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Corriere: «Troppi corsi e troppi esami Il potere accademico ha stravolto le nuove regole»

Le accuse Ortensio Zecchino, padre della legge

28/02/2008
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Corriere della sera

ROMA — «La tendenza della laurea triennale a produrre laureati regolari si sta esaurendo? Non direi. Il risultato complessivo resta positivo. Solo che sono passati gli anni ed ora c'è bisogno di un tagliando». Per il presidente della Crui (Conferenza rettori) Guido Trombetti, ordinario di Analisi matematica, rettore della Federico II di Napoli, il calo degli studenti che si laureano nei tempi previsti, quel meno 4,5 per cento riferito nell'ultimo rapporto annuale del Cnvsu ed altri segnali di inversione di trend positivo sono le conseguenze di disfunzioni presenti nella riforma universitaria Berlinguer Zecchino, (legge 509 del 1999), meglio nota come riforma del «3 più 2», per la quale il ministro Mussi aveva previsto una serie di ritocchi.
Un passo indietro. Con la riforma del '99 gli atenei hanno introdotto molte novità nella didattica. «L'intento — spiega il presidente dei rettori italiani — era quello di offrire un vantaggio didattico agli studenti, dividendo un esame complicato in due parti. Risultato? Lauree triennali con più esami delle vecchie lauree quadriennali. Uno spezzettamento del sapere con corsi ridotti a pochi crediti e un grande stress per gli universitari. Un esempio: nel mio vecchio corso di matematica in quattro anni c'erano quindici esami, quando è diventato triennale sono diventati più di venti. E' stato un errore: per lo studente è preferibile un corso più ampio che consenta un'unica sintesi».
Dunque tempi più lunghi per gli universitari. «Infatti. Ma dal prossimo anno, con i decreti del ministro Mussi — ricorda Trombetti — molti atenei introdurranno un tetto al numero delle prove». Le ultime stesure prevedono, per la laurea triennale, non più di venti esami. «E' l'elevato numero di insegnamenti a mettere in difficoltà gli studenti. Prima della riforma si facevano mediamente cinque esami l'anno, dopo sono diventati dieci.
Nell'ultimo rapporto tutto ciò è spiegato in modo chiaro — afferma Guido Fiegna, membro storico del Comitato di valutazione del sistema universitario —. All'origine di questa disfunzione c'è anche la necessità di tenere accesi insegnamenti che non sono direttamente utili al corso di studi, ma che danno occupazione negli atenei».
L'ex ministro dell'Università Ortensio Zecchino, «padre» del 3 più 2, difende la sua riforma («Il giudizio richiede tempi lunghi»), ma critica il modo in cui è stata realizzata. «La proliferazione dei corsi di laurea — dice — e le modalità della distribuzione dei crediti tra le discipline non hanno reso giustizia alla ratio
della riforma. I crediti sono stati attribuiti più in base a logiche di potere accademico che per un disegno formativo, con la conseguente moltiplicazione degli esami».
«Valuto positivamente — conclude l'ex ministro — il progetto di Mussi di porre una limitazione al numero degli esami. Ma non basta per eliminare le tante disfunzioni. All'università italiana manca soprattutto un'istituzione in grado di premiare e sanzionare le condotte degli atenei. Il Comitato nazionale di valutazione è stato formalmente sterilizzato con l'annuncio di un'improbabile futura agenzia. Ricordo che nel 1999 mi rifiutai di approvare la riforma fino a quando non vidi la legge che istituiva la valutazione».
Giulio Benedetti


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