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Corriere: Lecce, assemblea infuocata: «Fermiamo tutto»

Il problema non è solo la ricerca - dice Dino De Pascalis della Cgil - ma tutto il sistema universitario che vive una pericolosa china

19/05/2010
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Corriere della sera

LECCE— La proposta è provocatoria: niente lezioni a partire dal prossimo anno accademico. Aule chiuse, nessuna offerta formativa, blocco dell’università, non si parte. Ordinari e associati, solidali con i ricercatori, si asterranno dall’attività didattica come forma di protesta estrema contro il disegno di legge del ministro Gelmini. Applausi in aula. A lanciare l’idea Trifone Schettino, ordinario di Fisiologia generale, facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali, nel corso dell’assemblea generale a margine dell’occupazione simbolica del Rettorato, «perché qualsiasi programmazione didattica non può fare a meno della ricerca», dice. L’ormai classico striscione all’ingresso - «Gelmini sarta subito» - allude ai tagli, pesanti per l’Università del Salento, 5 milioni di euro in meno per il 2010, un buco che penalizza ricerca e diritto allo studio. Qualcuno fa riferimento a Obama, che in The Audacity of Hope ha scritto: «Se vogliamo un’economia competitiva, dobbiamo investire sulla ricerca, formare nei prossimi cinque anni centomila scienziati e ingegneri in più…». Paragone altino, l’Italia non è l’America, e la Puglia non è mai stata la California. «Il problema non è solo la ricerca - dice Dino De Pascalis della Cgil - ma tutto il sistema universitario che vive una pericolosa china. Col taglio delle risorse questa Università si dequalifica, dimezza la sua offerta formativa, rischia di scomparire». Tiziano Margiotta della Uil propone lo stato di mobilitazione continua, e un confronto serrato con i ricercatori e gli studenti, che sono i più presenti e attivi sul fronte della protesta. La politica, altro tema che agita gli animi. «Sono i politici che aggrediscono l’università, quando dovrebbe essere l’università a fare le pulci ai politici», dice il professore Gino Santoro. «Provo disgusto - carica il professore Schettino - I politici locali hanno nelle vene sangue padano evidentemente, se tengono così poco alle sorti della nostra Università. Se non fosse per la Regione, che sta finanziando la ricerca, per il resto la politica si disinteressa». «Le manifestazioni di solidarietà da parte di tutti ci gratificano - dice il pro rettore Carmelo Pasimeni - La politica? Faccia quel che vuole. Si sforzi però di guardare senza pregiudizi a quello che questa Università sta facendo e ha fatto per sollevare le sorti del territorio».


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