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A settembre in aula alternati e lezioni online Niente doppi turni nella nuova scuola

Si tornerà a scuola a settembre ma non sarà la scuola di sempre. Si seguiranno le lezioni per metà del tempo in classe e per metà online. Tutti insieme, senza doppi turni o divisioni ma alternandosi nel restare a casa o andando in aula:

03/05/2020
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La Stampa

Flavia Amabile
Roma
Si tornerà a scuola a settembre ma non sarà la scuola di sempre. Si seguiranno le lezioni per metà del tempo in classe e per metà online. Tutti insieme, senza doppi turni o divisioni ma alternandosi nel restare a casa o andando in aula: chi resta a casa parteciperà attraverso il computer alle lezioni in aula dove ci saranno maestri, professori e il resto dei compagni. Il numero dei banchi nelle classi sarà dimezzato e ognuno si siederà dove in un giorno diverso ci sarà qualcun altro che era rimasto a casa.
È la didattica mista che la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina vorrebbe introdurre a partire da settembre nelle scuole italiane per evitare l'affollamento e rispettare quindi le misure per il distanziamento sociale. «A settembre si deve tornare a scuola, gli studenti ne hanno diritto e questo vale anche per le classi delle elementari», ha spiegato in un'intervista a Skytg24. «Non abbiamo mai parlato di doppi turni» per la ripresa della scuola a settembre, chiarisce Azzolina. L'ipotesi allo studio è la divisione delle classi. Andrebbe a scuola «la metà degli studenti per metà settimana». Nei giorni successivi andrebbe l'altra metà, e comunque si terrebbero sempre gli studenti che sono a distanza «collegati, così la socialità resta». «Non possiamo far tornare gli studenti a scuola con 28-30 persone per classe. Io ho sempre fatto una battaglia contro le classi-pollaio», ha ricordato la ministra.
Per nulla convinti i sindacati. Maddalena Gissi, segretaria generale della Cisl scuola: «Pensano di tenere dei bambini davanti a un computer per cinque ore? Di fare ricorso a una modalità che amplifica i divari invece di ridurli? La ministra sa molto bene quanto costerebbe utilizzare invece degli insegnanti a tempo determinato per 10 mesi: solo per la scuola dell'infanzia e per la primaria costerebbe 3 miliardi a cui bisognerebbe poi aggiungere il personale Ata e tecnico ».
Francesco Sinopoli, segretario generale della Flc-Cgil: «Al di là delle interviste, attendiamo la prossima settimana di incontrare la ministra per un confronto su come procedere. Siamo in enorme ritardo nell'organizzazione dell'inizio del prossimo anno scolastico. È urgente definire un protocollo per il ritorno in sicurezza dei nostri figli e di tutti i lavoratori. Introdurre la didattica a distanza non basta a risolvere i problemi delle scuole».
Mario Rusconi, presidente dell'Associazione Nazionale Presidi di Roma e del Lazio: «È una strada percorribile ma a condizione che si inizi subito a fornire una connessione adatta alle scuole e alle famiglie. E poi dispositivi a tutti per evitare che intere zone d'Italia e quindi tanti studenti restino fuori dalla didattica».
La ministra Azzolina sostiene di avere ben presente il problema della dispersione scolastica. Ricorda che, al di là dell'emergenza sanitaria, l'Italia già era «fuori ogni media» ed è quindi al lavoro «perché non aumenti. Nessuno studente deve rimanere indietro».
Contraria anche Italia Viva. I deputati Michele Anzaldi e Gabriele Toccafondi definiscono «uno schiaffo al Parlamento» l'annuncio sulla rivoluzione in arrivo nelle scuole avvenuto durante una intervista tv. Per Massimo Gandolfini, leader del Family Day si tratta di «una follia».


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