Rilanciamo la ricerca pubblica a partire dal ritiro dell'emendamento Brunetta che abroga le norme sulle stabilizzazioni
È necessario un quadro che consenta lo sviluppo della ricerca pubblica. A partire dal ritiro del provvedimento contro le stabilizzazioni, chiediamo che vengano eliminate tutte le limitazioni alla programmazione delle politiche di reclutamento degli enti di ricerca.
Da sempre sosteniamo la necessità di pervenire a un quadro politico istituzionale che consenta uno sviluppo reale della ricerca pubblica coordinato con un modello alto di sviluppo socio-economico del Paese. Una chiara individuazione delle priorità strategiche e un contestuale e consistente sostegno delle attività di ricerca sono elementi essenziali per una corrispondente pianificazione pluriennale della crescita delle risorse.
In un simile contesto gli attori pubblici del sistema, enti ed università, si troverebbero in condizioni adeguate per assicurare, mediante un esercizio reale dell’autonomia nella programmazione delle attività e delle risorse umane, una crescita delle competenze all’altezza dei bisogni del Paese.
La situazione determinata dalle inaccettabili scelte operate dal Governo si colloca esattamente agli antipodi.
Il tentativo di bloccare le stabilizzazioni non deve in alcun modo essere letto come un atto a sé stante. Esso non è né il primo né l’unico atto mirato a minare dalle fondamenta la nostra ricerca pubblica ed è un tassello della malcelata intenzione del Governo di bloccare non soltanto le stabilizzazioni, ma, a partire da esse, complessivamente il reclutamento, com’è evidenziato anche dalla mancata emanazione dei Dpcm che autorizzano le assunzioni per l’anno in corso.
Dopo oltre sei anni di blocco delle assunzioni, questo è inaccettabile!
Le scelte del Governo costituiscono una pesante ipoteca sulla possibilità di sopravvivenza del sistema.
Il ritiro del provvedimento contro le stabilizzazioni, che continuiamo a rivendicare, non è sufficiente. Occorre anche:
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che la Funzione pubblica autorizzi le richieste d’assunzione per il 2008 in base alla programmazione già effettuata dagli enti per l’anno in corso. I corrispondenti Dpcm vanno emanati immediatamente;
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rimuovere subito l’obbligo di tagliare del 10% gli organici previsto dalla L. 133/2008. In più enti gli effetti sono oltremodo traumatici in quanto comporterebbero un azzeramento delle vacanze disponibili. Oltre che per le stabilizzazioni, deve essere assicurata una capienza in grado di assicurare adeguate opportunità di sviluppo;
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rimuovere i vincoli all’utilizzo delle risorse del turn over introdotti dalla L. 133/2008 per il triennio 2010-2012: il comma 643 della Finanziaria 2007 va reiterato senza ulteriori restrizioni per il triennio 2010-2012;
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eliminare il regime di autorizzazione preventiva reintrodotto dal decreto mille proroghe. In un quadro coerente con i vincoli individuati dal comma 643 della Finanziaria 2007, occorre liberare immediatamente la programmazione degli enti dalle grinfie delle burocrazie ministeriali.
Si tratta di pochi interventi da adottare con la massima urgenza. Essi, coerenti con l’esigenza di contenere la spesa pubblica, sono propedeutici all’avvio di una riflessione complessiva sul reclutamento dei ricercatori che tenga conto, tra l’altro, dei principi enunciati nella Carta europea dei ricercatori.
Il ritiro del provvedimento Brunetta è soltanto il primo passo.
Roma, 7 ottobre 2008