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Corriere. Sindacati contro la Gelmini Inni al Duce, il corteo si spacca

Scuola «Famiglia Cristiana» attacca il decreto. Ma la Cei: dannoso intervenire agitando la piazza

28/10/2008
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Assedio al Senato dei manifestanti. Di Pietro: sono la diga anti-dittatura

ROMA — Le è bastato citare come esempio da seguire Barack Obama per finire in mezzo a un fuoco di polemiche. Ma anche le dichiarazioni sull'imminente sciopero generale nella scuola, definito dal ministro Gelmini nella sua intervista al Corriere, «il solito vecchio rito di chi difende l'indifendibile » hanno scatenato dure reazioni da parte dei sindacati. «Non è una gita fuori porta, ma un sacrificio per i lavoratori che perdono un giorno di stipendio » hanno replicato insieme ad esponenti dell'opposizione. Sergio D'Antoni, vicepresidente della commissione Finanze della Camera, quelle della Gelmini sono «parole di un' arroganza e di una gravità inaudita: lo sciopero è un diritto riconosciuto dalla Costituzione ». Stessa posizione del segretario dell'Ugl, Mascolo. Per quello della Cisl scuola, Scrima, la Gelmini «rifiuta l'ascolto e il dialogo». Dietro «lo sciopero di giovedì — assicura Di Menna, della Uil — ci sono obiettivi chiari e concreti e un fortissimo disagio». Il ministro «lancia messaggi propagandistici » secondo Di Meglio segretario nazionale della Gilda.
Tutto questo mentre nella Capitale va «in onda» un'inedita alleanza di kefiah e teste rasate, stelle rosse e magliette nere che fermano il traffico del centro. Forte tensione e qualche spintone solo dopo che qualcuno con il riflesso condizionato, in piazza Venezia, invoca il Duce. Il corteo si divide ma alla fine arrivano insieme. L'onda intera si incanala nella Corsia Agonale, la strada che da piazza Navona sbocca davanti al Senato. Trova una sponda insperata in Famiglia Cristiana, il settimanale dei paolini che negli ultimi mesi ha aumentato la voga antigovernativa, che ha chiesto con forza «la sospensione o il ritiro» del decreto puntando l'indice contro i privilegi che «squalificano il Parlamento». «Un Paese in crisi trova i soldi per Alitalia e banche: perché non per la scuola?», si è domandata. «Si richiedono sacrifici alle famiglie, ma costi e privilegi di onorevoli e senatori restano intatti ». Su tutt'altra posizione, però, il responsabile scuola della Conferenza episcopale, Diego Coletti, vescovo di Como intervistato da Radio Vaticana. «Il problema dei risparmi è certamente sul tavolo ed è ineccepibile », sottolinea monsignor Coletti, per il quale «bene ha fatto il ministro» a porre questioni come quella del «maestro unico ». In ogni caso, secondo il vescovo, per risolvere i problemi della scuola italiana, risulta «inutile se non addirittura dannoso intervenire agitando le piazze». Anche il presidente Schifani, da Palermo, ha speso parole di dialogo: «Tutte le volte in cui si cerca di riformare la scuola ci sono sempre state proteste nel nostro Paese, poi però si è sempre trovato un momento di sintesi», ha detto la seconda carica dello Stato, «fiducioso» che la Gelmini manterrà l'impegno per un confronto con gli studenti.
I ragazzi hanno annunciato che forse dormiranno davanti al Senato questa notte, aspettando che l'Aula ricominci a discutere, per poi votare, domani, il decreto, proprio alla vigilia dello sciopero generale. In ogni caso, comunque, si va verso il «sì» (definitivo «e senza modifiche», come ha annunciato il capogruppo Pdl alla Camera, Cicchitto) al provvedimento, mentre crescono i gruppi di studenti su Facebook e sui siti che appoggiano il ministro. D'Alema ha ribadito che se il decreto non viene ritirato non è possibile il dialogo, ma oggi a Palazzo Madama ci si aspetta qualche colpo di teatro soprattutto da parte del partito di Di Pietro. Ieri il senatore dell'Idv Pedica è riuscito a calare uno striscione «Siamo con voi» da una finestra che affaccia proprio sopra l'ingresso principale. E l'ex pm, a Milano, ha varcato di persona i portoni della Statale proclamando che gli studenti «sono la diga contro questo straripare dittatoriale».
M.Antonietta Calabrò


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