Becchetti: così il Paese non è competitivo
«I rendimenti della scolarizzazione sono sempre più alti con la globalizzazione e un mercato ormai mondiale. Chi più ha capacità, chi ha più skill, aumenta la produttività».
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ROMA «I rendimenti della scolarizzazione sono sempre più alti con la globalizzazione e un mercato ormai mondiale. Chi più ha capacità, chi ha più skill, aumenta la produttività». Così Leonardo Becchetti, economista e professore presso la Facoltà di Economia dell’Università Tor Vergata di Roma.
Il rapporto Ocse disegna un quadro non incoraggiante per l’Italia. Quanto pesa questa realtà sulla nostra economia?
«In tutti i paesi del mondo esistono i cosiddetti rendimenti di scolarizzazione. Secondo i dati Ocse chi ha un titolo corrispondente alla nostra laurea specialistica guadagna fino al 50 per cento in più di chi è in possesso del solo diploma di scuola superiore. In Italia i rendimenti sono leggermente più bassi, anche se comunque significativi».
Dunque è indispensabile alzare il livello di istruzione nel nostro Paese?
«Sì. E gli studi dimostrano che non è solo questione di quantità, ma anche di qualità per aumentare la capacità produttiva».
Qual è la sua ricetta?
«Sono necessari investimenti. E sono importanti anche i meccanismi di valutazione. Ma occorre pure creare percorsi universitari più flessibili. E dobbiamo pensare all’istruzione professionale: la scuola superiore non può essere solo il liceo. Ma sono vitali anche gli stage. Non dobbiamo perdere questa opportunità di un ponte tra l’università e le aziende».
Al. Cam.