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“Sei d’accordo, oppure… sì”? La consultazione farsa di Valditara

Tante polemiche: prorogato al 17 aprile il termine per rispondere al questionario sulle Nuove indicazioni per la scuola dell’infanzia e del primo ciclo. Ma il “dibattito pubblico” è finto

10/04/2025
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Collettiva.it

Un documento di 156 pagine sul quale le scuole sono state chiamate a dare una valutazione - vedremo poi come – in meno di un mese. Questo il tempo che intercorre tra la pubblicazione avvenuta il 21 marzo delle Nuove indicazioni per la scuola dell’infanzia e primo ciclo di istruzione e il termine ultimo per rispondere al questionario che era stato fissato a oggi (10 aprile) e prorogato il 17 per le polemiche che ha suscitato. Una consultazione farsa che il ministro Valditara ha voluto pomposamente definire “dibattito pubblico” e che non basterà una settimana in più a rendere adeguata.

Del documento si è già ampiamente detto. A partire dalla mole: il triplo delle “vecchie” indicazioni a dimostrazione, commenta Manuela Calza, della segreteria nazionale Flc Cgil, “che non si tratta di ‘indicazioni’, ma di un ritorno ai vecchi programmi prescrittivi che infuiscono pesantemente sull'autonomia scolastica. Non si limitano infatti a indicare finalità e di obiettivi, ma anche contenuti e addirittura suggerimenti metodologici. Autonomia scolastica e libertà di insegnamento vengono così completamente sviliti”.

Contenuti regressivi

Quanto ai contenuti, continua la sindacalista, “quella che emerge è un’idea della scuola e della conoscenza non come leva di emancipazione e protagonismo delle persone, ma come strumento di costruzione di un'identità nazionalistica che vede l'Occidente come superiore e al centro di tutto”. “Memorabile”, come già sottolineato da più parti, l’incipit della sezione dedicata alla storia: “Solo l’Occidente conosce la Storia”, con la successiva citazione di un Mark Bloch del tutto decontestualizzato.

La consultazione? Una farsa

Ma veniamo al metodo scelto per la consultazione. Innanzitutto: chi è titolato a rispondere? “Assistiamo – commenta Calza – al totale svilimento del collegio docenti che ha la titolarità per esprimersi sui temi di carattere pedagogico e didattico. Qui invece si prevede, in maniera anche abbastanza confusa, che le risposte possono essere date da un gruppo di insegnanti su mandato del collegio o addirittura dal dirigente o dal suo staff. In ogni caso, non viene mai individuato il collegio docenti come unico soggetto titolato a dare valutazioni sul documento”.

E poi la chicca: le 22 domande prevedono quattro opzioni di risposta chiusa, nessuna delle quali però rappresenta un disaccordo netto. Queste le possibilità di scelta rispetto alle discipline: “Si condivide l’impianto perché prefigura un percorso ‘verticale’ degli studi meglio scandito e articolato”; “Sarebbe più utile ampliare le conoscenze suggerite nelle diverse classi del primo ciclo”; “L’approccio metodologico è innovativo, ma richiederebbe maggior peso e tempo da assegnare alla disciplina”; “Nessuna risposta”. Sembra uno scherzo, ma è così. Per non parlare poi dello spazio “aperto” in cui si possono esprimere commenti liberi: 250 caratteri, spazi inclusi, portati poi a 1.000 dopo varie proteste.

Duro il giudizio di Calza: “Si tratta di un questionario proforma che servirà alla Commissione tecnica che ha redatto il documento – e conseguentemente al ministro Valditara – per rivendicare che è stata fatta una consultazione ampia e capillare all'interno delle scuole, ma che in realtà realizzata in questo modo non ha alcun significato”.

Coinvolgere davvero le scuole

D’altra parte, continua la dirigente della Flc, “per noi una revisione delle Indicazioni nazionali a 12 anni di distanza dalla loro emanazione non rappresenta un tabù, ma nel corso delle audizioni dello scorso giugno con la Commissione avevamo chiesto che ci fosse una riflessione partendo proprio dall'applicazione delle Indicazioni nazionali vigenti, per capire quale impatto avessero avuto sulla scuola e quali fossero le criticità”.

Cosa che, ovviamente, si sarebbe potuta ottenere solo attraverso un coinvolgimento reale e capillare del mondo della scuola, il che però non è accaduto. Il risultato è, appunto, un documento che rappresenta l’ideologia regressiva del ministro e del governo. Un’ideologia che ha bisogno di una scuola che, come è evidente nelle Nuove Indicazioni, torni a un’idea trasmissiva di un sapere veicolato verticalmente: programmi, insomma, e non indicazioni.

Ma cosa succede nelle scuole? “In questi giorni stiamo girando per tutto il Paese (il 14, 15 e 16 aprile si vota per il rinnovo delle Rsu, ndr) e vediamo che le scuole sono vive e reattive – conclude Calza –. Tanti docenti sono indignati, si sentono sviliti nella loro professionalità e hanno voglia di far sentire la propria voce. Pensiamo dunque che ci sia necessità di prevedere ulteriori spazi di approfondimento e discussione sulle Indicazioni, a partire dal coinvolgimento dell'organo collegiale per eccellenza che è il collegio dei docenti”.


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