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«In classe chi vuole potrà tenere la mascherina»

Intervista alla ministra Azzolina nell'ambito dell'iniziativa del Corriere "Il tempo delle donne", con Manuel Agnelli e la Preside Cocchi del Liceo Vittorio Veneto di Milano che ha riaperto in anticipo

13/09/2020
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Corriere della sera

Gianna Fregonara e Orsola Riva
C’è il padre fragile che teme di essere contagiato dal figlio e la madre lavoratrice che ha paura di ritrovarselo a casa solo per un raffreddore. Chi non si fida che gli altri genitori tengano i bimbi a casa con 37,8°di febbre e chi è preoccupato perché la sua scuola domani riaprirà, sì, dopo sei mesi, ma al momento può garantire al massimo un paio d’ore al giorno. Sono solo alcune delle 1.200 domande arrivate in poche ore al sito del Corriere per il forum organizzato dal Tempo delle Donne nella sede storica di via Solferino 28 con la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, la dirigente scolastica del liceo scientifico Vittorio Veneto di Milano Patrizia Cocchi, Manuel Agnelli, leader degli Afterhours, apprezzato giudice di X Factor, ieri sera nell’inedita veste di padre di Emma, 15 anni e il vice direttore Daniele Manca. Titolo dell’incontro: «Tutti a scuola. O no?».

Ministra, un padre ci ha scritto chiedendoci perché suo figlio quindicenne non può tenere la mascherina in classe visto che ha paura. Perché, alle medie e superiori, non si stabilisce l’obbligo delle mascherine sempre?

«Noi abbiamo detto una cosa diversa: se c’è il metro di distanza e il ragazzo vuole abbassarla può farlo, ma nulla gli vieta di tenerla se preferisce così».

Manuel Agnelli, come ha vissuto questi mesi di didattica a distanza e come si sta preparando al grande ritorno di lunedì?

«Durante il lockwdown le lezioni davanti al computer in cucina erano un po’ di tutta la famiglia. Io mi sono rimesso a studiare matematica con mia figlia e siamo diventati tutti e due abbastanza bravi. Alla fine penso che quest’esperienza sia servita a responsabilizzare Emma. È diventata più indipendente, si organizza meglio nello studio. Però credo che il ruolo della scuola come luogo fisico sia insostituibile».

Professoressa Cocchi, lei ha riaperto il suo liceo lunedì 7 settembre.

«Abbiamo deciso di partire una settimana prima perché volevamo permettere a tutti i ragazzi di prima, seconda e terza di venire in presenza, facendo invece delle rotazioni con i ragazzi di quarta e di quinta. È andata bene: gli studenti hanno rispettato le regole con grande attenzione, dimostrando un senso di responsabilità anche più elevato di quello degli adulti. Abbiamo avuto qualche problema di connessione con gli studenti collegati da casa, ma insomma: tutto è perfettibile, nulla è impossibile».

Ministra, molti genitori chiedono di prevedere la didattica a distanza anche per chi alle elementari e alle medie resterà a casa per un’influenza o un raffreddore che con le regole anti Covid costringeranno i bambini ad assenze continue.

«Nulla vieta, se la scuola è attrezzata, di videocollegarsi anche con chi ha un banale raffreddore».

Cocchi: «Io ho fatto sì che in tutte le classi ci fosse la possibilità per un gruppo di seguire la lezione da casa. Ma per garantire la didattica a distanza a 54 classi ho dovuto creare una rete dedicata».

La rete Internet nelle scuole va rafforzata, non solo per la didattica a distanza, anche per una scuola più digitale: gli studenti ormai la vogliono

Azzolina: «Su questo abbiamo lavorato con la ministra dell’Innovazione Pisano e con il ministro dello Sviluppo Economico Patuanelli. Sono stati investiti 400 milioni di euro per rafforzare la banda larga nelle scuole. Migliorare la rete non serve solo alla didattica a distanza, ma anche a fare una didattica innovativa in presenza. Perché queste cose gli studenti ormai le vogliono».

Ministra, alcuni genitori chiedono perché, nonostante sei mesi di tempo utile, ancora oggi molte scuole non siano pronte.

«Non abbiamo avuto sei mesi per riaprire le scuole. Fino a fine maggio abbiamo lavorato per chiudere l’anno scolastico, inventando la didattica a distanza e facendo gli esami di stato in presenza. Poi abbiamo iniziato a lavorare sul 2020-21. Lo so che stiamo chiedendo alle famiglie dei piccoli sacrifici, ma per tornare a scuola dobbiamo rinunciare a qualcosina. All’inizio non si faranno gli orari per intero, vero. Ma restituiremo alle famiglie un pezzo di normalità».

Lei chiede molta pazienza alle famiglie. Sono arrivate decine di domande di genitori che lamentano i buchi nell’organico. Prima ancora delle aule, mancano gli insegnanti.

«Nessun altro Paese ha stanziato dei soldi per l’organico aggiuntivo, tranne la Spagna. Ci sono piccole criticità, le stiamo risolvendo a poco a poco: le assunzioni che si potevano fare si sono fatte, le altre non si sono fatte perché qualcuno non ha voluto i concorsi. Ad ottobre però il concorso si farà».

Manuel Agnelli: Ministra, oggi la scuola è tornata al centro del dibattito. Secondo lei è perché la gente ne ha capito l’importanza o c’è un interesse politico?

«Il lockdown ha fatto cambiare la percezione, i ragazzi hanno sofferto e il Paese si è reso conto di quale ruolo avesse la scuola. Purtroppo il fatto che la riapertura coincida con le elezioni non aiuta. In queste settimane si è abusato nel parlare di scuola in modo distruttivo».

Negli ultimi giorni il governatore del Piemonte Cirio ha creato scompiglio con un’ordinanza che, smentendo il governo, prevede l’obbligo da parte delle scuole di misurare la febbre agli alunni. Perché non c’è stata una vostra risposta immediata? Impugnerete la norma?

«Il governo ci sta lavorando in queste ore. Che la febbre si dovesse misurare a casa lo si è deciso il 26 giugno. Quelle linee guida sono state approvate da tutte le regioni, compreso il Piemonte, e su quella base sono state date le informazioni alle scuole. L’ordinanza di Cirio è intempestiva».


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