Università, la fuga dei meno abbienti. Non si iscrivono da tecnici e professionali
Il calo delle iscrizioni fotografato dal Cun non tocca per nulla i diplomati nei licei classici o scientifici (che aumentano). Restano fuori una parte consistente degli istituti che ospitano la maggioranza degli studenti italiani
ormai fermo da tempo. Se infatti il calo di immatricolazioni avesse colpito equamente tutti avremmo avuto meno immatricolati fra i diplomati di tutti gli indirizzi. Ma così non è stato. Dal 2003/2004 al 2011/2012, gli immatricolati all'università in possesso di un diploma di maturità liceale (classica o scientifica), anziché diminuire, sono aumentati dell'8 per cento. Mentre sono crollate le immatricolazioni di coloro che erano in possesso di un diploma tecnico o professionale: meno 44 per cento per i primi e meno 37 per cento per i secondi. E in Italia, si sa, gli istituti tecnici e professionali sono frequentati proprio dai figli delle famiglie meno abbienti.
E anche depurando i dati dall'aumento di iscritti, e di diplomati, nei licei verificatosi negli anni presi in considerazione dal Cun, e dal conseguente calo di iscritti registrato dagli istituti tecnici, le cose non cambiano molto. Negli otto anni in questione, infatti, il numero di diplomati dei licei è cresciuto del 22 per cento mentre quello sfornato dagli istituti tecnici è calato del 13 per cento. Nulla a che vedere col crollo del 44 per cento di immatricolazioni che ha colpito i possessori di una diploma tecnico. Addirittura i diplomati degli istituti professionali, negli otto anni di riferimento, sono aumentati - del 7 per cento - ma coloro che hanno deciso di continuare gli studi hanno fatto registrare una flessione del 37 per cento.
Ma a condizionare la scelta di proseguire o meno gli studi, oltre alle difficoltà economiche, potrebbe essere anche stata la sfiducia nei confronti di un titolo di studi, la laurea, che un tempo assicurava ottime prospettive di lavoro e di guadagno, oltre che una diversa considerazione sociale dei "semplici" diplomati. Ma andando a guardare cos'è avvenuto nelle diverse aree geografiche del Paese si è portati ancora una volta ad attribuire il calo degli immatricolati a considerazioni di tipo economico, che il possibile calo delle borse di studio - conseguente alla prossima approvazione del decreto sul diritto allo studio - denunciato dagli studenti universitari, potrà solo accentuare.
Il 17 per cento complessivo di calo delle immatricolazioni, si ridimensiona al 7,7 per cento nelle regioni del Nord, col Piemonte e il Trentino Alto Adige che fanno registrare addirittura incrementi. Ma scendendo per lo Stivale le cose cambiano rapidamente. Nelle regioni dell'Italia centrale il calo delle immatricolazioni è già pesante - meno 19 per cento - e diventa pesantissimo nelle aree meridionali dove arriva a sfiorare il 27 per cento. In buona sostanza, al Sud in pochi anni oltre un ragazzo su quattro ha abbandonato i sogni di conseguire una laurea. Proprio dove, in questi ultimi anni, la disoccupazione e la crisi economica a fatto sentire i suoi effetti più nefasti