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Il Cnr punta su Napoli per il progetto del super microscopio

Più di trecento milioni da impegnare per la realizzazione di grandi infrastrutture scientifiche. Di questo si tratta. E saran-no sette su diciotto i progetti che il Miur, il ministero competente, ha affidato, come ca-pofila, al Cnr.

27/03/2018
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Corriere della sera

MArco Demarco

Più di trecento milioni da impegnare per la realizzazione di grandi infrastrutture scientifiche. Di questo si tratta. E saran-no sette su diciotto i progetti che il Miur, il ministero competente, ha affidato, come ca-pofila, al Cnr. Tra quelli in griglia di partenza, c’è «EuroBioImaging», il progetto che preve-de anche il più potente criomicroscopio mai messo a disposizione dei ricercatori in Italia. Riuscirà a penetrare i misteri dell’infinita-mente piccolo, a farne «vedere» la struttura molecolare, e a dare una potente accelerata alla ricerca multinazionale nelle scienze della vita. Il nuovo criomicroscopio italiano avrà sede a Napoli, e Massimo Inguscio, presiden-te del Cnr, è stato ben attento a scegliere il luogo e il momento giusto per l’annuncio. «A chi mi chiede qual è il futuro del Cnr rispon-do sempre che è il suo passato», ha esordito. Ed ecco spiegato perché. Inguscio ha parlato nell’ex Olivetti di Pozzuoli, lì dove, sul finire degli anni Cinquanta, i «piemontesi» incon-trarono i «napoletani» per una nuova unità nazionale nel segno dell’innovazione tecno-logica; dove Ottiero Ottieri, allora dipendente dell’azienda di Ivrea, ambientò il suo «Don-narumma all’assalto»; e dove l’industrializza-zione del Mezzogiorno partì con la vittoria del senso civico sulle spinte assistenzialisti-che: Donnarumma era un protocamorrista che pretendeva l’assunzione comunque e «a prescindere». In questa struttura, che ancora oggi è considerata un simbolo dell’architet-tura sociale, oggi ha sede l’istituto di chimica biomolecolare del Cnr, un’eccellenza mondi-ale. Esattamente cinquanta anni fa — ieri si celebrava appunto la ricorrenza — Rodolfo Nicolaus, scopritore della melanina, al tempo di grandi pionieri scientifici come Paolo Corradini e Eduardo Caianiello, in un modes-to appartamento di periferia, e riservando per sé uno studio di cinque metri quadrati, fondò il nucleo di lavoro da cui tutto ebbe inizio. «Quella scelta traduceva in fatto con-creto l’intuizione di Vito Volterra, fondatore del Cnr, che immaginò per il Paese un centro di studi senza barriere disciplinari. Saperi diversi, energie giovani, esperienze consoli-date: tutto doveva convergere a vantaggio della ricerca». È lo stesso spirito con cui si lavora ai sette nuovi progetti del Cnr. Nasce-ranno infrastrutture, non singoli impianti. Prenderà forma una rete internazionale di ricerca. Come nel progetto «E-Rihs» che mette insieme scienze «dure» e umanistiche con l’obiettivo di tutelare e valorizzare il patrimonio culturale, naturale e archeologi-co. E molti nodi di questa rete saranno collo-cati nel Mezzogiorno. «Che così — ha con-cluso Inguscio — sarà sempre più, al centro del Mediterraneo, un valore per l’Europa».


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