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Scontro sulla febbre misurata a casa Nuove regole per gli scuolabus

De Luca: irrealistico il controllo domestico. Ma dotare gli istituti di termoscanner risulta troppo costoso

26/08/2020
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Corriere della sera

Gianna Fregonara

Quando misurare la febbre, se a casa o a scuola. Quali saranno le regole per autobus e scuolabus per riuscire a garantire che tutti gli studenti arrivino in classe per tempo. Come fare con le mascherine che il governatore della Liguria Giovanni Toti vorrebbe permettere di togliere durante le lezioni. E ancora, come essere sicuri che le Asl e i medici di base e i pediatri reggano l’urto delle segnalazioni, dei triage telefonici mattutini con genitori in ansia, dando risposte — per dirla con il ministro delle Regioni Francesco Boccia — rapide e impeccabili, magari accompagnate da «tamponi e test rapidi, che diano risposte entro poche ore»? Di tutto questo si parlerà oggi nella riunione tra la ministra Lucia Azzolina, il suo collega della Salute Roberto Speranza, la ministra dei Trasporti Paola De Micheli, Boccia, Agostino Miozzo coordinatore del Cts, il commissario Domenico Arcuri e i governatori delle 20 Regioni. Obiettivo: trovare soluzioni comuni e nazionali, ed evitare che ogni Regione si muova per conto suo, aggiustando le norme generali.

I trasporti

Per quanto riguarda i trasporti, resta il problema della capienza dei pullman regionali: si stanno valutando tutte le soluzioni che potrebbero permettere di passare dal 50 per cento attualmente permesso al 70 o anche 80 per cento. Il Cts è contrario a deroghe, ma le soluzioni per il distanziamento, come divisori tra sedili risultano molto difficili da usare. Per gli scuolabus sono già previste norme particolari: oltre ad un numero maggiore di corse, fino a due ore prima dell’orario di ingresso, se la permanenza sul mezzo è inferiore ai 15 minuti, si può evitare il distanziamento. La misurazione della febbre prima di salire è obbligatoria e solo chi abita nella medesima casa potrà sedersi vicino.

Chi misura la febbre?

Rischia di allargarsi il fronte di coloro che vorrebbero mettere in capo alle scuole (e non ai genitori) la sorveglianza delle condizioni di salute degli alunni. A porre il problema è stato il governatore della Campania Vincenzo De Luca: «L’ipotesi di far misurare la temperatura a casa e non a scuola è irrealistica», ha spiegato, annunciando che in Campania sono in corso verifiche per rendere obbligatorio il controllo della febbre all’ingresso degli istituti scolastici con apposito termoscanner.

A Roma, la temperatura «deve» essere misurata a chiunque entri nelle scuole dell’infanzia e nei nidi, compresi genitori e operatori: così recitano le linee guida per le strutture della Capitale presentate ieri. Ma la regola nazionale resta quella stabilita a fine maggio dal Cts: la febbre va misurata tutte le mattine prima di uscire di casa. Questo per evitare che alunni — o anche personale scolastico — con sintomi affollino i mezzi pubblici. E anche perché prevedere la misurazione della febbre sul portone potrebbe provocare assembramenti.

La parola degli esperti

Ma ora a chiedere una marcia indietro al Cts e al governo sulla regola della misurazione della temperatura sono due esperti di razza come il virologo Andrea Crisanti e l’infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano Massimo Galli. «Trovo assurdo — ha spiegato Crisanti — che otto milioni di famiglie misurino la temperatura da sole, a casa, con termometri diversi. E poi si sa che i ragazzi si ammalano meno, quindi la soglia della febbre andava abbassata a 37». Massimo Galli ha insistito: «Se uno deve fare una sorveglianza epidemiologica non la può scaricare sulle spalle dei cittadini: la deve fare come struttura sanitaria, è una responsabilità politica».

Il Cts sull’indicazione che la misurazione della temperatura è una operazione che rientra nella responsabilità dei genitori non ha mai fatto deroghe. Le scuole possono tuttavia — nella loro autonomia — decidere di misurare la febbre a campione o — se hanno gli spazi — anche a tutti gli studenti.


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