.

Nonno, cos'è il sindacato?

Presentazione del libro il 5 novembre
al Centro Binaria di Torino, ore 18.

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