CNR salvo a metà. La Gelmini non riesce a commissariarlo
Il nuovo statuto del Consiglio votato dal CdA viene reso pubblico oggi
Pietro Greco
La sensazione è quella di scampato pericolo. Il nostro massimo Ente pubblico di ricerca, il Cnr, fondato da Vito Volterra nel 1923, non sarà commissariato e gestito da un burocrate scelto dal Ministro. Ma lo Statuto del Consiglio Nazionale delle Ricerche votato dal Consiglio di Amministrazione che sarà reso pubblico oggi è piuttosto deludente, non esalta l’autonomia dell’Ente e avrà difficoltà a rilanciare la ricerca. Tutto è iniziato con l’ennesimo decreto del Ministro, Mariastella Gelmini, di riordino degli Enti pubblici di ricerca. Nel corso di unaprassi piuttosto macchinosa, ha cercato di imporre per il Cnr uno Statuto in cui, tra l’altro, era prevista la presenza, accanto al Presidente scelto su indicazione della comunità dei ricercatori e di chiara fama scientifica (oggi è un fisico di assoluto valore, Luciano Maiani), di un Direttore Generale senza qualifiche scientifiche scelto dal Ministro. In pratica, un commissario politico. Inoltre lo Statuto ideale voluto da Mariastella Gelmini, in accordo con membri del CdA di nomina governativa, prevedeva un Consiglio di Amministrazione in cui 3 membri su 5 sono nominati dal Ministro e non prevede un rappresentante dei ricercatori interni. Il che significa, anche a prescindere dalla presenza del Direttore Generale, la completa vanificazione del principio di autonomia dell’Ente pubblico di Ricerca. Infine le indicazioni del Ministro prevedevano un limite massimo di 10 anni per il lavoro a tempo determinato (il che significa che dopo 10 anni un ricercatore che non ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato va a casa) e un limite massimodel75%delle spese di personale rispetto ai fondi di finanziamento ordinario, il cui ammontare è deciso di anno in anno dal governo. PRECARI FUORI L’insieme del pacchetto, privo di indirizzi strategici di ricerca, costituisce non un allargamento,ma un clamoroso restringimento dell’autonomia. Il Cnr – come rileva Rino Falcone dell’Osservatorio sulla Ricerca – è un ente che gode di alto prestigio internazionale e capace di accedere a risorse esterne. Contro il suo virtuale commissariamento politico si sono mobilitati i ricercatori, con numerose proteste pubbliche; 114 direttori di Dipartimenti e di Istituti; i sindacati; il Consiglio Scientifico Generale dell’Ente e alcuni membri dello stesso CdA. Il presidente onorario dell’Accademia dei Lincei ed ex ministro, il fisico Giorgio Salvini, ha inviato un accorato appello al Presidente della Repubblica. La pressione ha prodotto nei giorni scorsi degli effetti, ancorché parziali. Il CdA ha votato uno Statuto che non prevede la figura del Direttore Generale. Ma non modifica in maniera sostanziale gli altri punti critici. I precari con 10 anni di lavoro andranno a casa. Non potrà essere superata la soglia del 75% per spese di personale di un fondo la cui consistenza sarà decisa dal governo. I ricercatori interni non avranno certezza di essere rappresentati nelCdA. L’Ente non godrà dell’autonomia necessaria per svolgere ricerca di qualità. Insomma, la controriforma Gelmini è stata bloccata. Ma solo a metà.