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Corriere: L'università in piazza: più soldi, meno precari

Epifani: primo sciopero per contestare il governo. Mussi: hanno ragione. Striscioni contro Damiano

18/11/2006
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Corriere della sera

Giulio Benedetti

ROMA — Più soldi per università, ricerca e scuola e meno per le imprese. A lanciare la sfida al governo, prima che la Finanziaria venga approvata, i precari che lavorano nel settore della conoscenza: facoltà ed enti di ricerca, profondamente delusi dai tagli della manovra. Nel giorno di sciopero indetto dai confederali — che ha coinciso con la protesta dei sindacati di base della Cub — giovani studiosi che stentano a vedere certezze nel loro futuro ma anche universitari preoccupati per il destino degli atenei, hanno attraversato il centro di Roma e, insieme con Cgil, Cisl e Uil, hanno provocatoriamente chiesto al governo di scegliere: se i soldi per la ricerca sono pochi allora si utilizzino i finanziamenti destinati alle imprese.

Nel corteo — ventimila persone secondo i sindacati — slogan e cartelli che danno conto dell'amarezza di chi si sente condannato al precariato, ma anche delusione nei confronti del governo, e attacchi al ministro Cesare Damiano, accusato di essere «amico dei padroni». «Dopo i disastri delle politiche di centrodestra tutto ci saremmo aspettato — ha affermato il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, nel comizio conclusivo — tranne che questo governo non assumesse con forza, coerenza e rigore la centralità di questi temi e di questa sfida. Se si dice che una cosa è centrale non la si può poi trattare come le altre». «Questo — ha aggiunto in serata a Firenze — è il primo sciopero contro il governo. Saranno contenti coloro che dicevano che con il governo di centrosinistra abbiamo un atteggiamento da governo amico: non è così».

«Se le risorse sono scarse rispetto alle reali esigenze — ha detto Antonio Foccillo, segretario confederale della Uil — allora bisogna rivolgerle agli enti e alle università pubbliche e non alle imprese, che in ricerca investono solo contando sulle risorse pubbliche». «Il nostro sciopero generale ha cominciato a produrre risultati. In parte — ha commentato Enrico Panini, segretario della Flc-Cgil — sono stati riparati i danni del decreto di luglio, ma noi siamo scesi in piazza non solo per riparare danni ma perché chiediamo di dare una missione, un'anima a questa finanziaria e ciò si può fare investendo su scuola, università, ricerca».

Il ministro Fabio Mussi, che condivide le ragioni di fondo della protesta, commentando la manifestazione di Roma, ha invitato a non considerare ancora chiusa la partita. «Se qualcuno mi chiede cosa dovremmo fare, io rispondo: ci vorrebbero miliardi, miliardi e miliardi. Ma questo è un anno difficile in cui il risanamento dei conti pubblici è una priorità — ha dichiarato —. Abbiamo chiesto sacrifici, ma rispetto a come la Finanziaria è entrata in Aula sono stati trovati altri 230 milioni di euro».

Una boccata di ossigeno per la ricerca che dovrebbe trovare conferma nel passaggio della manovra al Senato. La situazione, però, resta critica. Almeno a giudicare dalla parole del presidente dell'Infn (Istituto nazionale di fisica nucleare), Roberto Petronzio. «Rischiamo di chiudere e bloccare — ha avvertito — la nostra attività quotidiana di laboratorio, oltre agli importanti progetti di collaborazione internazionale. Colpire la ricerca per un anno, attraverso una manovra come quella 2007 significa avere conseguenze disastrose per gli anni futuri; il primo rischio è quello di perdere i fondamentali finanziamenti europei».

Contro la Finanziaria, secondo la Cub (Confederazione unitaria di base), sono scese in piazza oltre 300 mila persone (scuola, pubblico impiego, sanità, trasporti). Le manifestazioni si sono concluse senza incidenti a esclusione di un tentativo di irruzione a Firenze nella sede del Consiglio regionale della Toscana. Una guardia giurata è rimasta contusa e una porta a vetri è andata in frantumi. A Bologna la polizia ha protetto la casa del presidente del Consiglio, Romano Prodi, in via Gerusalemme, impedendo ai manifestanti l'accesso alla via.


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