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Liberazione: Gagliardi e le altre contro Fioroni.«Stiamo dalla parte dei precari»

Al Senato e nelle scuole contro i tagli. Il ministro al Tasso ma non risponde agli studenti

23/11/2006
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Liberazione

Checchino Antonini

Da un lato si prevede un piano straordinario di assunzioni, è vero, ma dall’altro si cancellano le graduatorie permanenti degli insegnanti precari a partire dal 2010. Ce n’è abbastanza per sentirsi quantomeno «insoddisfatti» per come la finanziaria strapazzi i precari della scuola. Ed è proprio come si sentono tre senatrici di Rifondazione, Rina Gagliardi, Giovanna Capelli e Maria Luisa Boccia, che ieri hanno dichiarato di essere, appunto, «profondamente insoddisfatte di come il governo sta affrontando la drammatica situazione degli insegnanti precari». «Gravissimo» che la manovra non abbia rispettato l’accordo di programma, già frutto di meditate mediazioni, che prevedeva l’avviamento del piano straordinario di immissione in ruolo, scaglionato in tre anni, di 150mila docenti senza legarlo alla cancellazione dei diritti acquisiti dall’esercito di supplenti. La cifra delle assunzioni, infatti, non serve né a colmare il fabbisogno della scuola italiana, né a risolvere il problema di 300mila iscritti alle graduatorie permanenti. Tutta gente che ha sostenuto il sistema scolastico perché già insegna da dieci anni, ha sostenuto corsi di abilitazione e specializzazione e che viene consegnata allo sconforto da una mossa a sorpresa della manovra. Una mossa poco congrua visto che «non comporta oneri di spesa». Sarebbe servito almeno un «dibattito libero in Parlamento e un confronto con le parti sociali sulle modalità del reclutamento», aggiungono le tre senatrici del Prc per le quali il ripristino delle graduatorie permanenti è «un punto irrinunciabile» su cui il gruppo presenterà un emendamento alla manovra in discussione.
L’arrivo a Palazzo Madama del testo della manovra vede senza risposta le richieste formulate da Rifondazione alla Camera di «correzioni importanti», così erano state definite, al capitolo relativo a scuola e università. Oltre all’articolo 66, quello ammazza-supplenti, era stata segnalata l’urgenza di bloccare l’aumento dei fondi alle private e l’innalzamento del numero di alunni per classe, di assumere 70mila non docenti precari anziché 20mila, adeguare i fondi per università e ricerca e di superare l’ambiguità contenuta dall’innalzamento dell’obbligo a 16 anni che può essere espletato anche nel circuito della formazione professionale regionale anziché a scuola (magari con progetti che includano le agenzie regionali ma sempre all’interno del sistema nazionale di istruzione) come richiesto da Rifondazione e i movimenti (il cosiddetto “popolo della scuola pubblica” che, anzi, chiede l’innalzamento a 18 anni). Contro la «nuova emarginazione» prodotta dallo slittamento dell’obbligo scolastico nei meandri della formazione professionale si terrà a Roma un incontro pubblico, promosso da un appello firmato da decine di personalità politiche e accademiche, il 29 novembre. Contro la finanziaria, il 7 dicembre, ci sarà un altro sciopero indetto stavolta dalla Gilda, sigla autonoma. I confederali attendono l’esito del dibattito di Palazzo Madama.

Dopo le manifestazioni del 17 novembre, il “primo maggio studentesco” celebrato in molti Paesi, gli studenti continuano a mobilitarsi contro la mancata abrogazione delle “riforme” Moratti e contro i tagli della finanziaria. Alla storica decisione del ministro Fioroni di mettere piede, martedì sera, in un liceo occupato (il Tasso di Roma nelle mani degli studenti da lunedì e restituito oggi al preside) non è seguita l’altrettanto storica occasione di dare risposte precise alle domande incalzanti degli studenti: «Ha sfornato numeri su numeri, dichiarazioni su tagli “necessari” senza spiegare perché non levasse di mezzo la “riforma” - racconta a Liberazione, Delfina, una studentessa di primo liceo - per venti minuti buoni, poi, ha voluto parlare del bullismo ma il nostro vero problema è il fascismo». Un’ora e mezza prima dell’arrivo del ministro, infatti, sono stati pestati con le chiavi inglesi due ragazzi che erano arrivati al Tasso per l’assemblea cittadina. «Un’aggressione in perfetto stile fascista», scrivono i Giovani comunisti della Capitale, solidali con le ragioni dell’occupazione, chiedendo che non siano più tollerate liste studentesche che fanno apologia del fascismo. Ieri mattina, in 300, hanno manifestato per le vie del quartiere contro l’ennesimo episodio di squadrismo. Tra dieci giorni una delegazione delle scuole superiori romane porterà un documento organico per avviare un dialogo più concreto con Viale Trastevere.

Va detto che ai romani del Tasso è andata molto meglio dei loro colleghi della rete Sempre ribelli di Vercelli. Lunedì scorso, volevano intervenire a un convegno della Margherita dal titolo “La scuola che vogliamo”, ospite il ministro Fioroni, ma la forza dell’ordine prima ha sequestrato loro il megafono, poi l’ha utilizzato per picchiare gli studenti. Bilancio: un ragazzo è stato sfregiato ed è finito in ospedale e altri due, di 14 e 16 anni, se la sono vista brutta. Solo dopo questo trattamento è stato concesso agli studenti di intervenire al convegno.


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