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INVALSI, FLC CGIL: rimettere in discussione l’utilizzo prove per l’individuazione dei livelli di fragilità negli studenti

Comunicato stampa della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL

15/11/2022
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Roma, 15 novembre - Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede un “Intervento straordinario finalizzato alla riduzione dei divari territoriali nel I e II ciclo della scuola secondaria e alla lotta alla dispersione scolastica” con un investimento di 1,5 miliardi di euro. I criteri di ripartizione della prima tranche delle risorse sono stati oggetto di aspre polemiche anche per l’utilizzo dei risultati delle prove INVALSI e il conseguente parametro della dispersione implicita, che è stato lo strumento fondamentale per la ripartizione tra regioni e tra istituzioni scolastiche.

Nel mese di ottobre l’INVALSI ha restituito alle scuole attraverso le varie piattaforme utilizzate per il registro elettronico, i livelli di fragilità in base ai test standardizzati effettuati dai singoli studenti negli scorsi anni. Conseguentemente ogni studente, identificato attraverso un codice numerico, è stato classificato in base ai vari livelli di fragilità determinati dalle prove.

Esprimiamo totale contrarietà verso questa scelta. È chiaro che attraverso il PNRR si intende promuovere un uso pervasivo dei test standardizzati che rischiano di diventare lo strumento di riferimento per l’individuazione delle fragilità degli studenti, si tenta così di ridurre in maniera significativa una delle funzioni fondamentali della professionalità docente, la valutazione delle studentesse e degli studenti e si orienta l’attività educativa verso la performance nelle prove INVALSI.

Al tempo stesso poniamo un serie di interrogativi sulla legittimità dell’intera operazione: in base a quale norma i gestori delle piattaforme del registro elettronico hanno fornito i dati delle studentesse e degli studenti? Le famiglie e gli allievi sono stati informati della collocazione in livelli di fragilità? Quale uso sarà fatto di questi dati? Quale attendibilità può avere, ad esempio, per un ragazzo che frequenta la quinta classe della scuola superiore, il dato delle prove INVALSI effettuate nella classe terza della secondaria di I grado nel 2018?

Si tratta di una deriva inaccettabile rispetto all’idea di scuola come comunità educativa e alla funzione formativa che dovrebbe connotare la valutazione degli apprendimenti. Contro questa aberrante torsione ideologica dell’utilizzo delle prove INVALSI, metteremo in campo come FLC CGIL tutte le necessarie azioni di contrasto.