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Riforma Costituzionale: facciamo il punto

Il 6 settembre scorso la Camera dei Deputati ha iniziato la discussione sul testo di Riforma Costituzionale, già approvata al Senato nel marzo scorso.

22/09/2004
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Il 6 settembre scorso la Camera dei Deputati ha iniziato la discussione sul testo di Riforma Costituzionale, già approvata al Senato nel marzo scorso. Il testo ora in discussione risulta, però, diverso da quello approvato al Senato a seguito degli emendamenti, approvati dalla Commissione competente, proposti dai cosiddetti saggi del centro destra.

Come noto, dopo aver respinto le questioni pregiudiziali di costituzionalità rispetto agli artt. 1.3.5. cost. sollevate dall’opposizione, l’aula di Montecitorio ha approvato l’art. 1 della proposta di Riforma che, sostituendo l’attuale articolo 55, recita: “il Parlamento si compone della Camera dei Deputati e del Senato federale della Repubblica”.

L’articolo è passato con 299 voti di approvazione, 27 contrari e 182 astensioni. L’astensione è stata motivata da alcuni, col favore con cui si guarda all’istituzione di un Senato federale anche se si è contrari, nel merito, a “questo” Senato così fatto e da altri con la necessità di rendere visibile la disponibilità ad un dialogo.

Riteniamo incomprensibile che dopo aver, giustamente, sollevato questioni pregiudiziali di costituzionalità su tutta la proposta, ci si possa poi astenere su singoli articoli.

I lavori parlamentari sono ripresi nella giornata di ieri, 21 settembre. Dopo le discussioni seguite all’astensione sull’art. 1, pare che lo schieramento di centro sinistra abbia condiviso la scelta di non distinguersi più nel voto contrario alla riforma.

Seguiremo l’evolversi dei lavori e pubblicheremo i testi della discussione, appena l’aula inizierà a discutere dell’art. 34, quello relativo al sistema di istruzione, di cui ieri si è avviato un primo esame complessivo, con la presentazione degli emendamenti.

L’iter costituzionale

E’ opportuno ricordare che l’iter di approvazione delle leggi di modifica costituzionale prevede una doppia lettura dei due rami del Parlamento, con un intervallo minimo di tre mesi fra le due fasi: siamo ora alla prima di queste scadenze che, per come si stanno svolgendo i lavori parlamentari, implica comunque un ritorno al Senato, viste le modifiche apportate al testo approvato nella primavera scorsa.

L’art. 138 cost. prevede il ricorso al referendum confermativo, richiesto da un quinto dei membri di una Camera o da cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali, se le modifiche sono approvate con la maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera, nella seconda votazione. In questo caso la legge sottoposta a referendum non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi.

Come si ricorderà tale procedura fu adottata per la modifica del titolo V, approvata dall’allora Governo di centro sinistra.

Il giudizio dei sindacati confederali

Nel comunicato unitario dell’8 settembre scorso, seguito all’incontrocon il Sottosegretario Brancher, avente ad oggetto il Ddl Costituzionale sulle Riforme Istituzionali, Cgil Cisl e Uil hanno evidenziato che il riparto delle competenze tra Stato e Regioni, anche in considerazione degli aspetti problematici determinati dalla legislazione concorrente, debba essere oggetto di una ridefinizione complessiva.

In particolare, Cgil, Cisl e Uil si sono dichiarate contrarie all' attribuzione di competenze esclusive alle Regioni su materie particolarmente delicate come scuola, sanità e sicurezza, con l' inevitabile rischio di sperequazioni territoriali nel godimento di diritti fondamentali, che devono invece essere garantiti in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale.

Cgil, Cisl e Uil hanno inoltre espresso preoccupazione per le disposizioni riguardanti la Forma di Governo che, rafforzando eccessivamente i poteri del Presidente del Consiglio, rischiano di indebolire il ruolo e la funzione di garanzia del Capo dello Stato, e quindi comprometterebbero quel bilanciamento dei poteri che è alla base delle democrazie moderne.

Infine hanno richiamato la necessità di procedere all’ attuazione del federalismo fiscale, secondo il modello previsto dall’articolo 119, perché solo in questo modo sarà possibile dare efficienza al sistema.

Cosa si prevede per il sistema scolastico

Il testo in discussione riprende nella sostanza i contenuti della proposta di modifica dell’art.117, a suo tempo presentato dalla Lega e su cui abbiamo espresso la nostra contrarietà e preoccupazione, se tale processo dovesse compiersi. L’unica vera novità, al momento, riguarda l’autonomiascolastica, che è stata recuperata rispetto al testo di devolution.

Roma, 22 settembre 2004

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