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Sulla situazione della scuola un dossier dei Sindacati confederali

Si è svolta oggi la Conferenza stampa organizzata dai Sindacati confederali scuola e dalle Confederazioni sull’avvio dell’anno scolastico 2006/2007.

12/09/2006
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La FLC Cgil insieme alla Cisl Scuola e alla Uil Scuola hanno consegnato alla stampa un dossier sull’andamento degli ultimi cinque anni relativo agli organici, al personale precario, agli alunni, al numero delle classi e ad un confronto su stipendi degli insegnanti italiani rispetto alla media Ocse.

In pratica una radiografia puntuale di ciò che è accaduto nel settore istruzione ad opera della Moratti.

La rappresentazione che ne viene fuori (i dati sono fonte Miur e Ocse) è quella di una scuola in miseria come non si era mai vista finora.

I dati si sa sono un po’ noiosi ma nella loro mutezza schiacciano le parole.

Un primo dato certo e positivo è quello riferito agli alunni e alle classi che in questi cinque anni sono aumentati.

Il personale sia docente che ata è invece diminuito di diverse migliaia di unità. Un vero paradosso che ha fatto aumentare i carichi di lavoro, ma in condizioni di maggiore precarietà.

La precarietà è stata la vera tragedia di questi anni. Ricordiamo a chi ci legge che le assunzioni a tempo indeterminato sono state prima bloccate e poi centellinate senza neanche coprire il turn over.

Proprio su questo punto gli ata sono state le vittime predilette della Moratti che ha riempito le segreterie e non solo di personale sempre più in transito.

La perdita dei bilanci delle istituzioni scolastiche è evidente su tutte le voci: funzionamento ordinario, Legge 440/97 per l’autonomia scolastica, stipendi per i supplenti fino ad arrivare alle spese per la Tarsu che non sono mai state versate nella misura dovute.

Le dolenti note continuano con il raffronto tra le retribuzioni dei docenti italiani e la media delle retribuzioni dei colleghi europei. I dati Ocse parlano chiaro: i docenti italiani sono mal pagati.

E ancora, i dati Ocseci dicono che solo il 4,6% della ricchezza del nostro Paese (Pil) è andata alla scuola quando gli altri Paesi europei per l’istruzione ne investono il 5,1%.

La conclusione non può che essere una sola: il governo Berlusconi in questi anni non ha investito nella scuola ma semmai disinvestito.

I dati ci fanno dire che per la costruzione di un sistema qualificato di istruzione è indispensabile invertire questa pericolosa tendenza se non vogliamo allontanarci ancora di più dall’Europa. Per farlo è necessario sanare i disastri lasciati dalla Moratti.

Come FLC chiediamo, a chi ci governa oggi, misure che i lavoratori della scuola aspettano da anni: investimenti, assunzioni stabili, organici funzionali e carichi di lavoro adeguati al ruolo che svolgono.

Da queste condizioni è necessario partire per dare serenità ai lavoratori e per costruire un sistema qualificato di istruzione pubblica.

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Roma, 8 settembre 2006

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