Per un fisco più giusto, per il lavoro, per i diritti di cittadinanza, per l'istruzione e la cultura
Venerdì 12 marzo sciopero generale di tutti i lavoratori. Le ragioni della mobilitazione e le modalità dello sciopero nei settori pubblici e privati.
LE MODALITA' DELLO SCIOPERO
Nella scuola statale e non statale e nell'AFAM l'astensione dal lavoro sarà per l'intera giornata. Nell'università, negli enti di ricerca e nei comparti privati sarà di quattro ore. Localmente sono possibili diverse modalità di partecipazione allo sciopero.
>> Le iniziative a Roma e nelle altre città <<
>> Volantini <<
Scuola - Università - Ricerca - Modificabile - Cgil
Il 12 marzo è sciopero generale. Lo ha proclamato la Cgil.
Per che cosa?
Prima di tutto per recuperare un po' dei soldi che il
fisco ha rastrellato a piene mani dal lavoro dipendente. 500 euro subito, nel 2010. È vergognoso che il Governo abbia messo le mani nelle nostre tasche piangendo miseria di fronte alla crisi e contemporaneamente abbia elargito milioni dei nostri soldi a farabutti ora in galera o inquisiti per opere inutili, quando non dannose, messe in cantiere solo per pagare tangenti.
Vogliamo la restituzione del
fiscal drag. E la fine dei regali agli evasori e a chi possiede enormi patrimoni.
E poi il lavoro. La crisi non demorde. I suoi effetti continueranno anche quest'anno e, se possibile, saranno più duri. Aumenta la disoccupazione e aumenta la precarietà. Questo vuol dire che per molti, soprattutto giovani, non c'è futuro. Inoltre il Parlamento sta esaminando un ddl che stravolge il diritto del lavoro, costringendo i nuovi assunti a firmare nei contratti la liberatoria per il loro licenziamento. La fine dell'articolo 18 e della "giusta causa". In questo stesso provvedimento si apre di fatto il mercato al lavoro minorile: a 15 anni finisce l'obbligo scolastico e si può entrare nell'apprendistato.
E i diritti di cittadinanza, messi continuamente in discussione da un governo che ha fatto dell'abuso di potere il proprio stile.
Nei settori della conoscenza abbiamo poi una serie di buone ragioni, tutte nostre, ma non certo corporative.
Nella scuola protestiamo contro il taglio di 8 miliardi nei finanziamenti e la riduzione di oltre 25 mila docenti e 15 mila ATA. Per non parlare dei riordini che dalle elementari alle superiori hanno peggiorato la scuola e il lavoro di chi la porta avanti.
Nell' università protestiamo contro i tagli, l'aumento della precarietà, l'attacco all'autonomia e contro un progetto di riforma che distrugge l'università pubblica, chiudendola ai giovani e alla ricerca.
Nella ricerca protestiamo contro i tagli finanziari, l'aumento della precarietà, la confusione normativa.
Roma, 9 marzo 2010
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