L’AIMC esprime il proprio dissenso sul decreto legge 137
Il comunicato dell’AIMC (Associazione Italiana Maestri Cattolici).
ASSOCIAZIONE ITALIANA MAESTRI CATTOLICI
Comunicato Stampa
Contraddizioni da sanare
Il Ministro Gelmini è entrato in azione con il decreto 137 del 1° settembre che ha connotato l’inizio del nuovo anno scolastico generando inevitabilmente reazioni anche “accalorate”.
L’Aimc, esaminato con attenzione il breve ma pesante articolato, sinteticamente pone all’attenzione alcune questioni certamente non marginali che, almeno al primo impatto, suscitano interrogativi e forti perplessità.
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Il ritorno del maestro unico nella primaria pare non tener conto dei risultati positivi della scuola elementare, unica a non essere relegata (anzi!) agli ultimi posti nelle comparazioni internazionali.
Perché gettare via un’esperienza di contitolarità che, faticosa sul nascere diciotto anni or sono, era decollata nella sua generatività di stile comunitario e corresponsabile?
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Il ritorno dei voti: spaventa poco se assunto solo come modalità di espressione finale di un processo di documentazione e valutazione su cui la scuola ha riflettuto e messo in atto buone pratiche; preoccupa molto, invece, se letto in modo riduttivo (e può succedere) come via semplificatoria che snellisce così tanto le procedure valutative fino a renderle evanescenti
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L’attenzione alla Costituzione e alla sua conoscenza è certamente cosa buona e urgente, anzi avrebbe bisogno di testimoni adulti e che la applicassero e la rispettassero; occorre però un distinguo sulla cittadinanza. Pensare che l’educare alla cittadinanza possa chiudersi in “ore” settimanali, potrebbe indurre a sollevare la scuola da un impegno che è di tutta la comunità scolastica come habitat in cui a ciascuno è dato di fare esperienza diretta del sentirsi parte di, di poter formarsi un pensiero critico, di condividere regole necessarie e efficaci se comprese nella loro ratio, insomma di vivere la cittadinanza in modo pieno ed esemplare.
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La riduzione dell’orario a 24 ore settimanali, pur con tutte le rassicurazioni post decreto circa il mantenimento del tempo pieno, comporta di fatto una compressione nella realizzazione del curricolo che, almeno per ora, non pare rimesso in discussione nella sua logica e nel suo impianto.
Problemi non da poco – e non sono i soli, si pensi, ad esempio, alla drastica riduzione dei posti di lavoro e alla fibrillazione dei precari – come non da poco gli interrogativi che sollevano. Ma accanto a questi, sui quali ci auguriamo si possa fare chiarezza e anche mettere in atto qualche riorientamento nella stesura dei regolamenti attuativi, due aspetti inquietanti si intravedono sullo sfondo e potrebbero avere un peso non indifferente anche nel prosieguo della messa a punto dei nuovi “ordinamenti”, perché di fatto di questi stiamo parlando.
Il primo: l’idea di una rivisitazione del sistema scuola molto dettata dall’economia e dalle urgenze che quest’ultima pone. La logica del risparmio pare spazzare via ogni motivazione pedagogica. I conti devono tornare, la coperta è corta, ma il Ministro aveva dichiarato che “la scuola non è assimilabile ad un qualunque capitolo di bilancio”. La via della razionalizzazione poteva essere preferita a quella dei tagli e la scelta di soluzioni mirate per situazioni differenziate a quella dell’intervento dall’alto che solo apparentemente è equo perché dà (o toglie) a tutti in ugual misura.
Il secondo motivo di inquietudine è la via utilizzata: quella del decreto che rispecchia una logica diametralmente opposta a quella dell’ascolto, della condivisione, della collaborazione.
L’Aimc spera ancora che i prossimi passi siano improntati a logiche più partecipate, a valorizzazione delle esperienze di scuola, a ascolto di quei “mondi” che si sono spesi per la scuola e la sua qualità e, fra questi, non certo all’ultimo posto c’è l’associazionismo professionale.
Vorremmo, in sintesi, ritrovare il Ministro Gelmini del giugno scorso. Il Ministro che dichiarava autorevolmente:
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la scuola ha bisogno di stabilità
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occorre una politica della continuità
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lo scontro politico deve restare fuori dalla scuola
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è necessario tener conto delle specificità territoriali e sociali
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bisogna attivare la politica del buon senso e delle soluzioni condivise
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il Parlamento ha il diritto-dovere di esprimere la propria potestà legislativa.
A “questo” Ministro del giugno 2008, l’Associazione, per il suo specifico, non farà certo mancare l’apporto di esperienza, elaborazione, lavoro che costituisce un patrimonio di idee e pratiche costruito passo dopo passo nei suoi oltre 60 anni di vita.
La Presidenza nazionale Aimc
Roma, 11 settembre 2008
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