Secondo ciclo: il Ministro, la sperimentazione e il CNPI
Il CNPI sentito, ma non rispettato
E’ prassi che quando si varano leggi e decreti si citino gli atti da cui queste derivano. Sono quelle sfilze di “visto”, “considerato”, “sentito”, i quali di solito precedono l’oggetto vero e proprio della legge. Anche nel caso del decreto sulla sperimentazione, che il Ministro Moratti avrebbe firmato domenica scorsa, prima di entrare nel vivo si possono leggere una decina di “visto/a/i” , due “considerato”, un “ritenuto” e un “sentito”.
Quest’ultimo è riferito al CNPI: “ Sentito il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, che ha espresso il proprio parere nella seduta del 15 settembre”.
Ricordiamo benissimo quella seduta in cui i rappresentanti di Cgil e Cidi proposero e votarono un ordine del giorno diverso da quello approvato.
Cionondimeno il documento approvato a maggioranza dal CNPI chiedeva al Ministro
“1. di rinviare l’avvio della sperimentazione;
2. di riconsiderare il progetto in esame, modificando lo schema di D.M. negli aspetti sopra evidenziati, previo accoglimento integrale degli elementi pregiudiziali.”
Tra questi elementi pregiudiziali veniva citato il seguente:
“Deve essere garantito che alla iniziativa sperimentale possano aderire tutte le tipologie di istituzioni scolastiche attualmente esistenti, seppure in coerenza con i percorsi attualmente attivati da ciascuna di esse per mantenere l’attuale distribuzione dell’offerta formativa sul territorio, di competenza regionale. Ciò è necessario per garantire fin d’ora e in prospettiva l’unitarietà del sistema, seppure nelle opportune articolazioni, nonchè la “pari dignità” di tutte le istituzioni scolastiche autonome;”
Oggi il testo del decreto in questione prevede che la sperimentazione sia limitata ai percorsi previsti dal decreto sulle confluenze dei vecchi indirizzi nei nuovi licei. Questo non contempla i percorsi dell’istruzione professionale.
Ergo l’istruzione professionale non è interessata da questa sperimentazione contrariamente al parere del CNPI che prevedeva che potessero aderire “tutte le tipologie di istituzioni scolastiche attualmente esistenti” e che fosse garantita “ la pari dignità di tutte le istituzioni scolastiche autonome”.
Ma non è tutto. Gli elementi pregiudiziali sollevati dal CNPI rimandavano ad alcuni nodi problematici, opportunamente citati e argomentati.
Uno di questi riguardava il problema dei tempi:
“problema dei tempi: si ripropone, purtroppo, un problema che il consiglio ha già evidenziato in precedenti occasioni, quello del mancato rispetto di tempi adeguati per consentire le riunioni degli organi collegiali della scuola, collegio dei docenti in primis, al fine di deliberare l’adesione o meno al progetto anche in relazione alla circostanza che si opera, di fatto, ad anno scolastico già iniziato. Si deve poi tener conto che, in caso di adesione, l’adeguamento del POF comporta necessariamente l’adesione delle famiglie e degli studenti;”
Se questo problema si poneva allora, si pone oggi a maggior ragione dato che la sperimentazione arriverebbe addirittura ad iscrizioni ultimate.
Un secondo problema individuato era quello della terminalità.
“Il problema della terminalità: è necessario puntualizzare non solo la possibilità di uscita verso i percorsi IFTS dopo il quarto anno di studi, ma anche la garanzia di accesso a qualsiasi facoltà universitaria al termine del quinquennio, e il valore del titolo di studio conseguito dopo la maturità quinquennale ai fini dell’inserimento nel mondo del lavoro e delle professioni;”
Non risulta che questo problema sia stato risolto. Il decreto sulle corrispondenze tra vecchi e nuovi titoli non tocca l’argomento degli sbocchi professionali, né risolve il problema dell’accesso ad ogni percorso universitario, che il decreto attuativo 226 cita solo in relazione al liceo classico, dopo avere cancellato la norma che lo prevedeva per tutti gli ordini di scuola.
Un terzo problema individuato dal CNPI era quello delle risorse umane ed economiche:
“problema delle risorse umane ed economiche: desta perplessità che il progetto di sperimentazione proposto faccia dipendere l’azione sperimentale dalle risorse economiche e professionali già esistenti nelle scuole e non privilegi, invece, gli obiettivi da raggiungere. Come sarà possibile personalizzare i percorsi di studio e le attività di recupero degli alunni in difficoltà in mancanza di adeguate risorse? Come sarà possibile realizzare le necessarie attività di laboratorio o i progetti di alternanza? E’ necessario considerare le risorse professionali ed economiche, al pari delle condizioni strutturali, come elementi costitutivi della riforma e non come variabili indipendenti. Su questo versante lo schema di D.M. e le stesse risposte scritte dell’Amministrazione non forniscono complete garanzie.”
Il decreto sulla sperimentazione prevede che questa sia a costo zero, facendo affidamento solo sulle risorse esistenti all’interno della scuola. Quindi anche questo terzo problema non è stato risolto.
Come si può ben vedere il CNPI è stato sentito, ma non rispettato. neppure nella volontà della sua maggioranza.
Tutti ne traggano le dovute conseguenze!
Roma, 2 febbraio 2006
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