Lavoro: Camusso, dal Governo servono risposte, basta annunci
Una straordinaria mobilitazione nazionale di CGIL, CISL e UIL a Roma ha portato in piazza centinaia di migliaia di lavoratori per lanciare un messaggio chiaro: "non c'è più tempo per aspettare, la vera emergenza del Paese è il lavoro, quello da salvaguardare e quello da creare, per garantire la democrazia del Paese".
Da www.cgil.it
Palloncini rossi, verdi e blu hanno colorato Piazza San Giovanni a Roma, i colori dei tre sindacati confederali che dopo 10 anni sono tornati a riempire la storica piazza romana con le parole d'ordine Lavoro è Democrazia. Non c'è più tempo per aspettare, la vera emergenza del Paese è il lavoro, quello da salvaguardare e quello da creare, per garantire la democrazia del Paese. È il messaggio ribadito a gran voce dai tre sindacati confederali al fianco di migliaia di lavoratrici e lavoratori giunti da tutta Italia a Roma per partecipare alla straordinaria manifestazione indetta unitariamente dalle tre Confederazioni.
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Una imponente mobilitazione quella che questa mattina con due cortei ha invaso le strade di Roma. I tre sindacati CGIL, CISL e UIL hanno portato il piazza tutte le categorie di lavoratori, i giovani, i pensionati giunti da tutte le parti d'Italia per far sentire la propria voce in questo momento di profondo disagio sociale.
Bandiere, tamburi, fischietti e tantissimi slogan hanno accompagnano e scandito i due cortei aperti dallo striscione 'Lavoro è Democrazia'. Giovani sindacalisti hanno animato e dato vita al famoso quadro di Pelizza da Volpedo dedicato al 'Quarto Stato' del 1901. '1.425 volte no: la storia siamo noi' è lo slogan portato in piazza dai lavoratori della Indesit Company partiti con 4 pullman da Fabriano. 1.425 è il numero degli esuberi annunciato con il piano di ristrutturazione dal gruppo di elettrodomestici. In piazza anche le donne di CGIL, CISL e UIL che hanno rilanciato un messaggio importante contro la violenza sulle donne: 'Sì lavoro, No violenza sulle donne' è lo slogan dello striscione dietro al quale hanno sfilato le donne dei tre sindacati. Distribuite in piazza anche le spille rosa con su scritto 'No violenza sul lavoro'. E in cielo un dirigibile bianco con la scritta 'Lavoro subito'.
Il Paese non può più aspettare, non è più tempo di promesse ed annunci, le imprese continuano a chiudere e cresce il numero di disoccupati e cassintegrati. I tre leader sindacali di CGIL, CISL e UIL, Camusso, Bonanni e Angeletti, concludendo dal palco allestito in Piazza San Giovanni, hanno lanciato un chiaro appello al Governo Letta. Ad incalzare il Governo la leader del sindacato di Corso d'Italia: ”Per il lavoro bisogna avere il coraggio di decidere ora e non fra qualche mese”. Per Susanna Camusso “serve un cambio di passo, perché quanto fatto in questi mesi non ci accontenta. Bisogna avere il coraggio di trovare soluzioni”. Per salvare il Paese bisogna innanzitutto risolvere le emergenze a partire dalla disoccupazione e quindi dal rifinanziamento degli ammortizzatori in deroga. A tal proposito il Segretario Generale della CGIL chiede spiegazioni all'esecutivo: “dopo aver annunciato lo stanziamento per la CIG in deroga, perché non firma i decreti attuativi e rende disponibili le risorse?”. È il momento, secondo Camusso, di porre fine all'accumulo di vertenze sui tavoli del Ministero dello Sviluppo economico. Dalla siderurgia, all'edilizia, tutto il tessuto produttivo del nostro Paese attende da anni provvedimenti. Un'altra emergenza che secondo Camusso non può essere rimandata è l'effettiva salvaguardia degli esodati: “spero di aver capito male quanto detto dal ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, sulla questione esodati che sarà rinviata a settembre. Questi lavoratori non possono aspettare. Si tratta di un loro diritto che chiede una risposta rapida”.
Le uniche soluzioni utili a far ripartire il Paese, ribadite da Camusso dal palco, sono il lavoro e la redistribuzione del reddito. Il lavoro deve quindi tornare al centro delle scelte politiche ma, sottolinea la dirigente sindacale “non il lavoro purché sia, ma che dia dignità, libertà e autonomia, perché altrimenti non è a rischio solo l'economia del paese, ma anche la democrazia” ha concluso il Segretario Generale della CGIL.
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