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Aprileonline: Governo, errori di merito e metodo

La Cgil conferma lo sciopero nazionale del 12 dicembre perchè il piano anti-crisi dell'esecutivo non convince dal punto di vista contenutistico. Corso Italia contesta anche la mancanza di disponibilità all'ascolto delle sue proposte dimostrata nell'incontro di lunedì con le parti sociali. Ne abbiamo parlato con Fulvio Fammoni , segretario confederale del sindacato di Epifani

26/11/2008
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Aprileonline

Marzia Bonacci,

L'incontro con il governo e la presentazione del suo piano anti-crisi non ha convinto il sindacato di Epifani che conferma lo sciopero generale del 12 dicembre. L'organizzazione di Corso Italia contesta all'esecutivo di Berlusconi merito e metodo con cui intende procedere nell'attuazione delle misure. Di fatto un nuovo allontanamento con le altre due sigle del lavoro di Cisl e Uil, più soddisfatte dalla strada intrapresa dalla maggioranza per far fronte al difficile momento economico che, a detta dell'Ocse, vedrà il Pil scendere dell'1% il prossimo anno, mentre crescerà la disoccupazione: dal 6,9% del 2008 (6,8% secondo la previsione Ocse dell'anno scorso) al 7,8% del 2009 (6,5%), sino a un picco dell'8% nel 2010. Sarà dunque recessione per tutti i prossimi 12 mesi. Per quanto riguarda il deficit di bilancio, quello italiano tornerà a salire rispetto al pil già da quest'anno, fino a sforare nel 2010 -con un 3,1% per cento - la soglia prevista dal patto di Maastricht. Del resto, rileva l'Ocse, il nostro paese ha subito profondamente la crisi in atto perché si è innestata su un'economia da tempo rallentata e asfittica. Dell'incontro tra governo e parti sociali, del piano anticrisi elaborato dall'esecutivo e della mobilitazione di dicembre abbiamo parlato con Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil, organizzazione che chiede oggi due manovre finanziarie da almeno 23 miliardi di euro.

La Cgil non è soddisfatta del piano anti-crisi prospettato ieri dal governo. Perché?
Di fronte ad una crisi eccezionale come quella che stiamo vivendo non si possono proporre misure che non siano all'altezza di questa stessa eccezionalità. I problemi principali adesso sono quello dell'occupazione - perché bisogna evitare che le imprese crollino con la conseguente perdita di posti di lavoro- e delle famiglie - perché si assiste ad un evidente impoverimento del lavoro dipendente e dei pensionati. Bisogna dunque favorire, attraverso un intervento di carattere fiscale, la ripresa dei salari e delle pensioni, in modo da far ripartire i consumi e, di conseguenza, assicurare la produzione e lo sviluppo industriale. Le proposte presentate, che riprendono le indiscrezioni della stampa e su cui noi avevamo già avanzato le nostre critiche, non sono sufficienti e in alcuni casi appaiono addirittura sbagliate. Perciò continuiamo ad avanzare la nostra piattaforma anti-crisi e abbiamo confermato lo sciopero nazionale del 12 dicembre.

Il governo si è impegnato a concedere un bonus fiscale per le famiglie, si va dai possibili 100 euro agli 800 euro in base a reddito e numero dei componenti familiari. Come lo valutate?Non sono state presentate cifre, però gli organi di informazione riportano indiscrezioni che il governo non smentisce. Si tratterebbe di un intervento che verterebbe su tre fasce economiche, legate al numero di persone che fanno parte del nucleo familiare: 12, 15 e 20 mila euro. Cioè una platea troppo limitata che, per altro, nel caso della fascia sociale che arriva fino ai 20 mila euro presuppone che ci siano più di sei persone nella famiglia: casi sporadici visto che in Italia quattro figli sono una rarità. Inoltre non si tiene conto della distorsione del nostro sistema fiscale: sotto i 20 mila euro si incontrano infatti non solo persone e famiglie in difficoltà economica, ma anche coloro che non dichiarano quanto devono. Il vero punto critico è che si tratta di un provvedimento una tantum, che non può essere una risposta ad una crisi come quella attuale.

E' stata confermata l'introduzione di una social card per dicembre, un versamento di 120 euro da spalmare in tre mesi. Come vi sembra?
La social card, come avevamo già sottolineato in luglio, è una misura caritatevole e temporanea, per altro avanzata da un governo che in tutti questi mesi non ha ancora concordato gli sconti che dovrebbero essere legati all'avvio di questa social card.

Come Cgil richiedete al governo che gli ammortizzatori sociali siano estesi anche a precari e lavoratori stranieri, doppiamente falcidiati dalla crisi perché perdono il posto di lavoro senza godere della cassa integrazione. Come vi ha risposto l'esecutivo?
Non ha dato le cifre (anche se gli organi di informazione parlavano di un miliardo di euro) né prospettato il metodo: si è limitato a dichiarare la propria volontà di aumentare gli stanziamenti ma non sappiamo ancora di quanto, così come ha sostenuto di voler allargare la platea dei beneficiari, coinvolgendo anche ai lavoratori a tempo, ma non sappiamo in che modo. Soprattutto non ha specificato quando questa misura entrerà in vigore, anche se pare di capire che si tratterà di un provvedimento che prenderà il via il prossimo anno. Un dato allarmante perché, come è noto, migliaia di precari resteranno a casa entro la fine di questo anno, senza avere ancora una copertura sociale.

Altro elemento su cui il governo intende investire per rispondere alla crisi economica è il rilancio delle infrastrutture. Oggi il premier Berlusconi ha annunciato che con il prossimo Cipe verranno stanziati 16,5 miliardi di euro per il settore. Siete favorevoli?
Verificheremo i documenti che ancora non abbiamo visto e soprattutto l'effettiva spendibilità di queste risorse. Già a luglio, quando è stata confezionata la manovra, avevamo sottolineato che il rilancio delle infrastrutture sarebbe avvenuto troppo in là nel tempo, che non erano immediatamente spendibili. Come ci risposero dal governo? Semplicemente accusandoci di falsità e di polemizzazione: oggi il governo deve intervenire per poter spendere e investire le risorse il prima possibile. Il punto è che si deve trattare di investimenti immediatamente cantierabili: ma dentro il piano del governo in materia compare ancora lo Stretto di Messina che non è certo un'opera immediatamente cantierabile.

Una misura su cui vi siete sempre detti contrari, e su cui invece l'esecutivo sembra irremovibile, è quella della detassazione degli straordinari. Ieri ne avete discusso?
Per ora resta prevista nella manovra. In un periodo di recessione, però, l'urgenza non è garantire lo straordinario ma il posto di lavoro. Si rischia di avere una voce nel bilancio dello Stato che poi non sarà spesa perchè nelle aziende si farà poco straordinario ma si perderanno molti posti di occupazione. Dopo mesi che sosteniamo questa critica in merito al provvedimento sulla detassazione del lavoro extra, ieri per la prima volta anche la presidente della Confindustria Marcegaglia si è detta disponibile a metterlo da parte. Forse allora abbiamo ragione quando evidenziamo la non sensatezza di alcune misure, se solo ascoltassero le nostre proposte si potrebbe inaugurare un piano serio di risposta alla crisi.

Il governo non ascolta?
No, anche ieri l'esecutivo si è limitato a dare solo qualche informazione, per altro non dettagliata perché manchevole di cifre e numeri. Continua a procedere da solo.

Il mondo del lavoro dipendente e dei pensionati sembra essere il grande assente nel piano del governo. E' così?
Sì. Non a caso noi proponiamo per i pensionati l'estensione della cosiddetta quattordicesima e non la social card, sarebbe infatti un modo per garantire una platea molto più ampia di persone. Così come avanziamo la necessità di risollevare i salari dei lavoratori dipendenti per far ripartire consumi e produttività. Risposta è che non ci sono i fondi per questi provvedimenti.

Non ci sono i fondi e non si vuole sforare il rapporto deficit-pil previsto dall'Ue...
Una motivazione non comprensibile però, perché il governo di centrodestra per anni ha reputato troppo stretti i parametri europei sul debito dello Stato, mentre oggi, contrariamente a quanto compiuto dal resto dell'Europa, dichiara una volontà indefessa di rispettarli. Il problema è che fare investimenti a sostegno di famiglie, pensionati, lavoratori dipendenti non è soltanto una forma giustizia per rispondere alla loro difficile condizione materiale, ma è un investimento produttivo: perché se si rilanciano i consumi, si rilancia infatti anche la produzione. Una doppia ripartenza di cui beneficeranno le casse dello Stato.

Fiscal drug (che volete sia restituito ai lavoratori dipendenti e pensionati con la tredicesima) e lotta all'evasione possono essere due strade percorribili per trovare i fondi di copertura alle misure anticrisi, soprattutto per rilanciare salari e previdenza. Non sono queste le vostre proposte?
Sì, sono queste. Il limite è che il governo non ha favorito una politica di lotta all'evasione fiscale, non a caso i dati ci dicono che il gettito aumenta, ma non da parte delle imprese (che pagano meno) bensì da parte dei lavoratori dipendenti e pensionati.

E le misure anti-crisi riguardo a bollette, tariffe e mutui, come le valuta la Cgil?
Per i mutui si ripropone quanto già compiuto in passato: rinegoziare il mutuo per dilazionarlo in un tempo maggiore. Una misura che nei fatti produce un esborso perfino maggiore per l'interessato. Per quanto riguarda le bollette, in particolare luce e gas, è banale affermare da parte dell'esecutivo che non verranno aumentate perché se il prezzo di benzina e petrolio scende, non possono che scendere anche le bollette pagate dai consumatori.

Sono stati confermati gli interventi per garantire liquidità alle imprese da parte delle banche. Come vi sembrano?
Garantire credito all'imprese in una fase come questa è importante per tutelare i posti di lavoro che esse garantiscono. La differenza fra l'Italia ed altri paesi e però che, nel fare questo, gli altri paesi prefigurano anche come debba essere investito il denaro da parte delle imprese, indicando la strada nello sviluppo ambientale o infrastrutturale. Noi non lo stiamo facendo.

Quindi il 12 dicembre sarà sciopero nazionale per la Cgil? Oggi il premier Berlusconi si è riferito all'appuntamento come ad un "errore" vostro...
Il governo ha presentato misure insufficienti e in certi casi sbagliate. Noi abbiamo avanzato una piattaforma su cui avviare una contrattazione con l'esecutivo, che però anche nell'incontro di ieri ha dimostrato di non essere disponibile al confronto. Confermiamo dunque le ragioni della nostra mobilitazione a sostegno delle proposte che abbiamo avanzato contro la crisi.


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