Contratto scuola: il pagamento degli arretrati contrattuali 2004-2005
Miur e Mef: un atteggiamento poco rispettoso dei diritti del personale
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Siamo costretti a ritornare sulla questione per vari motivi.
Come è noto, il Mef ha proceduto al pagamento degli arretrati al personale dallo stesso gestito seguendo la strada delle rate o dello spezzatino:
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con la prima rata, stipendio di gennaio, sono stati liquidati gli arretrati relativi agli aumenti dello stipendio tabellare e della retribuzione professionale docente;
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la seconda rata, dovrebbe arrivare con lo stipendio di marzo, riguarda la liquidazione delle cosiddette una tantum al personale ata e al personale docente.
Per quanto riguarda il personale precario, si procede con tempi più lenti in ossequio, appunto, alla condizione di precarietà di centinaia di migliaia di persone che, sfugge ai burocrati del Miur, avrebbero ancora più bisogno di tempestività e di certezze.
Il terzo blocco riguarda il personale che nel corso del biennio 2004-2005 è andato in pensione: non sappiamo quali validi ragioni ostacolerebbero il rispetto di una tempistica decente o, quantomeno, l’iniziativa di fornire un’informazione idonea a tranquillizzare decine di migliaia di persone che attendono il rispetto di un loro diritto fondamentale.
La quarta questione, trasversale alle precedenti, riguarda la correttezza e la trasparenza degli importi pagati e/o ancora da pagare.
Non sono per noi in discussione le capacità dei funzionari preposti a predisporre l’algoritmo di calcolo per la gestione automatica attraverso procedure informatiche. Pensiamo, pertanto, che il conteggio degli arretrati in generale sia corretto. Ma detto ciò, ci sono cose che non vanno e riguardano alcune omissioni e, comunque, la verificabilità di quei conteggi.
Com’è noto, gli arretrati relativi al biennio 2004-2005 sono tali che il dipendente, quando va bene, riesce a controllare solo sulla base delle tabelle allegate al contratto o di quelle rielaborate dalle organizzazioni sindacali. Si tratta, quasi sempre, di importi lordi riferiti a situazioni standard per ragioni che non dovrebbero sfuggire agli addetti ai lavori.
Ora, noi siamo convinti che dare la possibilità a ciascun lavoratore di poter verificare, in sede di erogazione, la correttezza degli importi individualmente spettanti non sia un optional nelle mani discrezionali di funzionari del Mef o del Miur ma che, invece, trattasi di un diritto fondamentale che le amministrazioni sarebbero tenute ad onorare ed anche a sostenere.
Bene, su questo versante siamo di fronte a comportamenti del tutto insoddisfacenti:
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La scelta di riportare nel cedolino dello stipendio il solo importo dell’imponibile fiscale è stato il modo migliore per dire alla stragrande maggioranza delle persone di non interessarsi di verifiche in quanto, in tantissimi casi, la presenza di variazioni di stipendio lordo rispetto agli importi standard (riduzione, es. scioperi e/o incrementi, es. passaggi di posizione economica) quasi sempre sfuggono ai più; è buona norma dichiararle nel momento in cui si procede ad un conteggio consuntivo.
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La seconda questione: da nessuna parte e in nessuna sede il Mef ha mai chiarito la tipologia (Enam, Espero) e l’entità (maggiorazione 18%) delle ritenute assistenziali e previdenziali.
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Infine, con riferimento al personale che nel corso del 2005 ha aderito ad Espero come ci si è comportati? Da quello che appare, la contribuzione a carico del lavoratore non risulterebbe applicata con conseguenze di natura contributiva e fiscale a danno degli interessati.
Insomma, per la piena esigibilità degli effetti economici del contratto scuola servono comportamenti coerenti da parte del Miur e del Mef, nell’interesse dei dipendenti e dell’Amministrazione. In difetto, come in questo caso, la FLC Cgil intende far sentire la sua ferma protesta anche per riaffermare il valore delle relazioni sindacali come risorsa; nello stesso tempo, la FLC Cgil è impegnata a promuovere e a sostenere tutte le iniziative idonee a tutelare i diritti del personale interessato.
Roma, 28 febbraio 2006
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