Le nostre Osservazioni sulle Bozze dei Decreti attuativi della legge 53/03
Pubblichiamo le osservazioni che Cgil e Cgil Scuola hanno inviato nei giorni scorsi al Miur sulle bozze di decreto attuazione sull’Alternanza scuola lavoro e Invalsi e sull’Appunto sul diritto dovere
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Pubblichiamo le osservazioni che Cgil e Cgil Scuola hanno inviato nei giorni scorsi al Miur sulle bozze di decreto attuazione sull’Alternanza scuola lavoro e Invalsi e sull’Appunto sul diritto dovere.
Roma, 1 marzo 2004
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Testo
In merito ai testi presentati nell’incontro del 17 febbraio scorso con il Sottosegretario on. Aprea, la Cgil e la Cgil scuola ribadiscono le valutazioni espresse nel corso dell’incontro stesso. In particolare:
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Sull’Appunto sul diritto dovere, fermo restando il giudizio negativo sull’impianto della legge 53/03 ed in particolare sul concetto stesso di diritto dovere, riteniamo che non ci siano le condizioni per osservazioni di merito, mancando ancora la Bozza del relativo decreto legislativo che dovrebbe sostanziare e precisare quanto nel testo della legge costituisce una pura definizione. In tal senso l’Appunto consegnato non aggiunge alcun elemento di merito che possa consentire ad oggi un contributo da parte nostra.
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Per quanto attiene alla Bozza sull’Invalsi, così come sostenuto nel corso dell’incontro, l’impostazione e la filosofia alla base di quel testo sono diametralmente opposte alla cultura e al riconoscimento dell’autonomia scolastica, che avrebbe bisogno di un servizio di valutazione, autonomo dal Ministero, che la sostenga, supporti e ne sviluppi le potenzialità. Se, come noi sosteniamo, si vuole fare dell’Invalsi un servizio a sostegno della scuola autonoma, riteniamo che la Bozza vada riscritta integralmente, centrandone l’attività di valutazione sul funzionamento del sistema piuttosto che sugli apprendimenti, attività quest’ultima strettamente connessa all’esercizio della professionalità docente e soggetta a variabili non valutabili dal centro e da un sistema a quiz.
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Infine sulla Bozza sull’alternanza scuola lavoro: prendiamo atto che ci sono stati scostamenti rispetto alle Bozze precedenti e che alcune osservazioni da noi espresse sono state accolte. Nel testo consegnato permangono tuttavia forti ambiguità che, se non sciolte, potrebbero legittimare letture significativamente diverse fra loro. Come noto, noi respingiamo il carattere duale del sistema di istruzione delineato dalla legge 53 e la previsione di un ulteriore canale aggraverebbe il nostro giudizio, già negativo, sulla legge nel suo complesso. Il fatto che si utilizzi ancora l’espressione “intera formazione” in alternanza, presente nell’art.4 della 53, potrebbe avvalorare l’ipotesi di un ulteriore percorso formativo, cui destinare o una classe o un gruppo specifico di alunni, negando quindi la possibilità che sia da considerare una modalità didattica utilizzabile dentro il curricolo ordinario di qualunque classe e di qualunque indirizzo della secondaria superiore. Manca inoltre qualsiasi indicazione oraria, qualunque riferimento al rapporto tra aula ed extra scuola, che possa costituire riferimento comune per tutte le scuole che vogliano utilizzare tale modalità. Continua a mancare qualunque riferimento al sindacato aziendale garante, in molte esperienze realizzate in questi anni da molte scuole, dell’uso corretto di tale modalità, esposta diversamente al rischio di essere utilizzata come sostituzione gratuita di manodopera. Si continua a non dire nulla sulle caratteristiche delle imprese ospitanti, per le quali andrebbero invece indicati criteri di qualità, legati ad esempio alla legalità, al rispetto delle norme, dell’ambiente, ai modelli produttivi adottati etc.
Il decreto dovrebbe pertanto precisare se la definizione delle questioni di cui sopra è competenza del Comitato nazionale previsto nella bozza.
Inoltre, se davvero si vuole ricondurre a sistema ciò che già si pratica nelle scuole, esigue sono le risorse messe a disposizione dal Miur.
Ribadiamo, infine, che qualunque confronto di merito sul diritto dovere e sull’alternanza sarebbe privo di senso se prima non è definito l’assetto del secondo ciclo di istruzione nel quale essi andrebbero a collocarsi. Facciamo presente, infatti, che ad oggi non è chiaro cosa si intenda per sistema di istruzione e formazione professionale, delineato dalla legge 53/03, non esistendo niente di analogo nell’attuale sistema secondario superiore.
Con l’occasione rileviamo la situazione paradossale venutasi a creare: la terza area delle classi quarte e quinte degli istituti professionali di stato da due anni scolastici non è più finanziata dal Miur. Trattandosi di un’area finalizzata proprio all’alternanza scuola lavoro, facente parte integrante del curricolo ordinario di quelle classi,risulta incomprensibile come si conciliano il taglio per quella praticata dagli istituti professionali e la volontà espressa di sostenere quella stessa pratica negli altri indirizzi della scuola secondaria superiore.
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