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Manovra economica, legge Brunetta, contratti: come evitare disastri epocali

Una babele di norme che si contraddicono tra loro danneggiando ancora una volta i lavoratori della conoscenza. Le indicazioni della FLC CGIL alle RSU affinché le indennità accessorie e i fondi contrattuali non vengano scippati.

19/09/2010
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Il ministro Brunetta produce una legge, che - a suo dire - riforma la pubblica amministrazione, incentrata su un sistema di premi e punizioni al personale. La legge interviene pesantemente sulle competenze della contrattazione integrativa (e quindi sull'assegnazione delle indennità accessorie), i cui nuovi limiti vanno definiti dai prossimi contratti nazionali. Tutta l'operazione è finalizzata al restringimento degli spazi del contratto nella disciplina del rapporto di lavoro, facendo del contratto nazionale una sorta di gabbia in cui contenere quello integrativo e decentrato. Il contratto, così ridimensionato, diventa uno strumento di applicazione della cosiddetta riforma (L. 15/2009 e Dlsg 150/2009).

Il ministro Tremonti con la manovra finanziaria di luglio (Dl 78/2010, convertito con voto di fiducia nella L. 122 del 30/7/10) blocca i contratti pubblici e congela anzianità, carriere ed emolumenti accessori per 3 anni. Niente nuovi contratti, dunque.

Il danno per i lavoratori è enorme e tangibile.

Ma anche il ministro Brunetta ha qualche motivo (molto meno grave) di insoddisfazione.

Il potente ministro dell'economia ha di fatto messo in soffitta la riforma "epocale" della pubblica amministrazione (mai che si parli riforme "normali"). Perché? Perché se non si stipulano nuovi Ccnl che ridisegnino le competenze della contrattazione integrativa, le modalità di finanziamento delle indennità accessorie sono anch'esse congelate, restano cioè in vigore con i vecchi Ccnl fino a che questi non saranno sostituiti con i nuovi.

Leso nella sua maestà, Brunetta corre ai ripari con la CM n. 7 del 15 luglio 2010 che scrivi i nuovi indirizzi della contrattazione integrativa nel pubblico impiego, forzando oltre misura lo stesso dettato della sua legge e compiendo un atto illegittimo quando stabilisce la retroattività degli effetti del Dlgs 150.

Questi fatti, raccontati in estrema sintesi, hanno conseguenze disastrose sui lavoratori, sull'organizzazione del lavoro, sul funzionamento dei servizi, sulla certezza e sulla trasparenza nell'erogazione di voci importanti della retribuzione, di una retribuzione, si badi bene, strettamente legata all'attività svolta dai singoli, o come usa dire adesso alla performance e alla produttività.

È compito del sindacato, almeno della Cgil, evitare che tanta incompetenza e tanta confusione (ma in consiglio dei ministri di che parlano?) ricadano ancora una volta sulle spalle dei lavoratori. Per Questo la FLC CGIL ha preparato delle schede per spiegare alle RSU cosa devono fare a partire proprio da queste settimane, affinché nei luoghi di lavoro non ricada l'anarchia legislativa prodotta dal governo.

La situazione, nella sua gravità, presenta aspetti grotteschi e dimostra la totale assenza, in questo governo e nei suoi ministri, di un'idea e di un disegno davvero riformatore. Una babele di norme inapplicabili, confusione legislativa, procedimenti inventati, illegalità.

Chi sa che ne pensa il ministro per la semplificazione, della cui esistenza si sono accorti solo i vigili del fuoco accorsi a spegnere falò che si è divertito ad appiccare.