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Scuola, altolà delle Regioni su mascherine e didattica «Così noi non firmiamo»

Le linee guida per settembre. «Vanno ridiscusse»

25/06/2020
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Corriere della sera

Gianna Fregonara

Quattro pagine dense di rilievi puntuali. Così le Regioni ieri hanno risposto alle linee guida per la riapertura delle scuole a settembre inviate dalla ministra Lucia Azzolina martedì: se non si cambiano i punti controversi, le Regioni oggi non firmano e il difficile iter verso settembre rischia di fermarsi. Per questo ieri sera sono state convocate via video per una riunione con i ministri Boccia, Speranza e la stessa Azzolina.

No alle mascherine in classe, no alla didattica a distanza come «forma ordinaria» di scuola anche se integrativa, no alla sostituzione degli insegnanti con i volontari per le attività educative non didattiche: «Al posto di individuare risorse per l’organico si propongono soluzioni che prevedono un orario scolastico basato su “associazionismo” con ruoli e responsabilità non compatibili con la normativa», scrivono i governatori, in un documento che smonta alcuni dei principi contenuti nella proposta di Azzolina. E poi una serie di chiarimenti sui fondi, sul personale, sulle procedure, sui tempi per l’adeguamento delle strutture. Persino i tavoli regionali che costituiscono l’ossatura della gestione dell’emergenza andrebbero aboliti. Quando il documento inviato dal presidente delle Regioni Stefano Bonaccini è arrivato a Palazzo Chigi, è cominciata la trattativa, con il sistema di concertazione che ha funzionato in questi mesi. «Su questo tema così importante va trovata subito un’intesa», ha detto Boccia. «Le regole vanno concordate», ha replicato Bonaccini.

Oltre a lui erano collegati altri quattro governatori (Attilio Fontana, Massimiliano Fedriga, Donato Toma, Donatella Tesei) e l’assessore all’Istruzione della Toscana Cristina Grieco. Sull’uso delle mascherine si deciderà a fine agosto — ha promesso Speranza —, dopo un altro parere del Comitato tecnico scientifico. Il governo però ha già accolto l’orientamento delle Regioni di lasciare l’obbligo solo negli spazi comuni, dalle elementari alle superiori. Al banco, in classe si sta tutti senza. Per tranquillizzare professori e famiglie, si continua a lavorare per lo screening sierologico del personale.

Un altro capitolo che le Regioni hanno chiesto di rimuovere è quello della didattica a distanza che è prevista per le scuole superiori come integrativa. Si tratta nella notte per trovare una dicitura che la renda residuale e ne limiti il più possibile l’uso a situazioni di emergenza. Quello che le Regioni hanno chiesto con il loro documento coincide con le critiche e i rilievi che in giornata hanno fatto i presidi, i sindacati e, nella riunione di maggioranza, gli alleati: più indipendenza dal Cts per poter trovare soluzioni attuabili e più risorse per assunzioni anche a tempo determinato di insegnanti e bidelli. Per questo e per la sistemazione delle strutture scolastiche sono in arrivo nuovi fondi: potrebbe esserci fino a un miliardo aggiuntivo.


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